Comunemente si ritiene che per cantare in un coro serva una gran bella voce, una certa cultura musicale, disciplina ecc. Servono, certo, ma a quanto pare non sono uniche prerogative per farne parte. Un gruppo di persone che si armano di buona volontà, capeggiate da un maestro (Livio Girgenti) e da un’insegnante di tecnica vocale (non si può mica improvvisare quando si fa sul serio!), possono formare un coro di tutto rispetto senza avere una grande esperienza musicale e non avendo, apparentemente, nulla in comune. Per di più è possibile che pazienti psichiatrici possano cantare in un coro vero.

Stiamo parlando di “Coralmente”, il coro polifonico a cappella nato nell’ambito delle attività riabilitative promosse dal Dipartimento di Salute Mentale della ASL 6 di Palermo. Il progetto, ideato e diretto dal medico psichiatra Giuseppe Romano, prevede un incontro la settimana della durata di circa due ore e la partecipazione sia degli utenti dei servizi psichiatrici (degenti e non), familiari di utenti, operatori dei servizi di Salute Mentale e volontari.

Il repertorio del coro è molto vasto, infatti è costituito da oltre 25 brani che spaziano dalla musica rinascimentale, alla gospel, ai canti natalizi e agli arrangiamenti per coro di musiche contemporanee. In 6 anni di attività concertistica conta ormai oltre 50 concerti svolti all’interno di numerose manifestazioni in ambito psichiatrico, ma anche in altre occasioni che hanno coinvolto scolaresche, istituzioni non psichiatriche e la cittadinanza in generale.

Chiediamo al Dott. Romano il motivo per il quale al coro prendono parte anche alcuni familiari degli utenti.

Può spiegare cosa significa questo elemento ai fini terapeutici?
Il senso terapeutico del progetto, e con esso la presenza dei familiari, può riassumersi nell’obiettivo del “prendersi cura”, del condividere un sano clima emotivo-affettivo che riusciamo a trasmettere fra noi nel corso delle prove e al pubblico che ascolta. “Coralmente” rappresenta, a mio parere, un’occasione di condivisione importante, laddove in alcuni casi il rapporto fra portatore del disagio e familiare appare deteriorato da anni di incomprensioni e da un senso di impotenza legato spesso alla incapacità dei familiari di dare risposte adeguate ai bisogni dei loro cari sofferenti. Inoltre consente ai familiari nella quasi totalità dei casi di “riscoprire” nel disabile delle capacità che sembravano irrimediabilmente perdute. Riuscire a vedere oltre la malattia, di riprovare il piacere di fare delle “cose” assieme e quindi riassaporare la crescita dell’ autostima, dell’autonomia, dell’emancipazione. Credo che tutto questo possa, a buon diritto, chiamarsi “promozione della salute mentale”.

Che genere di miglioramenti sono riscontrabili?
I miglioramenti più consistenti sono il minor numero di ricoveri in ambiente ospedaliero (ma questo vale per tutte la attività riabilitative che producono un incremento della rete sociale); maggiore integrazione e migliore accondiscendenza relazionale, sia nei confronti dei familiari che del “prossimo” in genere.

Oltre a sofferenti psichici, ci sono anche persone con disabilità?
In questo momento Coralmente è composto da circa 45 coristi, dei quali circa il 60% è dichiaratamente disabile, la maggior parte psichici, ma ci sono anche un ragazzo autistico, due ragazzi down, quattro ragazzi con deficit intellettivo, due ragazzi con disabilità fisica, il rimanente 40% non ha “dichiarati” problemi di salute mentale, ma non posso escludere che non li abbia, me compreso, che sono un corista a tutti gli effetti. A parte la battuta, un dato riscontrato sia dai coristi, che vivono quest’esperienza, sia dagli spettatori che ci vengono ad ascoltare, è che l’integrazione non annulla, ma esalta le diversità, le fa apparire una ricchezza. E questo a tutto vantaggio della lotta allo stigma e al pregiudizio, altro obiettivo che questo progetto modestamente porta avanti.

Nell’ultimo periodo in quale occasioni il coro si è esibito? Che progetti ci sono nel prossimo futuro?
Ultimamente abbiamo partecipato ad un convegno organizzato dal tribunale dei minori, nell’ambito di un progetto di recupero di ragazzi detenuti; il 9 maggio ad un convegno sugli orti didattici, con il coinvolgimento delle scuole e del volontariato, oltre che delle Istituzioni(Azienda USL e Comune di Palermo) ed il 29 maggio abbiamo concluso un incontro sulle Artiterapie organizzato a Palermo presso il Centro di Medicina Integrata.

Ci sono realtà simili in Italia? Contiamo di partecipare al festival “Coralmente abili” che si terrà a Volterra, come ormai avviene da 4 anni nel mese di novembre, festival al quale partecipano anche altre realtà “sorelle”.

Laura Nardini, 2009

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.106

Sommario

Editoriale

Il coraggio di osare di Mariangela Bertolini

Dossier: Il coraggio di osare

Piccoli passi in sicurezza di Comunità Tau di Arcene
Clown “Cicciola” di C. Tersigni
Dimitri, il teatro fra sogno e progettualità di T. Guerrisi
Vivere i miei limiti nella verità di A. e M. C.Taurine
Nomen omen di Redazione
Eppure splende il sole di N.B.
Sotto i riflettori, sempre senza protesi Intervista a Cerrie Burnell di L. e M. S. Bertolini

Altri articoli

Sotto l’ombrellone, per grandi e piccini di T. Mazzarotto, A. Floris
Coralmente. Le voci dell’anima di L.Nardini
Ritardo mentale nelle malattie genetiche: la ricerca di una possibile cura
Rosa di Pennablù

Rubriche

Dialogo Aperto

Libri

Il resto (parziale) della storia, C.De Angelis e S. Martello
Amore caro, C. Sereni
Quel puntino un po’ sfrangiato, G. Martino

Coralmente, le voci dell’anima ultima modifica: 2009-06-10T10:02:04+00:00 da Laura Nardini

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