Ogni genitore cerca sempre di dare il meglio, secondo il suo punto di vista, ai propri figli. Una mamma che regala al figlio di 7/8 anni un cellulare, lo fa sicuramente perché è convinta di fare la cosa giusta per lui, agisce in buona fede. Credo che a nessuno verrebbe in mente di regalare al proprio figlio una pistola vera.
Spesso però siamo talmente influenzati e plagiati da ciò che riceviamo attraverso la pubblicità che diventa difficilissimo perseguire una idea propria, agire contro corrente, dire”no, questo non lo puoi avere” mentre tutti gli altri ce l’hanno. Quando dico ai miei figli”no, non puoi averlo” la loro preoccupazione si esprime in domande come:”Allora siamo poveri, non ce lo possiamo permettere?”

Che fatica trovare una giusta via di mezzo, far capire che non sempre c’entrano i soldi ma quei valori che un genitore vorrebbe vivere e far sopravvivere. Allora che fare? In fondo ciò che mi preme di più come mamma è che i miei figli non sprechino tempo ed energie a pensare solo a loro stessi ma che crescano con una mente aperta, consapevoli dell’esistenza di mondi diversi. Una realtà che mi sembra facilitare questo percorso, a volte difficile da perseguire, la ritrovo quando penso alle tante famiglie che gratuitamente si mettono a servizio del prossimo. Quanti genitori o figli vanno negli ospedali, nelle carceri, nelle parrocchie, nei luoghi dilaniati dalla guerra e dalla fame come medici o altro, quanti si occupano di anziani, disabili, malati mentali, quanti si dedicano all’ambiente? Come si cresce in queste famiglie? I figli sono più consapevoli dei bisogni nel grande mondo, più solidali nel loro piccolo mondo?

Per me il volontariato è stato, e lo è ancora, una scuola di vita e sarei felice se questo potesse valere anche per i miei figli. Mi piacerebbe che il volontariato diventasse una specie di”obbligatoriato”, materia da insegnare nelle scuole, e anche più intensamente nelle parrocchie perché credo che i nostri figli apprendano e si educhino attraverso l’’imitazione e attraverso l’esperienza vissuta in prima persona e poco tramite le nostre sole parole, divieti o permissivismo.

Huberta, 2004

Come dire:”No! Non puoi averlo!” ultima modifica: 2004-12-14T16:18:51+00:00 da Huberta Pott

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