Sono entrata nella sede della Fondazione CRT (Cassa di Risparmio di Torino), a Torino, come “inviata” di Ombre e Luci, per partecipare a un seminario per giornalisti dal titolo “La disabilità dell’informazione”. S

ono contenta di aver avuto questa opportunità, ne sono rimasta piacevolmente sorpresa e vi dico perché. Il palazzo sede dell’evento, come molti altri nel centro di Torino, ispira una solida consapevolezza di potere e stabilità finanziaria; mi sarei sentita fuori posto se non avessi visto entrare, frammiste ai completi grigi e ai gessati, molte persone vestite normalmente come me (si sa che anche i giornalisti e specialmente i più giovani praticanti in questo periodo non se la passano troppo bene). Ho subito notato, inoltre, alcune persone che si spostavano con l’ausilio di una carrozzina entrare con grande disinvoltura, come fossero di casa.

La Sala Consiglio, dedicata all’incontro, è arredata con una serie di tavoli disposti ad ogiva, che riempiono quasi completamente lo spazio. Le persone si dispongono lungo i lati, in postazioni corredate di microfono, schermo video e bottiglietta d’acqua con bicchiere. Le sedie si possono spostare, lasciando il posto per una eventuale carrozzina. Nulla distingue i posti dedicati a chi dovrà parlare.

Apre la giornata Angelo Miglietta, Segretario generale della Fondazione CRT. È la prima sorpresa: parla della grande Lezione avuta durante la preparazione delle Paraolimpiadi 2006. Racconta che la messa a fuoco dei problemi delle persone con disabilità ha influenzato da allora in poi, in modo pervasivo, l’approccio a tutte le azioni della Fondazione (per esempio prestando attenzione all’accessibilità dei beni di cui finanziano il restauro). È convinto che contribuire allo sviluppo di una Società che abbia al centro la persona con le sue particolarità, anche problematiche, sia un arricchimento per tutti.

Incita ad attivare circuiti internazionali, a collegarsi con persone che usano schemi mentali diversi dai nostri, al fine di ampliare la nostra visione e capire che il mondo è fatto di tante diverse specificità.

Incita i giornalisti a sfruttare la propria missione per diventare educatori, usando una terminologia corretta e precisa, descrivendo gli eventi che coinvolgono persone con disabilità con competenza e consapevolezza.

In questa linea si sono più o meno tenuti tutti gli interventi successivi.

In particolare Matteo Schianchi, storico e scrittore, ex atleta paraolimpico, sostiene che le persone disabili costituiscono come numero “La terza nazione del mondo” e che, per quanto diverse tra loro e con necessità diverse, sono tante ed in continuo aumento a causa dei meccanismi sociali ed economici in cui siamo immersi. Ricorda che è importante sapere di poter essere incisivi perché portatori di aspettative comuni a molti, ma anche distinguere fra le varie disabilità in modo da conoscerle e fornire risposte adatte a ciascuno.

Interessante pure l’intervento sul linguaggio usato per comunicare in merito ai temi delle disabilità. Il relatore, Franco Bomprezzi, giornalista da molti anni a dispetto della disabilità con cui deve fare i conti, ha portato un contributo stimolante e originale. Tra le molte cose dette ha stigmatizzato l’uso del termine “diversamente abile”’oggi tanto in voga e considerato molto “politicamente corretto”, suggerendo di parlare sempre di “Persona con una disabilità”: questa dicitura mette a fuoco che si parla di un individuo unico e irripetibile, portatore di diritti, come lo siamo tutti, ma che in più deve fare i conti con un problema particolare, correlato ad una situazione fisica o mentale che condiziona la sua vita. Bomprezzi ha concluso l’intervento parlando della differenza fra due termini che dovremmo sostituire l’un l’altro:

quello vecchio, integrare, significa fare posto nella società a qualcuno che si ritiene diverso, a cui si chiede di adattarsi e per cui bisogna creare condizioni apposite, cambiando la strutturazione fisica e mentale dell’ambiente che accoglie.

quello nuovo, includere, vuol dire che ogni persona, con le sue specificità e le sue difficoltà di vario genere, viene riconosciuta come facente parte di diritto di una società libera, ricca per le sue differenze, capace di fornire a tutti pari opportunità. Insomma una società che sarebbe una ricchezza per tutti, con o senza disabilità.

Questo è l’obiettivo per il futuro, a questo devono educare i vari media.

Nel pomeriggio, infine, dopo un pranzo a buffet veramente ottimo, ho potuto ascoltare due storie appassionanti: quella della giornalista della BBC Cerrie Burnell e quella del “trained counselor” John Foppe. Entrambi sono cresciuti in famiglie dove la loro disabilità non era sottolineata o vissuta come un problema insormontabile; entrambi, con percorsi diversi, hanno trovato la loro strada e hanno un lavoro che li pone al centro dell’attenzione. Hanno raccontato con semplicità e passione la loro esperienza da cui si evince che spesso è il contesto sociale e la rete di relazioni in cui viviamo che crea l’handicap a partire da una nostra difficoltà/disabilità oggettiva.

Elisabetta de Rino, 2009

Hanno partecipato

Fondazione CRT: è nata nel ’91 in seguito all’applicazione del D.L. 356 del ‘90 che stabiliva la privatizzazione delle Casse di Risparmio. È un ente non profit che finanzia attività in vari settori del sociale, dal 2002 (in seguito alla Legge Tremonti) limitatamente alle regioni Piemonte e Valle d’Aosta. Si è occupata con successo dell’organizzazione delle Paraolimpiadi del 2006 e in questi giorni (Ottobre 2009), con l’occasione del passaggio di testimone a Vancouver, promuove una serie di incontri, mostre ed eventi a proposito dello sport e delle disabilità.

