Questo articolo è del giugno 2000. Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico

Si chiama Rescue Remedy. Si compera in farmacia a un prezzo equo. Non fa miracoli ma ci ha dato una mano.
Non contiene sostanze chimiche ma solo l’essenza di alcuni fiori che il dottor Bach, settant’anni fa, ha studiato e classificato nell’intento di curare il malato e non solo la malattia, di prendersi cura della persona, del suoi stati d’animo, delle sue reazioni più che dell’organo malato, dei sintomi e delle cause.
Prima di provare abbiamo chiesto il permesso alla pediatra e alla neuropsichiatra della nostra équipe, che non riuscendo a risolvere con le medicine, le analisi e i ricoveri, alcuni problemi dei bambini che ospitiamo, ci hanno detto: provate, tanto non fanno male, (ma avevano stampato in faccia la vera risposta: tanto non fanno niente!).

I nostri bambini sono proprio tanto speciali: non parlano, non camminano, non stanno seduti. Vivendo giorno e notte con loro abbiamo imparato a capirli, a decodificare i messaggi, a riconoscere quando stanno male e che cosa fa male. Ma non sempre i medici, le analisi, le medicine e noi, riuscivamo a trovare il rimedio giusto.
Un esempio. La nostra “grande” (sette anni) a volte si dimentica di fare la pipì. Niente alla mattina, niente al pomeriggio, niente alla sera. Sappiamo qual è il limite massimo e sappiamo anche quanto dolore comporta. Ogni soluzione suggerita (acqua fredda, massaggi, pressioni, ecc.) era destinata al fallimento. L’unica soluzione, per anni, è stata quella di andare in ospedale per farle mettere il catetere (con lei lo deve proprio fare un medico), e poi darle gli antibiotici per scongiurare l’infezione. Ma da qualche mese tutto è cambiato.

È successo che è arrivata Emanuela, un’infermiera che oltre ad aver studiato la medicina tradizionale, si è specializzata nella terapia con i Fiori di Bach. Ce ne ha parlato, ma le parole da sole non sono riuscite ad abbattere il muro di scetticismo iniziale. Ci ha lasciato una bottiglietta di Rescue Remedy, tanto per provare. Ci ha spiegato che serve come rimedio di pronto soccorso, in tutti quei casi in cui c’è bisogno di un aiuto immediato, in situazioni d’emergenza, quando si vive uno shoc fisico o psicologico, quando si presenta un problema, quando c’è un dolore. Proprio come quando la “grande” non fa la pipì da più di un giorno.

E così, mezz’ora prima di andare in ospedale, (tanto eravamo convinti di doverci andare), abbiamo cominciato a metterle quattro gocce di Rescue sotto la lingua. Altre quattro dopo cinque minuti. Altre quattro dopo altri cinque minuti. E, tra lo stupore generale, la “grande” ha bagnato pannolone, calzoni, passeggino e moquette. E non è successo una sola volta. Praticamente non andiamo in ospedale per il catetere da mesi.
Lo stupore è stato anche della pediatra e della neuropsichiatra che oggi verificano di persona l’efficacia di questo rimedio.

Per esempio, uno dei piccoli, nonostante i suoi dieci mesi sapeva riconoscere alla perfezione l’ambulatorio dove facevano i prelievi per tenere sotto controllo la sua grave cardiopatia. Ed ogni volta era una guerra per tenerlo fermo e un pericolo per lui, perché urlando a pieni polmoni sovraffaticava il cuore, diventava blu e bisognava metterlo sotto ossigeno. Abbiamo provato a dargli qualche goccia di Rescue prima di andare in ospedale, prima di entrare nell’ambulatorio, prima che arrivasse l’ago. E il piccolo si è comportato da bravo bambino: solo qualche smorfia, niente urli, niente ossigeno.

C’è anche tra noi chi ne ha fatto uso prima di andare dal dentista, per cercare di superare quella fastidiosissima sensazione di non riuscire ad aprire la bocca e tanto meno di restare a lungo a bocca aperta. Con il risultato che adesso ha tutte le carie otturate, anche quelle che aspettavano da anni.

E ancora, le gocce le abbiamo prese noi, prima, durante e dopo un lungo intervento chirurgico di uno dei nostri piccoli, per essergli accanto con calma, fiducia e liberi da grosse paure.

Di questa terapia a base di essenze floreali non sapevamo nulla. Abbiamo letto, ne abbiamo parlato con medici che la prescrivono. Abbiamo scoperto che è molto diffusa nei paesi del nord Europa. Abbiamo raccolto le osservazioni e periodicamente le sottoponiamo ai medici della nostra équipe. Ci sembra una cosa seria. Anche se è chiaro che non sostituisce le terapie di cui necessitano i bambini. E un buon supporto. E, come dice la parola stessa, un buon “pronto soccorso”.

Manuela Bartesaghi, 2000

Pronto Soccorso in una bottiglietta ultima modifica: 2000-06-20T16:17:01+00:00 da Manuela Bartesaghi

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