L’adolescenza è sempre un momento critico per le persone disabili
Sì, si tratta veramente di una crisi. Tutti i genitori di figli “con problemi” la temono e vorrebbero negarla. “Manifestazioni sessuali? Desideri? Ma non ne ha! È un bambino! una bambina!”.
Invece questi figli sono come tutti. Le ragazze hanno il ciclo mestmale e possono sognare di avere un marito, un figlio. I ragazzi trovano le ragazze belle e, in generale, hanno buon gusto. Vogliono accarezzare. Hanno erezioni ed eiaculazioni. La loro vita sessuale è, quasi sempre solitaria; la masturbazione è sempre frequente e si protrae più a lungo in proporzione alla gravità del deficit mentale.
Ma ogni essere è unico e alla pubertà reagisce in modo diverso nel corpo e nella psiche. Tutti i cambiamenti fisici che avvengono in questa età si accompagnano a cambiamenti importanti della personalità. Questi giovani vivranno tutte le angosce, tutte le incertezze della crisi adolescenziale con maggior difficoltà rispetto agli altri perché faranno fatica ad esprimere quello che provano. I timori, le domande che provocano nell’ambiente familiare, sociale, istituzionale rischiano di aggravare, di rimando, la loro destabilizzazione.

Come vivere questa fase della loro vita?
Spesso nei genitori nasce una gande angoscia. Negare la sessualità significa renderla esplosiva. Bisogna invece addomesticarla, socializzarla. Bambini e bambine, fin dalla tenera età, devono stare insieme, a casa, sulla spiaggia, a scuola, con gli amichetti…Bisogna dar loro fin da piccoli le regole della buona educazione: non si abbraccia chiunque, non ci si spoglia quando si vuole e davanti a tutti. Bisogna accompagnare gli adolescenti — maschi e femmine — con grande benevolenza non dimenticando che la stima, il rispetto di se stessi, passa attraverso la considerazione che si intravede nello sguardo degli altri nei nostri confronti.
Quando si teme che la sessualità sfugga al controllo di un’intelligenza debole, di una fragile volontà; quando si teme che si scateni o diventi ingombrante… allora si propongono sistematicamente misure radicali (trattamento psichiatrico, pillola, sterilizzazione di maschi e di femmine). Questa non è la soluzione. L’importante è aiutare l’adolescente a prendere coscienza delle nuove possibilità del suo corpo, ma allo stesso tempo a non lasciarsi invadere dalle pulsioni insegnandogli i limiti, la buona distanza nelle relazioni.

Che cosa fare per aiutare un adolescente che ha forti pulsioni sessuali?
Innanzitutto dirsi che quelle pulsioni sono normali. Variano secondo l’handicap del ragazzo. Perciò anche la diagnosi del suo livello mentale è importante. Non si può mai generalizzare. In ogni caso bisogna chiedere consiglio al medico.
Di fronte agli esasperati comportamenti sessuali del figlio i genitori non devono esitare a dire: “No! Questo non si fa, non è bene per te!”. In breve, devono insegnarli le buone maniere spiegandogliene le ragioni. Diventerà uomo o donna, il suo modello sarà il papà o la mamma. Attraverso le loro parole e i loro comportamenti i genitori gli insegneranno ad amare e a rispettare il suo corpo. In ogni caso, i genitori dovranno rispettare — la mamma soprattutto — l’intimità dei figli. Si possono trasformare, sublimare le pulsioni naturali e normali di questi giovani: non è cosa facile né si fa senza sofferenza, ma è possibile governare questa energia. Essa può essere orientata verso attività valorizzanti (sport, teatro, equitazione, musica…), attività che saranno tanto più equilibranti quanto più gli adolescenti vi troveranno un vero piacere condiviso con altri giovani. E anche importante affidar loro una vera responsabilità: un compito che sarà indispensabile alla famiglia e che renderà la vita più piacevole grazie a lui o a lei.
È anche bene permettere agli adolescenti di esprimere la loro angoscia, la loro sofferenza, i loro desideri nel rispetto della segretezza (mai parlare di loro e dei loro problemi a degli estranei senza il loro consenso); permettere loro di incontrare, da soli, colui (o colei) in cui hanno fiducia, con il quale possono condividere i loro sentimenti.

Come accompagnare una figlia che sogna di sposarsi e di avere dei bambini?
Bisogna lasciarle una parte di sogno, facendole insieme scoprire la realtà della vita e di tutti i problemi della vita amorosa. Ci si renderà presto conto che non sono dei bambini, ma uomini e donne che possono avere una vera maturità affettiva. Mi ricordo di un dialogo avuto durante una consultazione con Beatrice che ha trent’anni. Era molto vicina ad un certo Paolo, down come lei. In ambedue c’erano dei legami affettivi reali. Abbiamo parlato insieme. Beatrice mi diceva: “Devo prendere tempo per sapere se nel mio cuore Paolo è l’uomo che amo”. “Amare, che cos’è per te?”. “È la felicità!”. “Ma la felicità tua o di Paolo?”. Mi ha risposto con grande sicurezza. “Di noi due!”. Aveva capito tutto.

Che cosa rispondere all’angoscia dei genitori che non vorrebbero dare una contraccezione alla loro figlia?
Vorrei aiutarli ad essere sereni. È importante spiegare alla propria figlia, con parole che può capire, i rischi che ci possono essere, insegnandole ad avere un certo contegno, un certo riserbo. Certo non si potrà mai evitare uno stupro e nessuna contraccezione potrà proteggerla da un’aggressione.

Un ultimo consiglio?
Soprattutto nessuna chiusura nel nido protetto della famiglia. Certi pensano che l’affetto di papà, la tenerezza della mamma siano sufficienti a quel figlio o figlia divenuti adulti. Ma no! Così rischierebbero semplicemente di chiudersi con il figlio in una relazione soffocante dove è esclusa ogni altra persona.
Lasciare al tempo il tempo di fare il suo lavoro e il giovane capirà intuitivamente ciò che si può fare e ciò che non si può fare: Rispettare in lui il segreto che dà dignità alla sua personalità e riconoscerlo come una persona nella sua interezza. È una questione di sguardo.

Marie Odile Réthoré, 2003

Sessualità e disabilità: non aspettate a parlarne presto ultima modifica: 2003-06-23T16:15:04+00:00 da Marie-Odile Réthoré

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