Un festival del cinema, per sua stessa natura, è una manifestazione deputata al piacere della visione. Non vedere è il limite apparentemente insuperabile: vale per il cinema, come per la fotografia. Eppure quest’anno, alla Festa del Cinema di Roma, abbiamo condiviso la proiezione di un film assieme ad alcune persone non vedenti, protagoniste del documentario Not everything is black, nella sezione collaterale Riflessi. Il giovane regista Olmo Partenti ha avuto un’idea semplice ma rischiosa: dare una macchina fotografica a sei persone che non vedono, e seguirle in giro per il mondo mentre sfruttano gli altri sensi a loro disposizione per riprendere ciò che li incuriosisce. I non vedenti percepiscono ciò che li circonda attraverso suoni, rumori, odori, sensazioni. Quando puntano l’obiettivo della macchina fotografica, lo fanno consapevolmente: raccontano a parole ciò che sono convinti di immortalare in foto che non vedranno mai, ma che hanno immaginato a modo loro.

I sei protagonisti, nel girovagare per le città alla ricerca di soggetti interessanti, raccontano anche chi sono e come vivono la loro disabilità. Il milanese Manuele dimostra una straordinaria capacità di comprendere gli esseri umani; il newyorchese Michael attraversa senza paura le caotiche strade della metropoli americana con la sfrontatezza e l’allegria con cui affronta la vita; i madrileni Carmen e Chema sono una coppia affiatata da quando hanno trovato forza l’uno nell’altra; il libanese Ramy, vittima di un incidente di caccia da bambino, accetta i suoi problemi sorretto da una fede incrollabile; la giovane psicologa turca Bahir racconta che la sua malattia è stata anche la sua fortuna perché – anziché doversi sposare a 15 anni come le altre ragazze del suo paese – ha potuto studiare, vivere da sola in città, viaggiare, essere indipendente.

Sono tutti così abili nel raccontare come percepiscono il mondo, che le loro parole permettono agli spettatori di immaginare come sono venute le loro fotografie senza neppure verificare il risultato effettivo. Chi è interessato a scoprire questi scatti, però, li può trovare sul sito noteverythingisblack.com.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 148, 2019

Ombre e Luci n. 148

SOMMARIO

Editoriale
Sconvolti e trasformati di Cristina Tersigni

Focus: L'incontro con la disabilità
La mia caduta da cavallo di Annick Donelli
Quegli anni tra Boston e Chicago di Luca Badetti
Tenera e magnetica di Serena Sillitto
Vittorio e la zia Minni di Maria Novella Pulieri

Intervista
Unica nel suo genere di Cristina Tersigni

Testimonianze
Lo sguardo sulla persona con disabilità di Nicla Bettazzi

Dall'archivio
Per la prima volta lontano da me di Rita Ozzimo

Associazioni
Una breccia nel muro di Cristina Tersigni

Fede e Luce
Chiamare per nome la paura della Comunità Edelweiss

Spettacoli
Non tutto è buio di Claudio Cinus

Rubriche
Dialogo Aperto n. 148
Vita Fede e Luce n. 148

Libri
La straniera di Claudia Durastanti
Who Is My Neighbor? di Amy-Jill Levine e Sandy Eisenberg Sasso
Vite straordinarie 2 di Superabile INAIL
Con occhi di padre di Igor Salamone

Diari
In curva sud di Benedetta Mattei
Mio cugino Paolo di Giovanni Grossi

Non tutto è buio ultima modifica: 2020-01-03T09:26:45+00:00 da Redazione

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