La prima volta l’ho vista nei corridoi della metropolitana di New York: bellissima, stilosissima, sfrecciava veloce tra la gente. La seconda sulle pagine di una rivista di moda: era una campagna di Diesel, e lei – occhi profondi e bocca perfetta – dominava la scena. Quindi quando il suo volto è comparso sugli schermi di Times Square ero preparata: ne conoscevo bene la storia.

La differenza tra i primi due e il terzo incontro è che nell’ultimo caso, trattandosi della pubblicità di una linea di trucco (la campagna Face Anything di Olay), di Jillian Mercado compariva solo la faccia, mentre nelle altre due la modella di origine domenicana con distrofia muscolare era assieme alla sua carrozzina elettrica.

Classe 1987, dal 2010 Mercado si fa fotografare con la sedia a rotelle. E se oggi la disabilità in passerella non è una rarità – pensiamo a Diandra Forrest, Winnie Harlow, Jamie Brewer o al modello Nyle DiMarco – dieci anni fa lo era. Perché Jillian Mercado è stata la prima.

Jillian Mercado

Quello di diventare una top nota a livello internazionale non è solo il sogno di una bambina diventato realtà, è piuttosto il percorso di una persona innamorata di un mondo dal quale si sente rifiutata

Nata e cresciuta a New York, la maggiore di tre figlie, padre rappresentante di scarpe e madre sarta (quando portava il lavoro a casa, Jillian preferiva osservarla tempestandola di domande piuttosto che guardare i cartoni animati), Mercado racconta di aver sempre respirato la moda. Quello di diventare una top nota a livello internazionale non è però solo il sogno di una bambina diventato realtà. È piuttosto il percorso di una persona innamorata di un mondo dal quale si sente rifiutata. Ben consapevole che gli standard vigenti eurocentrici e normodotati non sono in grado di includerla e rappresentarla, decide di voler entrare in quel mondo per capovolgerlo.

E per farlo Mercado ha innanzitutto studiato. Diplomatasi in marketing al Fashion Institute of Technology di New York, prosegue come stagista in diverse riviste, tra cui Allure: vuole conoscere la politica che sta dietro la moda così da poter imparare ad assumere «persone che [le] assomigliassero». Facendo assumere innanzitutto se stessa. Il suo momento arriva nel 2013 quando firma con Diesel. Notata dal presidente della Img, dal 2015 è sotto contratto con la nota agenzia che annovera tra le sue modelle Gigi Hadid e Hailey Bieber.

Servizi, campagne pubblicitarie, testimonial del merchandise ufficiale dell’album e del tour mondiale della cantante Beyoncé, nel 2018 Jillian è la prima modella con disabilità a finire sulla copertina di Teen Vogue. «Spero – dichiarò allora – che le persone sottorappresentate si rivedano in me». Perchè Mercado ha da subito affiancato al lavoro patinato un grande attivismo incentrato sull’intersezione tra genere e disabilità. Il che l’ha portata, tra l’altro, a collaborare con António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite. «Siamo molto più dei nomi medici che ci affibbiano. E se la disabilità fa parte di noi, siamo anche astronauti, medici, avvocati».

Facendosi fotografare e intervistare, scrivendo, partecipando a show televisivi, recitando (è recentissima la sua entrata nel cast della serie di grande successo The L Word: Generation Q), girando video, servizi e documentari Mercado ha portato la disabilità al centro della moda. Con il suo stile colorato e sgargiante, specchio fedele delle origini domenicane, non si è mai tirata indietro nel denunciare ciò che non va. Non va che la disabilità resti un mondo a sé; che le esigenze delle persone con disabilità non trovino spazio negli Stati Uniti di oggi; che una modella come lei sia definita bella nonostante la sua disabilità.

Un aspetto per cui si sta battendo da tempo è il diritto delle persone con disabilità fisica (e non solo) di viaggiare. Trattandosi di un orrore vissuto più e più volte sulla sua pelle, Mercado ha creato l’hashtag #DisabledAirlineHorror. Spesso infatti la sua carrozzina, costruita su misura e costossima, è stata gravemente danneggiata dal personale aeroportuale. «Tutto questo deve finire. È inammissibile la mancanza di rispetto e professionalità degli aereoporti nel gestire i dispositivi di assistenza. Sono la nostra vita», ha scritto. Serve molto tempo per aggiustarli, occorrono tanti soldi per ricomprarli: è la vita della persona che li utilizza a venire menomata, colpendola «psicologicamente e fisicamente». Mercado ha ricevuto centinaia di mail di persone spesso troppo traumatizzate per viaggiare ancora che raccontano come siano stati trattati i loro dispositivi di assistenza. Il dato è chiaro: ogni giorno negli Stati Uniti vengono perse o danneggiate dalle compagnie aeree 26 carrozzine. «Le persone con disabilità chiedono semplicemente di essere trattate come passeggeri, non come bagagli».

È dunque grazie alla sua notorietà che Mercado riesce a dare voce a chi non ne ha, o non riesce ad averne. A farsi ascoltare quando rivendica il diritto di lavorare, imparare, sognare e vivere pienamente. Ci vorrà molto tempo, lo sa bene anche lei, stiamo parlando di cambiamenti che non arrivano in una nottata o con una sola copertina. Serviranno molte notti e tantissime copertine, ma – dichiara – «finché vivrò, combatterò questa battaglia».

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 149, 2020

Ombre e Luci 149 copertina

SOMMARIO

Editoriale
Se lo diceva Coco Chanel... di Cristina Tersigni

Focus: Moda e disabilità
La rivoluzione copernicana di Lucas di Giulia Galeotti
Quel che l'abito fa di Nicla Bettazzi
Vedersi in vetrina di Cristina Tersigni
Jillian, la divina di Giulia Galeotti

Intervista
Tranquilla e soddisfatta di me stessa di Francesca Cabrini

Testimonianze
Quaranta occhi puntati su di te di Silvia Gusmano

Dall'archivio
Grazie per avermelo fatto fare da sola di Una mamma

Associazioni
Sfilate da sogno di Cristina Tersigni

Fede e Luce
Chi risponde alle domande di Daniela Guglietta

Spettacoli
Il corpo dell'amore di Cristina Tersigni

Rubriche
Dialogo Aperto n. 149
Vita Fede e Luce n. 149

Libri
La nostra casa è in fiamme di Greta Thunberg
Imperfetta di Andrea Dorfman
Che cos'è una sindrome? di Giuseppe Colaneri
La bambina morbida di Maria Cristina Toccafondi

Diari
Negozi e pantaloni di Benedetta Mattei
Per le strade di Roma di Giovanni Grossi

Jillian, la divina ultima modifica: 2020-03-11T05:07:33+00:00 da Giulia Galeotti

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