Ivana e Matteo

Matteo Mazzarotto e Ivana Perri, della Comunità «Il Carro» si sono sposati il 2 luglio 1994, a Roma (1).

È sicuro che tutta Fede e Luce ha partecipato idealmente alla gioia di Matteo e di Ivana nel giorno del loro matrimonio. Ma per noi, tanti, che eravamo lì, quel giorno è stato un dono, un momento forte della nostra vita e del nostro cammino individuale e comunitario.
Ognuno l’ha vissuto a modo suo, ma è stato impossibile non sentire che per quel giorno preoccupazioni e fatiche erano state messe da parte e che la gioia e il sentimento di unità prevalevano su tutto. Questo sentimento trovava il suo centro in Ivana e Matteo, là, davanti all’altare, mentre affermavano il loro affetto reciproco, il loro impegno e il loro essere pronti a donarsi e a donare. Come non sentire in profondità insieme a loro quel desiderio «di condividere in maniera più piena e completa lo sforzo quotidiano di costruire il Regno di cui Ivana e Matteo ci avevano parlato nella partecipazione del loro matrimonio? E noi eravamo lì per affermarlo insieme a loro e per esserne i testimoni. A nome di tutti i testimoni veri, la sorella di Ivana, il fratello di Matteo e Mimmo e Lina. Mimmo è una persona disabile che abita al Carro ormai da tre anni ed è con difficoltà, ma con tanta e gioiosa fierezza, che quel giorno ha messo la sua firma sul grande registro parrocchiale. Lina fa parte di Fede e Luce da quasi vent’anni ed è la mamma di Roberto, un ragazzo dal comportamento molto difficile al quale Matteo è legatissimo.
L’Eucarestia è stata concelebrata da R Pierre Deberger che ha vissuto Fede e Luce fin dai tempi del seminario, da Don Vito Palmisano e da P. Paul Gilbert, assistente nazionale e regionale del movimento.
Non potrò dimenticare il momento della lettura del Vangelo delle Beatitudini, le preghiere, e in particolare quella così intensa con cui Gianni Mazzarotto ha ricordato il papà di Ivana. Non dimenticherò la musica solenne dell’organo suonato dal fratello dello sposo, il coro degli amici, Matteo con Ivana che cantano « Su ali d’aquila» insieme a tutto il coro.

Tanta emozione e tanta gioia non potevano che esplodere in una grande festa. Matteo e Ivana l’avevano organizzata al Carro e avevano pensato a tutto nei minimi particolari. Alcuni amici si erano uniti agli sposi nella preparazione di una cena per 250 persone. Si erano formati gruppi che avevano organizzato l’animazione, l’orchestrina, le danze, il servizio di tavola e quello delle bevande. Poi i canti sono venuti spontaneamente dai vari tavoli.

Uno dei momenti per me più commoventi della giornata è stato quello dell’arrivo al Carro, dopo la Messa. Sul balcone era steso un grande lenzuolo decorato dove spiccava la scritta «Auguri a Ivana e Matteo»; e i nastri bianchi sui cespugli del vialetto, i fiori nei vasi, il grande parcheggio ben organizzato con la luce e l’amico-parcheggiatore, i locali festosi, il tendone sul prato, le tavole preparate con fiori bianchi e azzurri, tutto, tutto diceva della sensibilità e dell’affetto degli amici e dei ragazzi della Comunità.
Ora quando penso a quegli auguri che sventolavano nell’aria calda di luglio e che accoglievano Ivana e Matteo e tutti noi nell’allegria di stare insieme in un giorno così felice, sento profondamente che lì c’era tutto lo spirito di Fede e Luce: genitori, ragazzi disabili e amici che si vogliono bene, che lavorano con serietà ed impegno dando il meglio di sé e che sono ricchi di un cuore che sa dimenticare le fatiche e le difficoltà della vita quotidiana per vivere, nella gioia dell’incontro, il dono di sé che sta sulla strada delle Beatitudini.

