Spesso, dall’altare, sguardi irritati, imbarazzati, compassionevoli si sono posati su di noi, rivelando l’umana incapacità di accogliere chi è diverso da sé. Molti sacerdoti sono stati messi in crisi dalla mia comunità, dagli amici che anche durante la messa parlano, camminano, saltano. Nessuno però ha avuto la reazione di don Carlo.

Don Carlo celebra la funzione delle 12 in una parrocchia un po’ fuori Arcinazzo, accanto al convento che ci ha ospitati durante il ponte dell’Immacolata. La domenica che abbiamo preso posto tra i banchi della sua chiesa eravamo tutti stranamente calmi: le ore piccole la sera precedente e il gran freddo (attendevamo la neve) ci toglievano ogni energia. L’unico a essere irrequieto, o meglio eccitato, era Massimiliano. Non capita spesso a tredici anni di trascorrere un weekend fuori, senza genitori, con amici più grandi. La sua voce e le sue risate rimbombavano. Si sentivano i suoi “basta messa”, “niente mamma”, “e poi?” ancor prima dell’ingresso del parroco e l’occhiataccia che questi gli ha lanciato mentre faceva il segno della croce non poteva certo calmarlo. Da subito è stato chiaro che Massimiliano non avrebbe fatto il faticoso tentativo di controllarsi.

Don Carlo non lo meritava, il suo tono severo, i suoi gesti spazientiti hanno ottenuto soltanto interferenze più frequenti e più audaci.

Avevamo assistito altre volte a duelli simili, solitamente il prete rinunciava a manifestare il suo disappunto e cominciava a ignorare. Allora calava il silenzio. Don Carlo invece, arrivato alla predica, ha annunciato esasperato che se il giovane irrispettoso avesse continuato a disturbare avremmo dovuto farlo uscire. Una gran rabbia ci ha assaliti e la reazione a quella minaccia è stata immediata: Emanuela, fino a quel momento tranquilla e sorridente, ha cominciato a piangere, Daniele ha lanciato i suoi primi urletti della mattinata.

Massimiliano ha continuato a parlare e naturalmente nessuno si è mosso. Mentre don Carlo concludeva alla svelta una predica che nessuno più stava ascoltando, la rabbia iniziale ha lasciato il posto a un profondo avvilimento, poi alla preoccupazione per i parrocchiani, per chi in quel momento sedeva al nostro fianco. La condanna dei loro cuori sarebbe stata ben più grave di quella del vecchio prete di Arcinazzo. Ho temuto che neanche loro comprendessero, che scegliessero la strada facile dell’evidenza: se disturbi è giusto che ti allontaniamo. Ma li ho sottovalutati.

Quando dal pulpito, prima della benedizione e dopo le scuse di don Carlo per una “messa così poco dignitosa”, ho preso la parola, mi hanno accolto con un sorriso complice. Ho presentato la comunità e ho spiegato loro la nostra semplice evidenza: la casa di Dio è aperta a tutti e non esiste un unico modo di visitarla. Hanno applaudito. Una signora si è rivolta direttamente a don Carlo: “È stata una celebrazione molto dignitosa”. Le parole affettuose della gente del posto e la scoperta dei primi fiocchi di neve all’uscita dalla Chiesa hanno riportato tra noi gioia e buon umore.

Ma il lieto fine doveva ancora arrivare. La mattina seguente, 8 dicembre, rifiutiamo l’offerta di don Carlo (“certi individui tolgono ogni dignità alla messa in parrocchia, celebro solo per voi nel refettorio”) e andiamo nella chiesa al centro del paese. Scopriamo che la festa dell’Immacolata è occasione di grandi festeggiamenti ad Arcinazzo. La funzione sarà cantata e uomini e donne in costume la animeranno. La Chiesa è decorata con drappi e fiori ovunque e la gente è moltissima. Vedo vari dei parrocchiani di don Carlo e intuisco che le imprese di Massimiliano devono essere ormai note a tutto il paese.

Eppure la nostra rumorosa presenza in questa solenne circostanza non sembra preoccupare nessuno. Ci accolgono come ospiti d’onore, ci fanno sistemare nei banchi delle prime file, con le carrozzine ben in vista nella navata centrale. Ne siamo molto orgogliosi. Ci sentiamo parte di questa piccola comunità della Ciociaria. Durante la messa le uniche voci che si sentono sono quelle dei bimbi di Arcinazzo. Massi sorride sornione e, deludendo forse qualche curioso assente il giorno prima, riesce a mantenere un silenzio esemplare…

Silvia Gusmano, 2003

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.

Sommario

Editoriale

Convivenza, non coesistenza di M. Bertolini

La chiesa è per tutti?

Una mamma scrive ai vescovi di T. Turrini
Una messa poco dignitosa di Silvia Gusmano
“Per voi e per tutti” di Cristina Tersigni

Articoli

Come accompagnare piccole e grandi crisi di Anna Aluffi Pentini
Giulio racconta: pensavo sempre a lui
“Filippide” Correre insieme dal Tibet al Polo Nord di Huberta Pott
La Shiatsu dei volontari dell’APIS a Roma di Giulia Galeotti
Felice di vivere di Myriam

Rubriche

Dialogo aperto

Libri

Piovono mucche e nuovi libri di Tea Cabras

Una messa poco dignitosa ultima modifica: 2004-03-10T16:20:33+00:00 da Silvia Gusmano

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