Ci sono momenti nella vita che obbligano a riflettere sul significato dell’esistenza e l’esperienza dei due autri di questo libro è forse la più rappresentativa.

Emanuela e Giovanni sono un papà e una mamma che aspettano il loro quarto figlio. Ai primi controlli di routine vengono a sapere che il loro bambino è affetto da una grave malformazione cromosomica incompatibile con la vita. Le possibilità di sopravvivenza sono molto scarse, forse poche mesi. I due genitori decidono di accogliere quella vita perché credono che quel figlio ha diritto di essere amato come lo sono stati gli altri: “non è la durata della vita che le dà valore, né la sua qualità; non è la salute che fa felici, ma la certezza di essere amati”. Questo libro è un diario in cui ogni passo importante della storia è abbinato a parti di salmi inerenti al fatto narrato e anche brevi meditazioni di personalità religiose e non. I due autori descrivono i sensi di colpa e l’incredulità, l’angoscia e la paura; poi si aggrappano alla fede che con il tempo trasforma la disperazione in speranza. “La sofferenza non conosce le mezze misure ed è certamente anche un setaccio delle amicizie’. Questa esperienza fa loro scoprire un clima di calore e di amicizia da cui traggono una forza inaspettata e il coraggio di andare avanti fino alla nascita di Samuele nasce. I pochi mesi che possono trascorre con lui sono intensi e la precoce perdita trasforma tutta la famiglia e le persone vicine.

Laura Nardini , 2006

Hai mutato il mio lamento in danza – Una maternità dalla morte alla resurrezione – Recensione ultima modifica: 2006-06-21T09:43:26+00:00 da Laura Nardini

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