Dall’1 al4 Novembre scorsi si è svolto l’incontro di formazione nazionale di Fede e Luce con il titolo “Fede & Luce e l’alchimia delle nostre vite”. L’incontro si è svolto a Santa Severa, sul lido laziale, con amici, genitori e ragazzi provenienti da molte comunità di tutta Italia. Una partecipante ci racconta l’atmosfera di queste giornate.

Chiudete gli occhi e immaginate un bel mare azzurro, c’è il sole, l’acqua brilla, anche se il calendario segna novembre. Continuate a tenere gli occhi chiusi e immaginate alcune paia di piedi, proprio lì, a riva, che si bagnano, pantaloni arrotolati alle caviglie…un paio di piedi, increduli di stare nell’acqua marina a Novembre, sono di Cuneo, un altro paio sono di Cesano Boscone, quelli accanto vengono da Cardito e più in là un paio di piedi di Mazara del Vallo si schizzano con dei piedi di Abano Terme. E lì dietro, sul bagnasciuga, piedi rilassati di Treviglio e di Monopoli giocano coi granelli di sabbia. Un pallone rotola veloce…. passano correndo un piede di Roma, uno di Monza e uno di Napoli. Due piedini di San Domenico Selvazzano si godono il sole….

Ecco, questa è una delle pause dell’incontro di formazione…

Chiudete di nuovo gli occhi, se vi va, e immaginate ora delle mani, tante mani, che impastano argilla bagnata. Alcune affondano nell’argilla, altre la stringono, altre la tirano, qualcuna l’accarezza. Qualche mano modella delle forme. C’è una mano che passa e ripassa sopra l’argilla incerta su quello che vuole tirar fuori, lì vicino due mani agitate hanno già cambiato idea tre volte, un’altra mano tocca l’argilla un po’ annoiata.

Due voci di guida chiedono a qualcuno di rappresentare se stessi con l’argilla…

Rappresentare se stessi? Con l’argilla?
E immaginate che prendano forma, da quella poltiglia grigia, un libro, una rosa, una scatola semi-aperta, un volto, un labirinto…

A qualcun altro hanno chiesto di costruire, sempre con l’argilla, un villaggio ideale: così altre mani hanno fatto ponti, stradine, piazze e piazzette, case, capanne, fontane e archi d’entrata.

Ora le mani sono invitate a comporre insieme queste opere: il villaggio deve far posto al libro, alla rosa, alla scatola, al labirinto. Le mani si affaccendano, spostano, riflettono, discutono su chi deve fare posto a cosa, su chi deve accogliere e chi viene accolto. Immaginate ora le mani, sporche di argilla incrostata fino a sotto le unghie, che si appoggiano ai bordi del tavolo, si fermano, osservano la nuova creazione di gruppo. Osservano le forme di argilla e poi le persone che le hanno fatte. Un modo creativo per conoscersi!

Avete provato a immaginare? Ecco, questa è uno dei laboratori pratico-artistici proposti durante l’incontro, attività che hanno provato a farci stare insieme in modo nuovo, senza dover parlare, raccontando noi stessi e interagendo con gli altri.

Ora immaginate dei testimoni…

Testimoni di cosa? E’ difficile sintetizzarlo… Parlano di recite, incontri, calore trovato, cambiamento, solitudini interrotte, comprensione ricevuta, fedeltà nel tempo, handicap mentale, gioia di vivere, dolore, Fede e Luce. Immaginate una coppia sposata, un papà, una mamma, un giovane uomo: parlano di alchimie delle loro vite e di senso profondo. Le alchimie che hanno visto crearsi tra alcuni elementi visibili come persone, incontri, risate, strette di mano ed elementi invisibili come l’accoglienza, la sofferenza, l’inatteso, il soffio dello Spirito Santo. Immaginate questi testimoni che si avvicendano un po’ imbarazzati davanti a tanti occhi che li guardano attenti, curiosi, increduli e a tanti orecchi che li ascoltano, silenziosi. E a tanti cuori sorpresi, alcuni consolati, altri toccati, altri ancora sopraffatti.

Lello
“Questo è il miracolo di Fede e Luce(F&L): persone che la società considera come un peso, un problema ed un disturbo, F&L invece li vede come sorgente di vita e di luce che ci conduce verso Gesù. Le persone con handicap mentale vengono accolte, considerate ed amate e per questo si trasformano e acquistano forza, dignità e capacità di ricambiare l’amore che gli viene dato in modo disinteressato e gratuito. Senza questo amore, che è parte del nostro cammino di fede, questi ragazzi si sentono di troppo, si irrigidiscono, si chiudono per proteggersi, non essendo capaci di affrontare le situazioni; vivono una forma di morte interiore. La cosa splendida che rende F&L sempre più una profezia è che i ragazzi che fanno parte della nostra comunità, compreso mio figlio, in poco tempo sono diventate persone diverse con atteggiamenti sempre più positivi”.

Daniele

“Si, sono felice di avervi incontrato perchè da quando è morto mio padre, il dolore che mi porto dentro è sempre forte e con voi ho trovato come una seconda famiglia e… mi sento proprio bene”.

Immaginate Nanni e Cristina:

Cristina
“… il sentirmi sicura, la fiducia, la possibilità di dipendere con fiducia da altri, l’essere accettata per quel che sono, la consapevolezza che se non ci fossi sarebbe stato diverso per gli altri in quella casetta, la possibilità di esprimere amore, gratitudine, ringraziamento. Il ritrovarsi in un luogo di persone dove, sì, ognuno ha il suo valore unico, e con questo suo valore è veramente importante per l’altro, dove è forte il senso di reciprocità dovuto al fatto di aver condiviso e condividere la stessa esperienza. […] C’era una comunità, una comunità cristiana illuminata dalla persona con handicap”.

