Quando ero viceparroco nel Vallese (Svizzera) ho avuto la grazia immeritata e la grande gioia di rispondere alla prima ‘chiamata’ per fondare una comunità “Fede e Luce” per Lourdes 1981. Da questa ne sono ‘nate’ quattro altre di lingua francese.
Trasferito al Passo del Sempione nella parte tedesca del Vallese, ho messo due anni per trovare genitori ed amici per fondare la prima comunità svizzera di lingua tedesca nel 1985.
A Lourdes 1991 abbiamo benedetto la bandiera della quinta comunità. Trasferito in Valle d’Aosta ho di nuovo vissuto due anni di ‘deserto’ prima di mettere in piedi la comunità ‘Saint Bernard d’Aoste in preparazione di Lourdes 2001.
Malgrado queste esperienze molto diverse, non ho una ‘ricetta’ da presentare. Vi trasmetto soltanto alcuni aspetti che mi sembrano importanti dello svilupparsi delle comunità.

Prima di andare a chiamare genitori, i loro figli disabili e gli amici, devo avere tre “pilastri fondamentali” con radici profonde che hanno sempre bisogno di essere nutrite.

  1. Essere persuaso che “Fede e Luce” è un dono, un talento prezioso, affidatoci dal Padre per il bene dei cuori poveri e feriti, mandati ad annunciare al mondo la “logica del Vangelo”: che i piccoli sono i grandi nel cuore di Gesù, e che gli uni hanno bisogno degli altri.
  2. Sapere che il dono non condiviso non si moltiplica ed è perduto. Ecco perché ci vuole il ‘fuoco sacro’ nel cuore che mi spinge fuori per andare a bussare ai cuori di buona volontà che vogliono “arricchirsi” dagli altri e fare l’esperienza del “chi dona riceve” — anche dai fratelli disabili che possono essere nostri maestri.
  3. Non basta organizzare un “piano di attacco”. Prima di uscire da casa, si preparano i cuori per la preghiera. Si comincia con il “mio cuore” perché possa accogliere la volontà di Dio, sappia dire le parole giuste e ascoltare bene gli altri. Dopo si prega per il cuore delle persone che andiamo a contattare perché possano riconoscere nella nostra proposta il dono e la chiamata da Dio.

Poi si deve affidare il nostro “seme”, alla preghiera, a una comunità religiosa o ad altre persone che pregano molto.

Passi da fare

  1. Informarmi sull’esistenza di fratelli disabili mentali, cercare di incontrare i loro genitori, entrare in contatto con diverse opere, scuole, laboratori. Case Famiglie e altri gruppi che sono in contatto diretto con i portatori di un handicap mentale. Lì posso conoscere non solo nomi, ma incontrare persone che aspettano il mio sorriso, il mio desiderio di entrare in contatto con il loro cuore e di mettermi a disposizione per avviarmi nel cammino dell’amicizia gratuita con loro.
  2. Parlarne con un sacerdote della parrocchia per evitare di essere preso per esponente di una ‘setta’ e per fargli capire che “Fede e Luce” desidera essere parte viva della sua parrocchia. Se lui stesso non può mettersi a disposizione per diventare l’assistente spirituale, può consigliarmi un confratello.
    Il parroco può aiutarmi molto per l’informazione sulla nostra comunità, per permetterci di venire in chiesa, per animare una Messa, per mettere a disposizione un locale o anche indicarmi eventuali futuri amici.
  3. Informazione: attraverso i mezzi della parrocchia, il giornale regionale, la radio cattolica, un intervista…
    Si può fare un’incontro d’informazione in parrocchia — se possibile con membri di una comunità “Fede e Luce”, anche portando fotografie o altri documenti che “mostrano” gli avvenimenti importanti e gli incontri “ordinari” di una comunità o di una regione.
    Da non dimenticare le famiglie, le associazioni di genitori e le cooperative nel mondo dell’handicap.
  4. Prendere il bastone di pellegrino come gli apostoli mandati a portare ai fratelli la Buona Notizia. In certe famiglie è forse meglio la visita di una sola persona, in altre, o nelle Istituzioni o nei gruppi parrocchiali si preferisce andare insieme: una persona disabile, genitori, amici…, e un sacerdote.
    Io stesso sono stato chiamato e preparato da una catechista, ma è stato il secondo incontro con i ‘delegati’ di una comunità che mi hanno trasmesso questo “fuoco sacro” che mi abita anche dopo 24 anni!
    Per visitare le famiglie, si deve prima annunciare la visita. Altrimenti rischiamo di imporci o di essere paragonati ai testimoni di Yehova.
  5. Far venire l’acquolina in bocca – Quando si trovano persone interessate, che hanno voglia di mettersi in gioco, è bene metterle in contatto diretto con una comunità vicina. Oppure accompagnarle a una festa o a un pellegrinaggio Fede e Luce. O anche indurle a invitare una comunità o alcuni suoi elementi a venire per testimoniare in un’incontro di informazione, su “Fede e Luce” o per ‘animare’ una messa in parrocchia. Una volta trovato il ‘nucleo’ di una nuova comunità, cominciare subito ad incontrarsi ogni mese, anche se nei primi mesi non si può ancora vivere in tutto la normale vita delle Comunità F.L.

