Accendo di fretta il mio computer per vedere se mi ha già scritto qualcuna delle persone che ho conosciuto a Chianciano, trovo invece una mail che mi chiede se sarei disposta a raccontare 1’incontro per Ombre e Luci… accetto subito con entusiasmo, basta che sia in italiano… adesso vi spiego perché.

Arrivati a Chianciano, fin da subito si capisce che c’è una ricchezza in più in questo incontro: «Hallo, welcome!» «ciao», «Привт», «kellemes», «hej», hallòzik», «halo» e… «Come si traduce «Riscrivi la charta nel cuore è stato il tema dell’incontro, «Upisp ponovo u suoje in tvoj srce».

Sapevo già che l’incontro sarebbe stato internazionale, ma riscopro come sempre la distanza tra la parola e l’esperienza; e non vi ho ancora detto dell’incredibile privilegio che mi è piovuto addosso la prima sera, si perché io questo incontro non l’ho solo vissuto, sono proprio stata attraversata da tutte le parole che ci siamo detti…perché ero la traduttrice «ufficiale».

Questa Babele linguistica è ai miei occhi affascinante, vedo la lingua non ostacolo, ma stimolo a trovare un modo diverso per comunicare o magari qualcuno che faccia da tramite, e non è un’esperienza troppo diversa da quella che facciamo nelle nostre comunità.

Qui ci sono persone, molti delle quali responsabili di comunità, venute da quasi tutti i paesi della nostra Zona: Italia, Svizzera, Austria, Slovenia, Croazia, Voivodina, Ungheria (i nostri amici rumeni, fermati alla frontiere dalla mancanza di uno sciocco visto, ci erano vicini con qualcosa che non si può fermare…) e qualche ospite di fuori zona, non «illustri», perché inorridirebbero di fronte a questa definizione, ma sicuramente «speciali»: l’assistente spirituale internazionale Padre Larsen, un sacerdote grande all’anagrafe e lieve e giovane nello spirito, il più scatenato nei balletti! Il vice-coordinatore internazionale, Roy un libanese «occidentale» dal sorriso sereno e dal carattere deciso, punto di riferimento della nostra responsabile di zona, Lucia Casella e la responsabile della nostra zona gemella, Carpazi Urali, la schietta, profonda, simpatica Olga.

È impossibile non soffermarsi sui volti, qualsiasi esperienza viva nel racconto è solo un pallido fantasma di se stessa; nel discutere quale fosse il modo migliore per presentare Fede e Luce a chi non la conosce, ci siamo trovati tutti d’accordo che le molte parole prima di «vieni e vedi» fossero solo un’introduzione.

E comunque, non potendo dire «vieni e vedi» tenterò lo stesso di raccontare, anche perché non vi ho ancora detto che si trattava di un incontro di formazione….

Vista da fuori la parola formazione può far pensare alla presenza di insegnanti che ti dicano il come, per me formazione è stato ricevere domande che mi aiutassero a cercare il mio cammino ed essere accompagnati dapprima magari in una direzione sbagliata e ricevendo un’indicazione della méta da persone che ci camminano diversi o molti passi avanti. Ma la parola incontro non è meno importante perché la vita di Fede e Luce si fonda sulla relazione, tra gli uomini, con Dio, ed è più difficile riscoprirla…da soli.

Uno degli strumenti usati da quelli che facevano luce sul nostro percorso era sicuramente la condivisione: di ciò che avevamo ascoltato, delle nostre riflessioni, dei tentativi di risposta alle molte e difficili domande… Nella mattina, infatti, veniva letto e commentato un brano della Bibbia da don Marco Bove, il nostro assistente spirituale nazionale, il quale concludeva il suo commento con delle domande che aiutavano alla riflessione (domande che ci hanno messo molto in discussione e che hanno guadagnato a lui l’epiteto di «criminale»).

Nel pomeriggio lo stesso argomento veniva affrontato in maniera meno personale, cercando di volta in volta di ragionare sui possibili risvolti pratici connessi all’argomento all’interno della comunità.
Ci siamo accompagnati lungo un itinerario che ci ha ricordato come siamo chiamati a portare la visione di Dio, anche se pensiamo sempre che Dio abbia scelto la persona sbagliata, dimenticandoci che lui dice io sarò con te. Ma cercare la volontà di Dio significa fare un cambiamento che richiede fatica ed impegno. Rimettersi in cammino. Durante rincontro abbiamo percorso le varie tappe che dovrebbero sempre aiutarci nel discernimento, nella scelta: abbiamo ascoltato, condiviso, pregato insieme per avvicinarsi e poi giungere alla decisione, diversa per il cuore di ognuno, anche perché non sempre si è pronti a rispondere anche se ci hanno indicato la direzione, magari soltanto perché non si è ancora scelto di fidarsi….

In questo siamo stati e siamo accompagnati , dapprima in silenzio, magari anche nella direzione sbagliata, da persone che prima guadagnano la nostra fiducia per poterci poi aiutare anche attraverso il rimprovero. Abbiamo riflettuto sui momenti in cui, sperimentando la debolezza, ci si rende conto che da soli non ce la possiamo fare, e, una volta riscoperta la fame e la sete, si decide di tornare alla fonte accettando la propria debolezza e prendendo il nutrimento con le nostre stesse mani. Abbiamo ricevuto tutti quanti un dono e prima di partire abbiamo dovuto ricordare che questo dono non è solo personale, nelle nostre mani diventa una responsabilità, per la quale si può provare gioia e gratitudine ma che rimane pur sempre responsabilità. È un dono sul quale vigilare nel nostro ruolo di amministratori e non di padroni. Ed è con questo «carico» di pensieri, di domande irrisolte, di nuovi amici, di immagini, che ci siamo divisi tornando verso le nostre vite e le nostre comunità.

Valentina Camomilla

Hallo! Welcome! Hej! Halloźik! Halo! ultima modifica: 2000-09-28T06:37:12+00:00 da Redazione

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