Nanni
“Chicca e i suoi amici mi hanno insegnato forse fin troppo presto a distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è; ciò per cui vale la pena impegnarsi e perdere un mucchio di tempo da ciò che invece non merita attenzione. Ricordo le ore che ho passato tenendo fra le braccia Daniele senza fare assolutamente niente altro che guardarlo negli occhi e pomeriggi d’estate mentre suonavo la chitarra seduto per terra, accanto a Davide, aspettando il momento di andare a cena. Quando a volte, anche oggi, mi assale il dubbio che forse potrei utilizzare “meglio” il mio tempo, ripenso a quei lunghi momenti e mi accorgo che è così che Davide e Daniele e i loro amici, mi hanno mostrato il valore del tempo e dell’uomo. E c’è un’altra cosa imparata: il mistero del la sofferenza. Tutti a F&L viviamo momenti di gioia, di festa, Ma rischiamo di passare accanto all’essenziale se non ci ricordiamo che F&L affonda le radici nella sofferenza. Forse per questo le nostre feste sono così belle, così diverse dalle altre feste che facciamo con gli amici. La nostra società cerca di mettere da parte la sofferenza, quasi che per essere felici basti “non soffrire”. Così si fugge dal dolore e si tende ad allontanarsi spesso dalla realtà. Per assurdo, si fugge anche dai legami di affetto più profondi perchè si ha la paura di rimanere feriti.[…] A F&L, invece, chi soffre è al centro della comunità e diventa, misteriosamente, fonte di gioia e di unità. Anche Gesù per darci la gioia della resurrezione ha accettato di morire in croce. Ecco perchè a F&L l’ Alleluia ha una forza diversa”.

Immaginate poi…

…Racconti su comunità fedelucine lontane, storie di amici libanesi, racconti riportati di elezioni di responsabili in Croazia, fatiche quotidiane di altre comunità sorelle in Giordania, Svizzera, Cipro.

Ecco, queste sono state le testimonianze che ci sono state donate.

Chiudete gli occhi e provate a immaginare dieci, dodici persone riunite insieme, qualcuno si conosce, tanti no. Immaginate accenti diversi che chiacchierano, discutono, si confrontano. Immaginate età diverse che condividono esperienze avute in Fede e Luce ma anche nella vita. Immaginate una candela accesa al centro e voci che raccontano del loro arrivo in comunità, dell’oggi della propria comunità. Perchè si arriva, perchè si resta. Perchè si va via. Voci che raccontano momenti divertenti della propria comunità, ma anche difficoltà, problemi che sembra difficile risolvere. Le voci raccontano, ma anche chiedono a chi sta di fronte: “E da te che succede?” oppure dicono “Anche a noi succede questo…” .

Ecco, questi sono i gruppetti di scambio che hanno accolto ogni partecipante dell’incontro dopo i momenti comuni, per ritrovarsi in pochi e comunicare in tranquillità le proprie impressioni, riflettere insieme e ascoltarsi.

E infine, ancora occhi chiusi, immaginate risate comuni; chitarre che suonano fino a tardi; “Sccc! Quello dell’albergo ha chiesto di fare piano…”; un cerchio di 70 persone; commuoversi insieme; passeggiare e appoggiarsi sulla spalla di chi non conoscevi prima; entrare in sala da pranzo e sentirti a tuo agio ovunque ti siederai; il Padre Nostro con le mani unite; Maurizio Manca vestito da Piero Angela; le scenette preparate insieme; il buongiorno strascinato incrociandosi nei bagni la mattina dopo la sveglia; l’accento romano, l’accento pugliese, l’accento milanese, l’accento veneto, l’accento siciliano; Lucia di Napoli che sorride e spiega a gesti quello che pensa; Daniele di Roma che passa col suo impeccabile giacchetto di pelle nera; Emanuele di Rivoltella del Garda che osserva; Umberto di Palermo che prima si impunta e poi ti strizza l’occhio; Eleonora di Roma che ti da il bacio della buonanotte; rilassarsi sul divano della hall chiacchierando tra un momento dell’incontro e l’altro; i saluti finali, “A presto!” anche se sai che non vi rivedrete per un bel po’; la sensazione di averlo usato bene, per una volta, questo weekend libero da impegni.

M.C.V., 2008

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.101

Sommario

Editoriale

Avvicinare i genitori di M. Bertolini

Dossier: Un percorso di catechesi speciale

La loro e nostra Cresima di Pietro Vetro
L’uomo guarda il volto, Dio il cuore di V. Mastroiacovo
Ho camminato vicino a Marco di R. Tarantino
Abbiamo tutti bisogno dei sacramenti di P. Luciano Larivera

Articoli

I ragazzi di Sipario
Tra il dire e il fare non c’è più il mare di M. Bartesaghi
Concorso fotografico “Legami” di A. Panegrossi
Sbagliando s’inventa di L. Nardini
Invasioni rumene, non barbariche di H. Pott
Immaginate...  di M.C.V.
Testimone oculare di M.T.Mazzarotto

Rubriche

Dialogo aperto

Immaginate… ultima modifica: 2007-12-12T17:06:26+00:00 da Redazione

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