Cercare di nominare un “corrispondente ” almeno provvisorio — non il sacerdote! — che abbia l’iniziativa di convocare l’équipe e di tenere i contatti sia con la parrocchia, sia con il responsabile regionale di “Fede e Luce”.

Si impara anche rapidamente a vivere il “quarto tempo” lo scambio dell’amicizia al di là degli incontri mensili. Una maniera semplice è andare a turno nelle diverse case per preparare il prossimo incontro, anche dalle persone che non fanno parte dell’équipe di coordinamento.

P. Klaus Sarbach, CRB, 2003

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.81

Sommario

Editoriale

Che cosa è Fede e Luce di M. Bertolini

Genitori di ragazzi con disabilità

Festeggiamo la nascita di un bambino - Genitori di ragazzi con disabilità di Tommaso
Fede e Luce apre le nostre braccia di genitori di T. M
Non siamo stati soli - di B. Sturiese
Una triste esperienza. Quando tutti si allontanano di C. Brundisinì
Il suo valore - di R. Staforte
Come un tesoro, preghiera di una mamma - di Eufemia

Fratelli e sorelle di ragazzi con disabilità

I fratelli e le sorelle di ragazzi con disabilità - Che pensano? Che provano? di Maria Teresa Rendina

"Ragazzi" e "Amici"

Un autobus chiamato Santa Silvia di Filippo Ascenzi
Cercare di starci su questa barca - di Giulia Galeotti
Come risponderti, Alberto? - di G.
Alla fine medaglie per tutti - di V. C.
Mi trovo bene con tutti - di Giovanni Grossi
Abbiamo raccolto le olive - di Cristina Ventura
Vengo dopo la Messa - di Valentina
Fino all'ultimo respiro - di Vanna
Fede e Luce: un cammino verso la persona - di Antonella B.

I Bambini a Fede e Luce

I bambini a Fede e Luce - Un'esperienza che fa crescere - di Francesca R. Poleggi
Porto i miei figli a Fede e Luce perché... - di Alessandra Zezza
Dario, sei anni, ci parla di Fede e Luce - di V. e M. Giannulo
Rimango incantata - di Cristina Tersigni
Una scuola di vita, non sempre facile - di Huberta

I sacerdoti

La mia esperienza di prete a Fede e Luce - di P. E. Cattaneo
La strada che ci sta davanti - di don M. Bove
La missione del sacerdtote nella comunità Fede e Luce di fra C. Vecchiato

Come si fa Fede e Luce

Come si fa Fede e Luce - Il lavoro in équipe - da J. Vanier
Come far nascere una nuova comunità - di P. Klaus Sarbach
Nuove famiglie: istruzioni - di T. R.
“Responsabilità: Sì o No?

L'ecumenismo a fede e Luce

L'ecumenismo in Fede e Luce - Un dono - di Tony Hulten
Insieme verso una terra di unità - di J. Vanier

Segni di Fede e Luce nel Mondo

Segni di fede e Luce nel mondo - 1454 comunità di 77 paesi - di Lucia Casella
Le comunità Fede e Luce nell’Est Europeo - di Olga Gurevitch
Esperienze di Fede e Luce in Africa - di Maria J. Souto Neves

I deboli e la pace di J. Vanier
Incontri

Come far nascere una nuova comunità Fede e Luce ultima modifica: 2003-03-13T14:37:38+00:00 da Redazione

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