“Si chiama Horticultural Therapy, HT per gli addetti ai lavori, giardino-terapia per gli italiani. E stata ideata dallo psichiatra inglese Benjamin Rush, e si propone di curare problemi psicologici, disturbi cognitivi e difficoltà motorie con piante e fiori. Americani ed inglesi sono i più grandi esperti in materia. La studiano e la applicano da anni. Da noi invece è una novità: l unico centro che si occupa della divulgazione dei principi teorici e della formazione di operatori professionali è HT Italia e si trova a Castellamonte, vicino a Torino”. Così leggo nel supplemento di un noto quotidiano e penso tra me e me che allora i responsabili dell’Istituto Don Guanella Femminile di via della Nocetta sono stati davvero dei precursori per aver ideato e realizzato circa venti anni orsono, il cosiddetto “Laboratorio di giardino”, che ho visitato con Nicole proprio questa mattina.

Ci accolgono in una stanza-laboratorio piena di luce e di colori i tre educatori Aurelia, Stefano e Luisa, che con Paola. Norma, Vincenzina, Gianna. Sandra, Claudia e altre 11 ospiti dell’istituto costituiscono l’attuale gruppo del laboratorio-giardino. Venti persone in totale.

Il loro laboratorio, come gli altri nove esistenti nell’istituto, è in attività tutti i giorni, quattro ore al mattino e tre nel pomeriggio; le partecipanti ruotano per periodi più o meno lunghi tra questo e gli altri nove laboratori secondo criteri che tengono naturalmente conto delle preferenze e delle necessità delle ospiti, e sono stabiliti dalla équipe medico-psicopedagica. Mentre parliamo tutte le ragazze, più o meno giovani, sono intorno al tavolo intente ad una attività che le occupa quando le giornate di cattivo tempo o il riposo obbligato della terra, non permette l’attività all’esterno. Compongono con resine colorate e fili di ferro dei bellissimi fiori multicolori che, ci assicurano, vanno a ruba: non fanno in tempo a accontentare le richieste, non riescono a presentarli alle mostre vendita!

Ortoterapia a Castellamonte - HT italia - Ombre e Luci n.70 - 2000

Ci raccontano che il lavoro di giardinaggio vero e proprio inizia a gennaio quando, in piccoli semenzai dentro la serra, si seminano zucchine, pomodori, cetrioli e tutti gli odori che poi a marzo vengono trapiantati in vasetti e trasportati nella piccola serra fredda.

“A metà aprile, quest’anno siamo un po’ in ritardo per le piogge dell’ultimo mese, le piante si mettono a terra e la maturazione avviene tra giugno e luglio ma i pomodori, sottolineano con giusto orgoglio Aurelia e Stefano, producono fino a tutto novembre”.

Alcune delle ragazze, tra le più idonee e appassionate a questa attività agricola, lavorano per alcune ore in giardini fuori dall’istituto e ricevono un piccolo compenso. Proprio una di loro, Claudia, istruita dall’esperienza, ha suggerito di piantare le patate anche nell’orto del laboratorio: a febbraio, con un po’ di ritardo, le patate sono state seminate per la prima volta e ora ci si aspetta un abbondante raccolto.

Usciamo all’aperto, in un piccolo corteo e scopriamo l’orto, nascosto all’interno di un giro di mura, tutto verde e dorato sotto il sole con i piccoli filari più scuri zappettati con cura, il gazebo fiorito, i cespugli profumati. Così nascosto, a due passi dalla via Olimpica ci appare come un piccolo miracolo. La serra più grande protegge ancora le piccole piante di pomodoro e basilico ormai pronte per il trapianto, e una serie di piantine grasse di tutti i tipi sono in bell’ordine sulla scansia. Visitiamo anche la piccola serra fredda, allestita con mezzi di fortuna dai componenti il laboratorio, dove stanno al riparo in vasi di terracotta le piante “più adulte”. Siamo poi scortate a vedere i fiori: i piccoli rosai sono pieni di boccioli, gli iris e i giacinti sono già sfioriti mentre le ortensie verdeggiano nella parte più ombrosa. Ci spiegano che ortensie, felci, gerani e garofani sono tenuti in vaso, dentro o fuori dalla serra secondo la necessità, mentre le bulbose, le rose e le alte margherite a cespuglio, sono piantate direttamente a terra. Le piante più rustiche, come le taggette si seminano direttamente ma le più delicate, come le ortensie, i crisantemi e le rose, si riproducono per talee.

Vincenzina, Norma, Paola, e tutte le altre, hanno preso confidenza, ci mostrano con orgoglio ogni cosa e ci raccontano che le piante di fiori sono regalate da amici, o appunto, riprodotte per talee o sono consegnate al laboratorio dalle suore, ma solo quando sono ridotte proprio malino in verità, moribonde o malconce, non più degne di stare in cappella o nelle sale di rappresentanza e devono essere allora curate, incoraggiate, bisogna parlare con loro, perché riprendano a vivere e a fiorire. Ci godiamo il profumo della menta, del rosmarino, del cespuglio biancofiorito che orna il gazebo rustico mentre Maura, che quando eravamo nella stanza si muoveva inquieta avanti e indietro, ora silenziosa e assorta con un lungo rastrello raccoglie foglie e erba tagliata. In un angolo all’ombra notiamo delle misteriose balle di paglia: ora sono vuote ma qualche tempo fa erano coperte di funghi, un altro esperimento che ha avuto buon esito.

Quando ci congediamo siamo già grandi amici: Nicole riceve in omaggio un rosmarino, io sono invitata alla festa di compleanno di Paola; Vincenzina ci racconta che, tra poco, inizieranno i preparativi per i soggiorni estivi al mare o in Toscana, in campagna … Le facce sono distese e sorridenti, cominciando da quelle dei tre educatori che appaiono sinceramente contenti di questa attività, convinti di fare una cosa buona, soddisfatti di poterne parlare insieme alle loro allieve…

Sarebbe contento se ci vedesse l’illustre psichiatra inglese Benjamin Rush…

Nicole e Tea, 2000

Il profumo della menta ultima modifica: 2000-06-20T11:10:44+00:00 da Maria Teresa Mazzarotto

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