Carissima Mariangela,
mi hai chiesto un articolo per il n° 100 di Ombre e Luci. Desideravi che affrontassi i punti fondamentali per un’educazione globale della persona disabile perché possa svilupparsi in tutte le sue capacità”. Tema vasto, che meriterebbe un lungo sviluppo che non posso trattare qui. Così ti scrivo semplicemente questa lettera con tutto il cuore per dire ciò che ho scoperto in varie decine di anni accanto alle persone con handicap e alle loro famiglie, grazie all’OCH (Ufficio cristiano persone handicappate) e a Fede e Luce internazionale.

Sai quanto — fra tutte le famiglie che ho incontrate —tu sei stata per me un importante punto d’appoggio grazie alla tua fiducia e alle tue confidenze. Conoscevi nella tua carne la prova dovuta a una figlia profondamente disabile. Molto spesso, nei miei scritti e nelle conferenze, il tuo nome mi è ritornato come un punto di riferimento. Con vocazioni diverse, abbiamo camminato insieme.

Un primo pellegrinaggio a Lourdes nel 1968 offrì l’occasione di sentire il grido silenzioso della vostra bambina: “Mi vuoi bene?”

Per te, per Chicca, per Paolo. tuo marito, per Nanni ed Emanuele, i vostri due figli, da allora una piccola luce è entrata nella vostra vita. Poi ci siamo rincontrate a Roma nel 1974, quando hai accettato di impegnarti nella promozione di Fede e Luce, in Italia prima, poi in tutta l’Europa del Sud e dell’Est.

Nelle nostre rispettive missioni, molto vicine sono state e sono le nostre convinzioni. Per quanto mi riguarda, tre certezze mi hanno animato e si sono via via approfondite.

Ogni persona è una storia sacra

L’esserino appena concepito, qualunque siano i suoi limiti, Dio l’ha voluto personalmente. È amato da Lui, dall’eternità — i suoi genitori non hanno creato questa nuova vitagliel’hanno trasmessa per un potere inaudito che Dio ha concesso loro.

Oggi, nei paesi occidentali, progressi straordinari sono stati compiuti perché la persona disabile possa beneficiare di tutti i diritti come gli altri cittadini: in particolare del diritto alle pari opportunità e all’autonomia. Tutti i diritti? No, poiché ad esse viene negato il diritto fondamentale alla vita senza il quale non potrà esercitare tutti gli altri diritti. Così, in Francia, il 95% dei bambini DOWN, il cui handicap sia stato diagnosticato nel grembo materno, non vedrà la luce.

A Fede e Luce, tutti i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati in prima linea a manifestare il valore della persona disabile e il suo posto unico nel mondo.

La famiglia è la culla della vita

Per i genitori è una prova immensa sia l’attesa di un bambino al quale sia stato diagnosticato un handicap, sia l’accoglienza di un figlio il cui handicap si riveli alla nascita.

La vostra vocazione a Ombre e Luci — così come la nostra — è raggiungere le famiglie, ridar loro fiducia nel tesoro che è stato loro affidato, e nelle sue possibilità di crescita, rassicurare che non sono sole nel compiere la loro missione; cercare di suscitare intorno a loro una grande corrente di solidarietà da parte della famiglia allargata e degli amici. E° vostro compito inoltre convincere i medici che il destino di quel bambino è in gran parte nelle loro mani specialmente in due momenti cruciali: quando pronunciano la parola della “diagnosi prenatale” e quando, alla nascita, si scopre l’handicap.

La comunità è un luogo essenziale di crescita

Se la persona disabile ha bisogno di una famiglia, la famiglia stessa deve sentirsi sostenuta dalla comunità umana nelle sue diverse componenti (parrocchie, centri di cura, scuola, movimenti, aziende…). Ognuno, secondo la propria vocazione e competenza è chiamato ad accogliere la persona fragile con amore e saggezza e a scoprire sia i limiti che le ricchezze.

Nell’educazione e nell’accompagnamento di un bambino disabile, indicherei volentieri due punti fondamentali: la fiducia e la “buona terra”.

La fiducia
Per svilupparsi, il bambino ha bisogno di un papà e di una mamma che gli fanno capire attraverso i gesti e le parole, “Per noi non sei una persona handicappata. Sei Enrico, sei Giulietta, sei unico”. Anche quando il bambino non si esprime con la parola, questa fiducia si comunica con lo sguardo, il sorriso, i gesti, il tono, la voce.

La buona terra
Prima di tutto, quella formata dalla famiglia o dalla comunità. Il bambino, il giovane, ha bisogno di sentirsi in luogo sicuro, in pace. Questo è il segreto della sua felicità. L’unità attorno a lui è una necessità vitale mentre invece le discussioni e i conflitti lo fanno piombare nell’angoscia e lo rinchiudono in se stesso.

Chiudo da dove avrei dovuto cominciare per dirti come partecipo alla vostra gioia e al vostro ringraziamento per questo centesimo numero di Ombre e Luci. Quanta fede e quanto amore sono stati necessari a te e attorno a te per lanciare questa rivista: una barca molto fragile nell’oceano. Avete avuto bisogno di tanta speranza per avanzare contro venti e maree. Siete stati portati dall’urgenza della missione, dall’attesa e dalla fiducia dei lettori; dal soffio dello Spirito Santo che gonfiava le vostre vele… Alleluia, Magnificat! Ora, “Duc in altum” al largo!”

Tante persone disabili, tante famiglie e amici hanno bisogno di voi, molto spesso anche senza saperlo.

Ti abbraccio con tutto il cuore.

Marie Hélène Mathieu, 2007

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.100

Sommario

Editoriali

Una grande famiglia di M. Bertolini
Con tutto il cuore di M.H. Mathieu

Articoli

La grande famiglia
San Francesco, l'Arca e Fede e Luce di J.Vanier
Né lui né i suoi genitori di C. M. Martini
Dedicato alle namme e ai papà , di A. M. Cosmai
E se Gesù ci scrivesse oggi...
Maria: storia illustrata
Alla scoperta della redazione di Ombre e Luci! di C. Ventura
...e non siamo soli! di C. Ventura
Ti ricordi di Nicole? di T. Cabras, N. Livi, M. Sluthes
Ammalati... di affetto di G. C. Zanon
Una redazione... in condominio di M. e G. Rossi
Noi, dei piani di sopra di O. Gammarelli

Dialogo aperto

Dialogo aperto

Con tutto il cuore ultima modifica: 2007-12-10T18:37:47+00:00 da Marie Hélène Mathieu

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