(1) Matteo è stato segretario nazionale di Fede e Luce. Il Carro è una piccola Comunità di vita, dove vivono insieme ragazzi disabili e i loro accompagnatori.

– Natalia Livi, 1994


Ci accettiamo così come siamo

Raffaella, vedova, mamma di due figli, di cui, uno Mattia di 14 anni, nella foto, aveva scritto questo testo per la Festa della Primavera a Parma. Per ragioni di tempo non ha potuto pronunciarlo. Lo pubblichiamo volentieri perché ci aiuti a riflettere.
In questo momento che abbiamo a disposizione prima della Messa, cerchiamo di vedere insieme che cosa ci ha dato Fede e Luce la prima volta che l’abbiamo incontrata; che cosa ci ha spinto a continuare a frequentarla e cosa ci dà in questo momento, quindi anche i miglioramenti che sarebbe utile apportare o gli errori da evitare.
Noi siamo qui certamente per dimenticare i problemi, la sofferenza, ma siamo qui per viverli insieme, per imparare a conoscerci, a scambiarci quello che viviamo, per aiutarci a scoprire che oltre il disagio, la sofferenza, ci può essere la speranza, la serenità se siamo circondati da un’atmosfera di accoglienza, di amore, di unione profondi, quindi non superficialità, ma motivazione profonda, che parte dal cuore e arriva al cuore. Io ho conosciuto Fede e Luce circa cinque anni fa, per caso devo dire; un gruppo, « Amici insieme» conoscendo il parroco della nostra Chiesa, era stato invitato in Parrocchia una domenica; nessuno mi aveva mai parlato di Fede e Luce e non conoscevo nessuno del gruppo; ero andata quindi per curiosità e con poca convinzione su quello che avrei trovato.
L’accoglienza che ho immediatamente ricevuto da queste persone che non mi avevano mai vista è stata una cosa bellissima, del tutto nuova e inaspettata, il calore che mi hanno , subito dimostrato mi ha proprio riscaldato il cuore. Non cerano le barriere e i problemi che spesso ci creiamo proprio come individui, al di là del problema dell’handicap (domande come: devo salutare prima io o lo fanno loro, andrò bene vestita così? e via di seguito) regole esteriori, che però ci condizionano spesso negli ambienti che frequentiamo; e oltre a questo, ma ben più importante, ero certa che lì mio figlio era accettato, apprezzato e amato così com’è e per quello che è.

All’ansia, al disagio, che avevo precedentemente provato, quando dovevo inserirlo in ambienti nuovi, alla domanda così sofferta: si comporterà bene? come lo accetteranno? alla sofferenza che mi feriva nel profondo quando mi accorgevo che era tollerato, anziché accettato e amato, ora c’era la tranquillità, la serenità, e per la prima volta mio figlio, che consideravo come motivo di isolamento dagli altri, come ostacolo a condurre una vita normale con dei rapporti sociali consueti, diventava invece il punto di unione con gli altri, non era più il diverso, che ti faceva sentire una famiglia diversa, emarginata. Ma attraverso di lui, avevi il dono di vivere l’amicizia, l’amore, la solidarietà, nel modo più autentico, più vero e profondo, di godere della vita, nonostante tutto, nello stare insieme, nel far festa insieme. Tutto questo mi dava forza nuova per andare incontro a ciò che la vita mi avrebbe riservato.
Il problema di oggi nel nostro gruppo, credo sia la poca presenza di gente giovane, coppie giovani e il motivo penso sia proprio legato all’impegno richiesto, non tanto organizzativo, ma quello di guardarti dentro, di tirar fuori ed esprimere ciò che provi, è una fatica, che però poi ti aiuta a crescere, a maturare e ti gratifica. « Come dire chi è stato per noi Mons. Lacroix? Un versetto del libro di Samuele (13, 14) mi viene alla mente: « Yahvé si è cercato un uomo secondo il suo cuore e l’ha designato pastore del suo popolo».
Il cuore di Mons. Lacroix era immenso, tanto grande perché ognuno di noi si sentisse pienamente accolto e a suo agio con lui. Trovavamo sempre in lui un ascolto profondo e una vera saggezza per illuminare le situazioni di conflitto, le paure e le domande che incontravamo.
Non gli mancava l’umorismo. Mi piace pensare che quando i medici hanno aperto il suo cuore, il Signore è intervenuto dicendo: «Non cercate di aggiustare qualcosa… Il cuore di Fernand Lacroix è pronto per rientrare a casa e dimorare con Me per sempre!».
Ora, nella pena, ma anche nella fiducia più totale, preghiamo per lui e lo preghiamo per Fede e Luce, sicuri di avere in lui un protettore pieno di tenerezza e di forza».

