Da piccoli giocavamo spesso a “Chi ha paura dell’uomo nero?” Oggi “l’uomo nero” verrebbe interpretato come il clandestino, l’extracomunitario, lo zingaro… spesso il rumeno.

Per questo voglio raccontare una storia alla quale ho assistito e che mi ha riempito il cuore di gioia e di commozione.

Un po’ di tempo fa una mia amica mi diede una busta chiusa durante la messa parrocchiale con scritto “Per Huberta — Fede e Luce”. In ricordo della sua mamma, volata in cielo da poco, aveva voluto dare un po’ di denaro a Fede e Luce. Ringraziai.

Nello stesso periodo c’era una famiglia in difficoltà a causa del peggioramento del figliolo con già gravi problemi. Il ragazzo alternava giornate totalmente apatiche nelle quali dormiva giorno e notte con giornate e notti intere in cui non dormiva mai, e con lui anche i genitori. Seguirono visite estenuanti negli ospedali, ricoveri e quant’altro. In tutto ciò si doveva pensare anche agli altri tre figli: portarli all’asilo, a scuola, al catechismo, pensare ai pranzi e alle cene, alle pulizie della casa…

Qualcosa poteva fare Fede e Luce con il cerchio che riesce spesso a creare intorno alle persone in difficoltà, genitori, amici o ragazzi che siano. Le telefonate, i babysitteraggi, le visite a casa loro e anche qualche turno di notte da parte di alcuni amici della comunità non sono mancati, ma occorreva trovare un ulteriore aiuto. Fu allora che mi vennero in mente i soldi che la mia amica mi aveva dato e cercai una signora che potesse andare a casa loro per fare le pulizie per qualche tempo. Raccontai la situazione a una signora rumena che mi aiuta in casa e lei fu subito d’accordo, anche sapendo che sarebbe durato soltanto quanto bastavano i soldi donati e rischiando quindi di perdere l’occasione di un lavoro più duraturo e sicuro da un’altra parte.

Lia rimase molto colpita da questa famiglia e cercò di rendersi più utile possibile in casa loro. Aveva perso suo marito da poco per malattia e “malasanità rumena” e aveva dovuto lasciare suo figlio da solo in Romania per poter guadagnare e mettere da parte più soldi possibile: decise di aiutarli come poteva. Per prima cosa coinvolse anche delle sue amiche che la sostituivano quando lei non poteva. Nessuna di loro si è mai presentata a mani vuote a casa loro: “Dolcetti per i bambini, signora”, “Un po’ di frutta vi fa bene”.

Ma Lia e le sue amiche Elena e Tiziana decisero di fare ancora di più: aspettarono una domenica nella quale la casa fosse totalmente libera — e fu scelta una domenica di riunione Fede e Luce — per fare in quattro una vera e propria “invasione rumena” e mettere in ordine tutta la casa. Hanno così regalato una giornata del loro lavoro alla famiglia, pulendo la casa e sistemandola da cima a fondo come si fa con le pulizie di Pasqua, senza voler essere pagate.

Il papà ci ha poi detto che per loro queste signore erano state “semplicemente magiche”.

Huberta Pott, 2008

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.101

Sommario

Editoriale

Avvicinare i genitori di M. Bertolini

Dossier: Un percorso di catechesi speciale

La loro e nostra Cresima di Pietro Vetro
L’uomo guarda il volto, Dio il cuore di V. Mastroiacovo
Ho camminato vicino a Marco di R. Tarantino
Abbiamo tutti bisogno dei sacramenti di P. Luciano Larivera

Articoli

I ragazzi di Sipario
Tra il dire e il fare non c’è più il mare di M. Bartesaghi
Concorso fotografico “Legami” di A. Panegrossi
Sbagliando s’inventa di L. Nardini
Invasioni rumene, non barbariche di H. Pott
Immaginate...  di M.C.V.
Testimone oculare di M.T.Mazzarotto

Rubriche

Dialogo aperto

“Invasioni” rumene non barbariche ultima modifica: 2007-12-12T17:09:59+00:00 da Huberta Pott

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