Master di giornalismo dell’Università di Torino: altro sponsor della giornata. Era presente la direttrice, VERA SCHIAVAZZI, che ha presentato il corso, sottolineando la necessità di adottare un codice deontologico e di fornire agli studenti un glossario corretto per parlare dei temi della disabilità. Ha dato la notizia che negli ultimi due corsi del master sono stati ammesse due persone con disabilità che hanno superato brillantemente una rigida selezione.

Glossario delle parole chiave per parlare di disabilità, curato dal segretariato sociale della RAI (presente con il direttore ENZO Cucco), in collaborazione con l’ ANFFAS. Non è aggiornato perché è del 2003, ma è abbastanza interessante.

Matteo Schianchi: persona con ampia cultura storico sociologica, particolarmente consapevole delle problematiche della disabilità in quanto privo di un braccio. A giudicare dalla ampiezza e acutezza delle suggestioni offerte nel corso del suo pur breve intervento, il suo libro, La terza nazione del mondo è un testo da leggere e tenere sotto mano. Mi ha molto impressionato il dato, da lui riportato, che in Italia ogni anno si contano da 50 a 60 mila nuove persone con disabilità, la maggior parte a causa di incidenti stradali o sul lavoro.

Franco Bomprezzi: giornalista di 67 anni, cavaliere della Repubblica dal 2007 a riconoscimento di una vita ricca e combattuta. Si muove in carrozzina, che considera uno strumento di libertà, in quanto affetto da Osteogenesi imperfetta. Ha fatto la gavetta in vari giornali come chiunque, allora, volesse fare il giornalista. Tra le molte cose è intervenuto in TV nei programmi di Costanzo e ha scritto per varie testate giornalistiche e per superabile.it

Cerrie Burnell: giovane (29 anni) e bionda ragazza londinese, veramente molto graziosa, che non fa nulla per nascondere il braccio destro, decisamente più corto dell’altro e privo della mano; non porta protesi che dice essere molto fastidiose. Ha un bimbo di un anno circa. Dopo anni di studio e pratica teatrale, perseguita con grande tenacia, ovviando con fantasia alle difficoltà causate dal suo braccio, è stata assunta dalla BBC per le sue capacità comunicative coi bambini. Lavora in un canale televisivo ad essi dedicato, dove i telespettatori possono interagire con la redazione per esprimere un parere. Alcuni genitori hanno scritto di essere turbati dall’aspetto di Cerrie ed un giornale ha pubblicizzato le lettere, attaccando la BBC per la scelta fatta. Il giorno dopo la pubblicazione dell’articolo Cerrie è diventata famosa ed è stata assediata dai giornalisti che volevano intervistarla. La BBC ha reagito positivamente, fornendole dei supporti per affrontare la pressione mediatica senza sottrarsi alla curiosità generale e insegnandole a dire le cose che voleva veramente far sapere; inoltre le ha confermato e stabilizzato il contratto. Insomma tutto è andato per il meglio!

John Foppe: è nato in un piccolo paese del Missouri, quarto di 8 figli, privo dalla nascita di entrambe le braccia. I ragazzi della zona passavano il tempo a fare sport; per non sentirsi un isolato lui si è impegnato nel volontariato in chiesa. Ha accettato di comparire come testimonial in una serie di filmati che affrontavano gravi problemi degli adolescenti (tipo la tossicodipendenza, il suicidio, i disordini alimentari e altro) da distribuire nelle scuole. Da questo fatto è venuta la sua notorietà che l’ha portato a lavorare, dopo aver studiato comunicazione, per un grosso studio di trainer motivazionale americano. Il suo lavoro consiste, per esempio, nel rafforzare la motivazione degli atleti di una squadra che deve affrontare un campionato difficile o dei dipendenti di un’azienda che vuole raggiungere obiettivi maggiori, particolarmente impegnativi per gli addetti. Ha detto con un certo orgoglio di aver lavorato per i Dolphins, una squadra notissima in U.S.A. Ha scritto un libro “ What is your excuse?” (community link onlus) per preparare persone con grosse difficoltà ad affrontare le sfide della vita. Ha moglie e una figlia di due anni. Possiede un sito sul web a suo nome.

Redattore Sociale: agenzia giornali stica quotidiana della Comunità di Capodarco di cui era presente il direttore, STEFANO TRASATTI ha dettato l’impostazione della giornata.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.108

Sommario

Editoriali

Pensando alla nascita di Gesù di M. Bertolini
Riflessi di luce nell’ombra di R.A.

Dossier: l’intimità del corpo

Maria non ha il senso del pudore di J. e C. Santagostini
Condividere l’intimità del proprio figlio di A. Jarry
Di fronte alla nudità non è facile di Myriam

Altri articoli

Vita tra fratelli di Federico Girelli
Come il ferro con la calamita Laura Nardini
La disabilità dell’informazione E. De Rino
Ricordo di Alda Merini Pennablù

Rubriche

Dialogo Aperto

Libri

Niente giochi nell’acquario, C. Lord
In cerca del padre, G. Galeotti
La musica segreta della terra, M. Stracham
Contro l'eutanasia, L. Israèl
Ma io che c’entro?, G. Albanese

La disabilità dell’informazione ultima modifica: 2009-12-10T13:03:57+00:00 da Elisabetta De Rino

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