In occasione del Giubileo del 1975, venticinque anni fa, feci il primo passo nel volontariato. Avevo quindici anni, andavo al liceo, facevo una vita normalissima come tante altre ragazze della mia età e non avrei mai pensato che quella Messa in Vaticano sarebbe stata l’inizio di una grande «avventura», la scintilla che doveva illuminare il mio cammino in tutti gli anni successivi.

Proprio in quegli anni, partecipando assiduamente alla vita di Fede e Luce ho capito che non è la persona con una debolezza fisica o mentale ad avere bisogno di me, ma io di lei.
Da quel famoso giorno ad oggi sono successe tantissime cose: gli anni sono passati e sono mamma di quattro bambini con tante gioie, con i momenti belli, ma anche con momenti molto, troppo, difficili da superare se non avessi avuto in me, scolpiti nel mio cuore, il ricco silenzio di Angelo e di Chicca, l’ironia di Giorgia, il sorriso di Gianluca e di Claudio, la pazienza di Giulio e di tutte le loro mamme, che mi hanno fatto trovare la forza di guardare sempre avanti con coraggio, anche quando tutto sembrava perso.

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Mi sembra ieri quando con mio marito mi accorsi che la nostra bambina di poco più di due mesi aveva qualcosa che non andava: il suo visino, prima bello e regolare, stava cambiando ma solo per metà, cioè il suo lato destro stava crescendo, così tanto da fare impressione. Si gonfiava, si gonfiava, cosicché in poco tempo il suo orecchio aveva preso un’altra forma, il suo occhio non si poteva più aprire e tutta la testa pesava troppo. Bisognava correre ai ripari.

I pareri dei medici furono, stranamente, abbastanza simili, i commenti delle persone, invece, interminabili, quasi da poterci scrivere su un libro.

Ma io mi sentivo al di fuori di tutto questo, convinta che prima o poi tutto sarebbe finito e che quanto accadeva era solo un messaggio del Signore, una prova per noi tutti, parenti e non, che non avevamo mai in realtà toccato con mano, o meglio con il cuore, una situazione del genere.

Ogni giorno uscivo con la mia bimba, come fanno tutte le mamme che hanno altri bambini e tante faccende da svolgere, e mi confrontavo con coloro che dicevano che, forse, sarei dovuta restare a casa per evitare i commenti e frasi «in più».

Anche rispetto a quei giorni il tempo è passato e sono successe tantissime cose. Le mie convinzioni si sono avverate, il ricordo dei miei amici è sempre più forte nel mio cuore la testimonianza delle loro mamme, che è stata l’arma vincente nella mia vita, è sempre viva in me, nel quotidiano, nel lavoro e nelle mie nuove amicizie.

– Francesca Mancini, 2001

L’arma vincente nella mia vita ultima modifica: 2001-03-09T15:32:19+00:00 da Francesca Mancini

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