Antonella Sapio, medico neuropsichiatra infantile, è stata per alcuni anni dirigente di servizi sanitari territoriali per l’età evolutiva. Il libro racconta la storia della sua permanenza in uno di questi, i tentativi di inserimento, le difficoltà incontrate, il coraggioso rifiuto di ciò che non può essere accettato e la crescita personale e professionale che tutto ciò ha comportato. È un libro appassionante: si tratta di difficoltà che molti di noi hanno conosciuto, di riflessioni che ci sono balenate nella mente e che spesso abbiamo fermato per paura. Ma si tratta di molto di più, perché Antonella Sapio analizza se stessa, il mondo in cui vive e il suo lavoro come se fosse in un laboratorio, davanti al microscopio: riflette e induce a riflettere. Gli spunti di osservazione sono tanti. Fra l’altro l’autrice fa una critica del culto della psicoanalisi come viene praticata attualmente in certe strutture pubbliche e della “responsabilità” che viene assegnata all’individuo sofferente a detrimento di una più ampia ed approfondita visione del contesto sociale in cui vive. Un bambino, ad esempio, che non ha voglia di studiare, che prende voti scadenti e si ribella alla famiglia, è sempre un bambino “disturbato” o si oppone ad una società dove ricchezza e carriera sono i massimi valori? Non potrebbe darsi il caso che i cosiddetti “sani” siano portatori di un malessere generalizzato prodotto proprio da quei valori? “Non aveva forse scritto Freud che la psicoanalisi si proponeva di far passare l’uomo dalla nevrosi ad una comune infelicità?”

L’autrice si oppone, non perché l’infelicità non esista, ma perché in tal modo vengono messi all’ultimo posto valori che sono essenziali per la vita umana e che sono portatori di gioia: il riconoscimento dell’altro così come è. le relazioni vissute nella verità, il coraggio di opporsi, l’ascolto. il sorriso, la curiosità di provare strade nuove, la contemplazione del tempo nel suo sempre cangiante fluire, la bellezza di certi momenti particolari. Scrive Antonella Sapio: “…la costruzione dell’alternativa al sistema di vita e di relazioni dell’occidente non può che configurarsi come rinnovata proposta di modi di condivisione del vivere non più fondato sul consumo di oggetti e persone ma sulla capacità di esperire una vera e reale reciprocità di bisogni, così come una vera e reale riconoscenza per e della bellezza della semplicità del vivere.”

La corsa che caratterizza il nostro mondo e le aspettative collettive e individuali possono essere soffocanti: esse ci chiedono ciò cui non si può, non si deve rinunciare senza pagare il prezzo di una “comune infelicità” della quale spesso non sappiamo neppure più vedere l’origine.

Natalia Livi, 2000

Cosicomesei – Diario di bordo di un neuropsichiatra infantile – Recensione ultima modifica: 2000-06-20T09:27:04+00:00 da Natalia Livi

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