Ecco il Natale. Ancora una volta, come sempre più sensibili alle sirene del consumismo che alle campane di Natale, parleremo di regali e ci affanneremo per acquistarli, tanti o pochi, costosi o economici.
Ma NO, da quest’anno regaliamo qualcosa di diverso: regaliamo a Natale e per tutto l’anno, il tempo, un po’ del nostro tempo e delle nostre capacità a persone in difficoltà, ad associazioni o gruppi che lavorano gratuitamente per aiutare altri esseri umani nei modi più diversi e negli ambienti più disperati. E se siamo già impegnati, ma stanchi, disillusi, sull’orlo di abbandonare ogni cosa, reagiamo con forza a questo stato d’animo e rinnoviamo la voglia di fare, nonostante la stanchezza o le disillusioni che a volte tanto pesano.

In questi tempi difficili mentre si moltiplicano in ogni parte del mondo drammi, problemi e sofferenze, appare sempre più evidente anche l’impossibilità dei governi di farvi fronte in modo esauriente, per la complessità delle situazioni, per la scarsità dei finanziamenti a disposizione, per cento altri motivi. Di conseguenza diventa sempre più essenziale il contributo del volontariato e cresce la sensazione che questo contributo dovremo viverlo semplicemente come una risposta ad un debito che abbiamo con il resto dell’umanità, come un dovere civile, come un obbligo morale.

“Il ricco Epulone diceva qualche domenica fa Don Vito commentando il Vangelo di Luca (Lc 16, 19 31) non appare inizialmente così malvagio da meritare pene crudeli per l’eternità. In fondo non è il responsabile della miseria di Lazzaro che giace abbandonato alla pietà dei cani davanti al portone del suo ricco palazzo: semplicemente lui non se ne occupa. Forse quel ricco signore usciva poco e, sempre circondato dalle sue guardie del corpo, non vedeva chi si accalcava al suo passaggio, forse era un tipo distratto, forse andava di fretta preso da mille impegni. Lui non ha fatto direttamente del male a quel poveretto. E invece ci assicura Gesù il ricco Epulone finirà tra le fiamme eterne: invano invocherà Abramo invano chiederà che Lazzaro, (finalmente lo nota e lo chiama per nome) corra in suo soccorso”.

Ma quanto ci assomiglia questo Epulone. Anche noi usciamo poco dalle nostre case e dai recinti delle nostre preoccupazioni quotidiane. Abbiamo sempre fretta, tanti impegni per cui affannarci… e non vediamo Lazzaro, non rispondiamo alle sue invocazioni e tanto meno lo andiamo a cercare. Ignoriamo Lazzaro e le mille necessità che ci urlano intorno, che assediano le nostre case e le nostre vite. E nonostante tutto ci sentiamo a posto come uomini e come cristiani.

In realtà solo uscendo dal recinto un pò asfissiante della nostra personale quotidiana pseudo sicurezza potremo prendere le distanze da questo ricco gaudente che nel nostro cuore disprezziamo e che è così duramente condannato da Gesù.

Tea Cabras, 2004

Il Natale del ricco Epulone ultima modifica: 2004-12-14T17:34:03+00:00 da Maria Teresa Mazzarotto

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