Parliamo di accoglienza delle persone disabili alla Messa nelle nostre parrocchie. Le esperienze possono essere molto diverse, soprattutto a seconda delle difficoltà proprie di ciascun handicap, ma diverse anche se si è in gruppo o se è la singola famiglia ad unirsi all’assemblea domenicale. Per una parte di queste persone non ci sono grosse difficoltà di partecipazione; pensiamo invece, ad esempio, alle persone con un handicap mentale più instabili o più incapaci di assistere in silenzio e che rischiano così di disturbare. Premessa indispensabile da parte nostra è la convinzione che oltre l’handicap c’è una persona che Dio vuole incontrare e alla quale trasmettere il messaggio che Dio la ama così com’è, e riflettere su quanti ragazzi non sono aiutati a scoprire l’accoglienza incondizionata di Colui che è venuto a cercare ognuno di noi, a cominciare dal più rifiutato, dal più disprezzato, dal più povero.

Nonostante i grossi passi verso l’integrazione delle persone disabili nella società e nella Chiesa, purtroppo è ancora una pia illusione pensare che alcuni comportamenti non siano un disturbo, a volte un ostacolo, soprattutto se inattesi.

Ecco allora alcuni consigli che possiamo trasmettere e mettere in pratica perché nessuno si senta rifiutato.

Se conosciamo una famiglia che esita a venire alla messa perché il figliolo potrebbe avere un comportamento difficile, cerchiamo in ogni modo di esprimere il desiderio che vengano comunque e di facilitarli quanto è possibile, ad esempio prendendo l’incarico di intervenire noi stessi in caso di necessità.

Disabili nella comunità ecclesiale
Se qualcuno desidera conoscere un documento della Conferenza Episcopale Italiana (maggio 2003) dal titolo “Promozione della presenza dei disabili nella comunità ecclesiale”»a cura di Mons. Francesco Lambiasi (Vescovo Presidente della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi), può richiederlo a Ombre e Luci per telefono o fax (06 633402) o per e-mail (ombre. luci@libero.it).

Quando invece è un gruppo di portatori di handicap, magari insieme a loro amici, a partecipare alla liturgia, può essere utile per una migliore accoglienza avvisare sia il celebrante che l’assemblea della nostra presenza, sollecitando una loro disponibilità a qualche eventuale disturbo. Solo in casi eccezionali, un amico accompagnerà fuori dall’assemblea durante l’omelia chi dovesse esprimere una particolare difficoltà a rimanere in chiesa.

E ancora, perché la liturgia sia concretamente e attivamente partecipata, ci sono alcuni incarichi che possono essere affidati a molti ragazzi e ragazze disabili mentali, soli o in compagnia di un amico se necessario: la raccolta delle offerte: servire la Messa come accolito; portare i ceri che affiancano la lettura del Vangelo oppure la Croce durante alcune processioni; la distribuzione dei foglietti delle letture o dei libretti dei canti. Nella lettura di una preghiera — e nel caso che il ragazzo abbia problemi di espressione, sarà più rispettoso che venga accompagnato da un amico che leggerà l’intenzione preparata insieme e il ragazzo potrà concludere dicendo “per questo ti preghiamo”.

Per facilitare e guidare l’attenzione alla Parola, può essere utile preparare insieme dei disegni su due o tre passaggi del Vangelo da mostrare all’assemblea durante la lettura. Perché tutti partecipino bene al canto si possono scegliere canti con strofe e ritornelli facili e brevi.

Infine un discorso a parte meritano alcune categorie di disabilità come quella dei non vedenti, dei non udenti o degli handicappati fisici, che raramente incontriamo nelle funzioni domenicali nelle nostre parrocchie: non dimentichiamo che una persona non vedente può cantare o suonare o anche leggere una lettura scritta in braille. Che almeno in una parrocchia della prefettura, l’omelia potrebbe essere tradotta con il linguaggio dei segni; e che, abbattendo alcune barriere architettoniche, si può agevolare la persona in carrozzella.

Cristina Tersigni, 2003

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.

Sommario

Editoriale

Convivenza, non coesistenza di M. Bertolini

La chiesa è per tutti?

Una mamma scrive ai vescovi di T. Turrini
Una messa poco dignitosa di Silvia Gusmano
“Per voi e per tutti” di Cristina Tersigni

Articoli

Come accompagnare piccole e grandi crisi di Anna Aluffi Pentini
Giulio racconta: pensavo sempre a lui
“Filippide” Correre insieme dal Tibet al Polo Nord di Huberta Pott
La Shiatsu dei volontari dell’APIS a Roma di Giulia Galeotti
Felice di vivere di Myriam

Rubriche

Dialogo aperto

Libri

Piovono mucche e nuovi libri di Tea Cabras

“Per voi e per tutti” – Alcuni consigli pratici perché nessuno si senta rifiutato ultima modifica: 2004-03-09T17:27:59+00:00 da Cristina Tersigni

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