Nel leggere l’ultimo Ombre e Luci mi trovo a rivivere il percorso della mia vita, anche se solo oggi ne vedo il senso e trovo spiegazioni a tante cose successe. I vissuti, naturalmente, sono paralleli per mio marito.

Abbiamo avuto sei figli, due dei quali sono stati aborti spontanei, e oggi siamo ben felici della nostra famiglia, ma quando Daniele, il nostro se‘ condogenito, ha iniziato a 15 mesi e regredire fino a perdere tutto quello che aveva acquisito, la sofferenza ha fatto indurire il mio cuore e confuso la mia mente, nonostante seguissimo un cammino di fede: ero disperata, mi stava crollando il mondo addosso, non riuscivo a interpretare quella storia. Non capivo perchè mi era nato un figlio sano che, senza una causa, stava perdendo l’uso della parola, le capacità di essere autonomo, la consapevolezza dei pericoli, pur essendo geneticamente e strutturalmente “sano”.

Non è facile trovare un equilibrio quando combatti con una malattia che non ha nome: non sai in che fase è, come si evolverà e a che cosa ti porterà. Soprattutto la mia disperazione era nel vedere in quello che stava succedendo tutto, tranne l’Amore di Dio. Ma, come sempre, il Signore è fedele e misericordioso, non mette fretta e con l’aiuto della chiesa, ha fatto luce su quella storia. Ho iniziato a vedere e trovare nella mia sofferenza le Sue sofferenze, a vedere Daniele con occhi diversi. Daniele mi ha insegnato tante cose ed è motivo per me di conversione: imparare a stare nella Sua volontà, in silenzio come ci sta Daniele. Daniele accetta con il sorriso qualunque cosa tu gli fai.

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Ho imparato a pormi davanti a Daniele come Marta e Maria si sono poste davanti a Gesù, nel servizio, e a vederlo come un dono dell’amore che il Signore ha per noi.

Naturalmente in tutta questa sofferenza, non volevo più saperne di avere altri figli, ma oggi vedo chiaramente come il Signore mi stava spianando la strada che mi portava a Lui, come mi stava prendendo in braccio e mi consolava nel Suo amore.

Ad un incontro di catechesi sulla famiglia e sull’apertura alla vita, sentivo come quelle parole parlavano alla mia vita, mi parlavano di Amore, dell’amore nella donazione sponsale, di quello che significava “dare la vita”. Ricordo come quelle parole giungevano al mio cuore con semplicità, vere, abbattendo tutte le barriere, e l’abbandonarmi all’Amore di Gesù, mi faceva entrare in una pace profonda, senza paure o oppressioni.

Accogliendo con gioia dopo qualche mese, la notizia che il Signore ci donava un altro figlio; Chiara, la nostra prima figlia, disse che “il Signore aveva allora ascoltato le sue preghiere”, e vivemmo quella e le altre gravidanze con un pò di timore, ma certi che non eravamo soli, il Signore era con noi. Mi ha aiutato molto un ginecologo, il Prof. Noia. Mi ha sempre incoraggiata e aiutata nelle mie “debolezze psicologiche” — un altro angelo che il Signore ha messo sulla mia strada.

Ho cercato di sintetizzare al massimo la storia della mia vita, come introduzione per condividere con voi della famiglia di Fede e Luce alcune considerazioni sull’aborto, tema delicatissimo e molto personale.

Ho vissuto due aborti spontanei: è una sofferenza molto profonda. L’aborto non è risolutivo. Mi spiego: può succedere che nella vita non tutto vada come noi vorremmo: la soluzione non è eliminare il problema ma cercare l’aiuto giusto per affrontarlo. Se io avessi fatto l’amniocentesi e tutti gli esami prenatali durante la gravidanza di Daniele, non mi avrebbero dato nessuna indicazione: Daniele è nato sano! Nessuna sofferenza alla nascita! Ma la realtà si è modificata senza nessun intervento e Daniele è quello che è! Solo è stata modificata la consapevolezza di quello di cui è segno Daniele.

La scelta è nostra: rimanere nella sofferenza e permettere di esserne schiacciati ed esclusi dalla vita, o lasciarsi aiutare da Dio facendo diventare motivo di benedizione e di lode. Nel cammino della vita non sappiamo mai cosa ci aspetta dietro l’angolo. Le cose che ci succedono riusciamo a capirle solo dopo molto tempo e, generalmente, passando per sofferenze enormi. Oggi, guardando la mia vita, i miei figli e mio marito, con Daniele che continua a guardarmi felice (mi sembra sempre di “sentire” la sua voce: “grazie sono contento di esserci”), Emanuele e Benedetta che mi fanno disperare (d’altra parte fanno il loro “lavoro”) ma danno tanta vita alla nostra casa, mi domando: e se avessi dato ascolto e ceduto alla mia disperazione?!

Annamaria Manfucci, 2006

Se avessi ascoltato la mia disperazione?! ultima modifica: 2006-09-27T15:33:06+00:00 da Annamaria Manfucci

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