Laboratori: che cosa sono

Si sentiva spesso dai ragazzi e dai loro genitori la richiesta di qualche «incontro in più», di attività che riempissero gli spazi lasciati vuoti dalla scuola e dalle altre organizzazioni, di incontri sostenuti anche da esperienze da portare avanti insieme, nel tempo. Per rispondere a queste esigenze ed insieme anche al desiderio di alcune amiche, per lo più signore giovani e meno giovani, di dedicare qualche ora del loro tempo ai ragazzi disabili offrendo e ricevendo amicizia, si è pensato ad un luogo, ad una grande stanza con servizi, presso una scuola, una parrocchia o in una casa privata, facilmente raggiungibile dagli interessati, dove riunirsi un pomeriggio alla settimana per stare insieme operando.

Come funzionano
Naturalmente può variare il numero dei ragazzi che frequentano il centro (possono essere 5, 7 o anche di più) e delle amiche che li seguono, anche se l’esperienza ci ha insegnato che l’ideale sarebbe un rapporto di uno a uno; può variare l’orario in cui si opera, possono variare soprattutto le attività che vi si svolgono. Infatti, poiché l’obiettivo fondamentale è lo stare insieme serenamente con qualche vantaggio per tutti, le iniziative che si intraprendono obbediscono innanzitutto alle esigenze dei ragazzi. Possono perciò essere diversissime e possono alternarsi in uno stesso pomeriggio, nel corso di un mese o nel ciclo di alcuni mesi. Possono dipendere anche dall’esperienza e dalle specifiche capacità delle amiche che guidano il laboratorio, dal materiale che si ha a disposizione, dalle scadenze che ci si pongono.
Ma se un’attività non funziona, nel senso che non interessa o stanca, sarà presto sostituita con un’altra o con un gioco o con un’esperienza di altro genere.
E poi, anche se in prossimità di una mostra-vendita o di una festa particolare si lavora più sodo, non bisogna esagerare con l’impegno! É molto gradito il tè delle cinque, con o senza dolcetti a secondo delle diete in corso, e lo scherzo e la chiacchierata, e il gioco collettivo finale organizzato, magari, dagli amici più giovani che, a volte, arrivano in soccorso nell’ultima mezzora mentre le amiche più grandi puliscono e riordinano. E si può immaginare quanto c’è bisogno anche di questa attività in un laboratorio che sia veramente tale.

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Cose che accadono
Bisogna ancora distinguere, oltre allo scopo finale, — stare bene insieme operando, — i tanti possibili obiettivi intermedi che ci si possono porre e che nascono spontanei. Per esempio: ogni nuovo arrivo di un giovane amico disabile è una novità per tutti, un’esperienza da vivere con rispetto ed attenzione grande. Gli piaceremo? Riuscirà ad ambientarsi? Cosa vorrà fare, cosa preferirà fare? Quali sono le sue capacità da scoprire e valorizzare? Quali le cose che lo impauriscono o lo annoiano? Chi di noi sarà più adatto a stargli vicino? E quando, come è realmente accaduto, vediamo diminuire le sue difficoltà e a volte sparire l’iniziale misterioso rifiuto, sentiamo che il gruppo si arricchisce, si apre nell’accoglienza e circonda il nuovo amico diventando più forte e compatto proprio per la fatica che ha compiuto nell’inserirlo.
E poi ci sono le feste Fede e Luce con le «bancarelle» dove i ragazzi del laboratorio illustrano e vendono tutto quanto si è realizzato in diversi mesi di lavoro; ci sono le mostre vendita che avvengono per lo più all’ombra della parrocchia ma anche in una casa o in un giardino accogliente.
Del ricavato di queste piccole vendite si decide a seconda delle situazioni. A volte ci sono « spese di gestione » da coprire, a volte si dà ai ragazzi la piccola paga che come validi artigiani… si sono realmente guadagnati; ma può anche capitare che con i ragazzi ed i loro genitori, si decida di aiutare una persona o una iniziativa, benefica che conosciamo ed apprezziamo.

Amiche-guida…
Devo dire ancora qualcosa delle signore amiche: di come sono contente di vivere questa esperienza, di come devono essere affiatate tra loro ed elastiche nella distribuzione dei compiti, di come devono dar fondo alla loro fantasia e alle loro a volte modeste abilità (è il caso della sottoscritta), di come si divertono anche ad inventare, a trasformare, ad imparare con i ragazzi nuove tecniche di lavoro, a vedere, con loro, delinearsi il prodotto delle comuni fatiche….

… e genitori
E i genitori? Pazienti e fedeli accompagnatori (un compito in più!) sono contenti di lasciare i loro figli in buona compagnia per qualche ora, contenti della loro attività, dei risultati pratici che ottengono. I papà, a volte, con i loro lavoretti rendono più bello ed efficiente il laboratorio mentre le mamme danno una mano nei momenti di crisi e, ogni tanto, «addolciscono» il tè delle cinque.

Conclusioni
Per concludere, una sola considerazione: da questa piccola, ma ormai, per alcune amiche, pluriennale esperienza, derivano risultati che ci sembrano in gran parte positivi forse per le piccole dimensioni in cui abbiamo operato. Abbiamo potuto vedere da vicino amici silenziosissimi ed introversi divenire più vivaci e chiacchieroni, qualche irrequieto e deconcentrato placarsi in una attività che gli era congeniale, ragazzi disabituati all’impegno appassionarsi vedendo dalle loro mani uscire un prodotto piacevole e… vendibile!
Certo abbiamo avuto anche alcuni insuccessi: qualche amico che non è riuscito ad inserirsi, qualcuno che ci ha lasciato per stanchezza o altro. Sono episodi che ci hanno un po’ rattristato, che ci hanno fatto pensare dove avevamo sbagliato, ma che non possono impedirci di affermare che l’esperienza-laboratori è stata per noi complessivamente positiva. Vorremmo per questo invitare altre amiche ad intraprendere qualcosa di simile mettendosi in contatto con noi, se pensano che possiamo dare qualche indicazione.
Ancora vogliamo chiedere a chi già si dedica ad una simile iniziativa di scriverci raccontando esperienze, accorgimenti, prodotti realizzati e tutto quanto può interessare. Tra i mini-laboratori dovrebbe stabilirsi un grande scambio; ciò è necessario, a nostro parere, per farli crescere ed essere sempre più utili e vitali.

Chi è interessato a questo scambio può rivolgersi a Ombre e Luci.

Maria Teresa Mazzarotto, 1993

Laboratori: storie di lavoro e di amicizia ultima modifica: 1993-03-18T11:19:45+00:00 da Maria Teresa Mazzarotto

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