– Raffaella, 1994


Addio, amico vescovo!

Il vescovo Fernand Lacroix ci ha lasciati per la casa del Padre il 28 febbraio scorso, dopo aver subito un’operazione al cuore. Già vescovo di Edmundston in Canada, Mons. Lacroix aveva accettato di essere assistente internazionale del nostro movimento nel 1987. Da allora è stato il nostro buon pastore sia nel Consiglio Internazionale, sia accanto agli assistenti spirituali; vicino a tutti e a ciascuno durante gli incontri internazionali, i ritiri spirituali, i pellegrinaggi.
Tutti possiamo dire di aver incontrato in lui «un sacerdote secondo il Cuore di Gesù», come disse di lui il P. Sef di Slovenia.
Maureen O’Reilly coordinatore internazionale, lo ricorda così:

«Come dire chi è stato per noi Mons. Lacroix? Un versetto del libro di Samuele (13, 14) mi viene alla mente: «Yahvé si è cercato un uomo secondo il suo cuore e l’ha designato pastore del suo po¬ polo».
Il cuore di Mons. Lacroix era immenso, tanto grande perché ognuno di noi si sentisse piena¬ mente accolto e a suo agio con lui. Trovavamo sempre in lui un ascolto profondo e una vera saggezza per illuminare le situazioni di conflitto, le paure e le domande che incontravamo.
Non gli mancava l’umorismo. Mi piace pensare che quando i medici hanno aperto il suo cuore, il Signore è intervenuto dicendo: «Non cercate di aggiustare qual¬ cosa… Il cuore di Fernand Lacroix è pronto per rientrare a casa e dimorare con Me per sempre! ».
Ora, nella pena, ma anche nel¬ la fiducia più totale, preghiamo per lui e lo preghiamo per Fede e Luce, sicuri di avere in lui un protettore pieno di tenerezza e di forza».


Numero speciale su attività e canti
Dopo il numero di Ombre e Luci dedicato ai giochi, che molti hanno apprezzato e stanno usando, vogliamo preparare un numero su «Attività e Canti». Incominciate a raccogliere materiale e a fare appunti, disegni e foto sulle vostre esperienze e scoperte in questo campo. In particolare pensate ad attività legate alla catechesi e alle varie «celebrazioni», alla preghiera comunitaria, all’attività di formazione religiosa negli incontri, all’intrattenimento dei gruppi, al lavoro anche nei laboratori.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.43, 1993

Copertina - Ombre e Luci n.47 - 1994

Sommario

Editoriale

Ferie di agosto di M. Bertolini

Articoli

Un fardello pesante di E.C.Bulligan
Non vuole più andare a messa di H. Bissonier
Esperienza di catechesi: confessione di T. Pelagallo
Come costruire il futuro delle persone disabili di D. Byrne e N. Seede
Per tutte le Sabine del mondo

Inchiesta

Inchiesta tra i genitori di figli con handicap

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce

Vita Fede e Luce n.47 ultima modifica: 1994-09-03T16:02:37+00:00 da Redazione

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