“… e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”

Anche noi vorremmo avere come Leopardi solo una siepe che ci impedisce la contemplazione del creato. Noi dobbiamo uscire dalle nostre città, percorrere chilometri in macchina per immergerci nella natura. Dobbiamo creare mini-fattorie per portare i bimbi delle elementari a conoscere i pulcini, i conigli, le mucche, che hanno visto solo sui libri o alla televisione. Non facciamo altro che parlare di salvaguardia dell’ambiente, di lotta contro l’inquinamento, di aria irrespirabile, mentre il desiderio di vita agreste e di ritorno alla natura ci sembra sempre più irraggiungibile.

Eppure, tutti sanno quanto efficaci siano gli insegnamenti e i benefici che il mondo della natura offre soprattutto a chi, per ragioni e in maniere diverse, soffre di isolamento, di chiusura, di timidezza, di incapacità intellettiva, di paure, di dipendenza…

Lorenza era fra i miei alunni quella che mi sembrava più chiusa nel suo immobilismo, fisico e intellettivo. Non sapevo più che cosa inventare per aprire con lei uno spiraglio di comunicazione. Sembrava non avere nessuna reazione agli stimoli, miei e dei compagni. Da un po’ di tempo avevo smesso di darmi da fare. Una mattina, all’improvviso, l’abbiamo vista sorridere e puntare gli occhi verso la finestra esprimendo con il suo linguaggio inedito una gioia speciale. Sul balcone c’erano dei vasetti di terra, dove un giorno avevamo piantato dei semi. Da uno di quei vasi spuntava una piantina, fragile e tenera come Lorenza.
(una maestra)

Luigi ha accompagnato Carlo, suo fratello down, a fare una gita importante in montagna. Stanchi per la fatica sono seduti su una roccia prospiciente un bellissimo panorama. All’orizzonte il sole sta calando. Carlo è tutto contento, parla in continuazione e vuole sentirsi ripetere come è stato bravo, anzi bravissimo, dice Luigi. All’improvviso Carlo si fa serio, poi triste e poi piange. Luigi non capisce. “Che cosa ti è preso, adesso? Poco fa eri tutto contento!” Nessuna risposta. Dopo qualche minuto Carlo si alza in piedi, allarga le braccia e: “È…, è…, è che io voglio vedere il sole in piedi!”

Cristina è seduta sulla sdraio. Non ha mai parlato né camminato da sola. La mamma si sta occupando del fratellino: sa che Cristina starà lì, buona buona. Non fa mai nulla da sola. Ma Cristina ama l’acqua, sente lo sciabordio delle onde, e non ne ha paura. Scivola giù dalla sdraia e carponi si avvicina al mare, si stende sul bagnasciuga, tende le manine e avanza… Un signore che sta uscendo dal bagno la vede, le va vicino, la osserva. Intanto la mamma si accorge della fuga di Cristina, corre verso di lei, preoccupata e sgomenta da questa insolita iniziativa. Il signore, un medico, le dice: “Signora, dovrebbe insegnare a nuotare alla sua bimba! Sembra che ne abbia una gran voglia!”

Patrick così racconta la sua gita in vetta al monte Mèta, 2000 metri di altezza. “Credo che non dimenticherò mai quell’esperienza straordinaria e fuori dal comune. Non potevo credere che fosse possibile una simile pazzia. Per me che non cammino, all’inizio della gita, già salire per sentieri impraticabili dalla carrozzella sapeva di miracolo. Nella seconda parte più ripida, i miei compagni si davano il cambio ogni dieci metri per portare la mia barella (costruita il giorno prima con pali e corde). Dal punto di vista fisico mi sentivo un peso morto; sentivo un senso di pesantezza nel cuore… ma ora, ogni volta che ripenso a quei momenti, esulto di gioia e mi rivedo immerso in quello splendido paesaggio, circondato dai miei fedeli e intraprendenti amici che non scorderò mai”.

L’estate è alle porte; non lasciamoci sfuggire l’occasione per vincere la pigrizia o la paura che ci fa tener lontani i nostri figli o nipoti dall’esperienza dell’acqua, della terra, degli animali, del sole e della pioggia e cantiamo con San Francesco: “Laudato sii, Signore, per tutte le tue creature”

di Mariangela Bertolini, 2000

Mariangela Bertolini

Nata a Treviso nel 1933, insegnante e mamma di tre figli tra cui Maria Francesca, Chicca, con una grave disabilità.
È stata fra le promotrici di Fede e Luce in Italia. Ha fondato e diretto Ombre e Luci dal 1983 fino al 2014.

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Quando la natura fa rivivere ultima modifica: 2000-06-20T16:43:32+00:00 da Mariangela Bertolini

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