In questi ultimi giorni di agosto, la televisione ci parla del controesodo dei vacanzieri. Milioni e milioni di macchine e di navi si affollano ai caselli e nei porti per riportare a casa i fortunati estivanti; abbronzati, coloratissimi, pronti a ricominciare il quotidiano passare dei giorni.
Col pensiero ripercorro a ritroso questi giorni d’estate passati a Roma. Strade quasi deserte, saracinesche inesorabilmente abbassate, mercati spopolati, chiesa pressoché vuota. E caldo, tanto caldo.
E ancora la televisione che annuncia di non far uscire i bambini e anziani nelle ore più calde.
Allora, tutti «in casa» gli abitanti rimasti «a casa». Finestre chiuse, tende tirate, porte sbrangate; (la paura dei ladri raddoppia in questi giorni…); ventilatori accesi a tutto vapore.
Sono molti o sono pochi questi cittadini costretti in città, perché malati, perché soli, perché privi di quel di più che permette di fare un po’ di vacanza?

È un’esperienza importante passare agosto in città. Mi azzardo, al mattino presto, a fare una corsa in macchina per alcune commissioni indispensabili. Passo sotto la casa di Franco; 53 anni, gravissimo nelle sue difficoltà psichiche e fisiche. Figlio unico — la sorella adorata è morta anni fa di tumore — vive chiuso in casa, sempre, con i suoi anziani genitori. Le sue notizie me le dà il papà, che raramente incontro al mercato. «Esco solo io, per fare la spesa. Lui e mia moglie sono sempre lì. Non vogliono più uscire».
Mando a tutti e tre il mio silenzioso, caloroso saluto e proseguo. Devo andare a ritirare la posta di Ombre e Luci. Passo accanto all’Ospedale S. Camillo. Normalmente, lì attorno, c’è sempre molto traffico. Sono stupita di trovare le strade sgombre; filo via velocemente e quasi mi dimentico di lanciare lo sguardo verso i gialli padiglioni che sembrano, anch’essi, caduti nel silenzio che paralizza un po’ tutta la città.

Mi ricordo all’improvviso che forse Anna è ancora lì: ricoverata per la terza volta dopo una grave operazione. Mi ha scritto raccontandomi le sue traversie e le sue ansie: trovare chi si prendesse cura di sua figlia disabile per tutti quei giorni in ospedale, non è stata cosa da poco. «E ai dottori che mi dicevano “Signora, lei ora sta bene, deve solo stare tranquilla!” come potevo rispondere che tranquilli non si può essere quando si vivono certe situazioni! Fanno presto loro a parlare, non ti pare?»
Rientrando passo davanti alla casa di Giulia; è lì nel suo lindo appartamento, con i suoi due amatissimi figli. Non hanno potuto far nulla quest’estate: mancanza di soldi. «Lo sai cosa vuol dire partire con loro! Lettini, carrozzelle, materassi speciali… e poi, dove, come, e poi, in fondo, a che scopo tanta fatica! Stiamo meglio qui. Mio marito preferisce lavorare. I soldi non bastano mai!»
Ciao, carissima Giulia, mamma provata nelle due maternità, giovanissima e piena di vita, ma con che vita dura e sofferta.
Arrivo a casa, sudata, accaldata. Delle tre commissioni due sono andate a vuoto: chiuso per ferie, era ovvio! Stupida io che ci ho voluto provare.
Faccio appena in tempo a mettermi in tenuta superestiva, che squilla il telefono.
«È per te!» mi dice il marito imperturbabilmente chino sui suoi codici medievali, sventolato abilmente da un enorme ventilatore che lo allieta giorno e notte. Per lui l’estate è bella: nessuno che ti disturba, finalmente in pace! Mugugno e rispondo al telefono: «Maria’, sò io, Teresa! Nun me riconosci? Te se’ scordata de me?»
Balbetto un «no» che esce a stento. Di fatto, avevo saputo da una sua nipotina, mai sentita prima, che la nonna era morente all’ospedale, ormai cieca e con una gamba amputata.
Mi riscuoto. «Dimmi, come stai? Come sta la tua Anna?» «È per questo che te telefono. Anna è da un anno al centro XXX; ce l’ho dovuta mette! Ma mò, ridotta come sò, volevo dirte se ce potevi annà te a vedè come sta. Io non me movo più. Poi me vieni a trovà e me dici come sta!»

Anna mi ritorna in mente di colpo: chiusa nel suo mondo, l’avevo vista la prima volta nel letto matrimoniale della mamma, agitare senza tregua un cucchiaino di plastica.
Rassicuro Teresa; andrò da Anna e da lei, ma — non posso fare a meno di esclamare — «Appena farà un po’ di fresco!»
Dopo pranzo mi metto in lena a preparare una stanzetta che uso come guardaroba. Domani Daria mi porterà Stefano, 3 anni, piccolissimo per la sua età, con gravi malformazioni. Mesi fa, mi ha chiesto timidamente se poteva fare un po’ di vacanza con suo marito e l’altro bimbo di 5 anni. La mamma di Stefano ha solo 26 anni. Non ha genitori (sono morti ambedue) e non ha fratelli o sorelle. Stefano è un gravissimo peso; non fa progressi, non cresce, non mangia… lei e il marito e il fratellino sono allo estremo delle risorse psicologiche.
«Figurati, sarò felice di averlo qui con me per una settimana. Mio marito è d’accordissimo. Sta tranquilla. Grazie di avermelo chiesto!».
Di fatto, sono molto contenta e ci metto tutto il cuore a trasformare la stanza in una cameretta come si conviene. Faccio a tempo a sistemare un orsacchiotto di pelouche sul tavolinetto accanto alla lampada e… Drin! Telefono!
«Mariangela, sono io!» — la voce è triste fino alla morte — «Io sono pronta, ti e vi aspetto!»; «Ma, sai, ti telefono per questo: Stefano ha 40 di febbre… Come faccio… Ho già disdetto l’albergo… Ho perso mezzo milione di caparra… Poi dicono perché sei pessimista… Come faccio a lasciartelo… Non posso e non mi divertirei neanche un’ora a saperlo così… Scusa il disturbo… Ciao! Ciao!»
Una calda estate a Roma. Che caldo! ma quante lezioni ho ricevuto. Ve le trasmetto perché, non si sa mai, può capitare a tutti di restare un agosto in città!

Mariangela Bertolini, 1994

Mariangela Bertolini

Nata a Treviso nel 1933, insegnante e mamma di tre figli tra cui Maria Francesca, Chicca, con una grave disabilità.
È stata fra le promotrici di Fede e Luce in Italia. Ha fondato e diretto Ombre e Luci dal 1983 fino al 2014.

Tutti gli articoli di Mariangela

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.43, 1993

Copertina - Ombre e Luci n.47 - 1994

Sommario

Editoriale

Ferie di agosto di M. Bertolini

Articoli

Un fardello pesante di E.C.Bulligan
Non vuole più andare a messa di H. Bissonier
Esperienza di catechesi: confessione di T. Pelagallo
Come costruire il futuro delle persone disabili di D. Byrne e N. Seede
Per tutte le Sabine del mondo

Inchiesta

Inchiesta tra i genitori di figli con handicap

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce

Ferie d’agosto ultima modifica: 1994-09-03T12:59:38+00:00 da Mariangela Bertolini

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