Nell’esperienza di ognuno di noi il campeggio di Fede e Luce resta sempre come un momento forte da ricordare, per la gioia che si è vissuta, per le belle passeggiate, per le veglie intorno al fuoco… 1 campeggi sono, in un modo o nell’altro, delle tappe significative nella vita di FL ma possono essere anche dei momenti formativi.

Da un primo punto di vista, pratico, al campo si imparano cose nuove (canti, giochi, …). Ci si esercita poi in attività meno praticate: si fanno piccoli lavori, si fa la spesa, si impara a piantare una tenda, a fare il pane… Anche per i ragazzi il campo può essere l’occasione per un piccolo passo avanti: imparare ad apparecchiare la tavola, a lavare i piatti, o anche solo imparare a tirare l’acqua in bagno dopo l’uso.

Da un altro punto di vista, poi, il campeggio permette di fare muove amicizie, conoscere persone che vengono da un altro gruppo, o da un’altra città, o, perché no?, da un’altra nazione. Questi campeggi, aperti, richiedono senz’altro un maggior lavoro di organizzazione e di coordinamento da parte del responsabile regionale o dell’equipe che lo aiuta, ma se ben preparati sono lo strumento migliore per mantenere vivi i contatti con le diverse comunità, per far circolare idee ed esperienze diverse, per non chiudersi e per sentirsi tutti membri della stessa famiglia di FL. Il campo può essere così momento di crescita della comunità.

Da un terzo punto di vista, infine, il campeggio può essere momento di crescita interiore per ciascuno di noi. Sotto questo aspetto, non sembra possibile indicare a priori quali saranno le tappe che ciascuno può compiere, però è importante che il responsabile del campo, con l’aiuto, se possibile, dell’assistente spirituale, trovi i mezzi per consentire a ciascuno di compiere, se vuole, quel passo. 11 campeggio può diventare allora un momento di formazione. Qui tuttavia bisogna intendersi: non è il responsabile che deve «educare» o «indottrinare» chi partecipa al campo, quanto piuttosto dovrebbe sottolineare i momenti della vita insieme che possono favorire questa crescita.
In questo senso è allora molto importante che ci si interroghi, ogni giorno, sul perché si fa un campeggio, sul perché ci si partecipa, per avere sempre davanti agli occhi un punto di riferimento, e non confondere una vacanza FL con una vacanza e basta.

Allora, già da quando ci si incontra in città per organizzare il campeggio, già da allora, ad ogni riunione, è bene riservare un poco di tempo alla riflessione e alla preghiera. Che cos’è FL? Come è nata? Quale dramma vivono i genitori? Come possiamo essere loro vicini? Chiedere a Gesù che guidi i nostri passi.
Al principio può sembrare strano (con tutte le cose che si devono preparare!) perdere tempo a ripetersi queste cose. E molti, infatti, non lo fanno. Credo, invece che questo permetta di cominciare il campeggio in modo più equilibrato, senza sbilanciarsi completamente sulle cose da fare. I nostri amici non solo lì proprio per dimostrarci che non è importante quello che facciamo ma che quel poco che facciamo sia vissuto nell’ascolto e nella condivisione?
Così poi si sottolinea che le persone sono più importanti delle cose. Questo sarà importantissimo al campeggio dove l’attenzione di tutti, e del responsabile in particolare, non va puntata sul programma ma sul clima che si vive, sui rapporti interpersonali: ciascuno ha trovato il suo posto? quell’affidamento va male perché il ragazzo è troppo difficile o perché gli amici hanno litigato?
Se si stanno creando dei buoni rapporti, chiari, già dal momento della preparazione allora, anche se i giochi non riescono benissimo e il programma delle attività è un po’ vuoto, non importa poi molto.
È allora molto importante, prima, durante, dopo il campeggio, parlare, parlare, parlare. E ascoltare. Durante il campo, ad esempio, non trascurare i piccoli problemi che sorgono fra gli amici o con i ragazzi. Mi sembra meglio stare alzati tutta la notte, magari anche litigando, per chiarire subito queste situazioni, piuttosto che far finta di niente e aspettare che questo rovini, di nascosto, il campeggio.

Si può trovare poi il tempo, magari dopo che ragazzi sono andati a dormire, perché gli amici si ritrovino fra loro. Ma non solo per pianificare la giornata successiva o per un momento di relax (spesso quanto mai necessario!), ma anche per continuare il discorso iniziato in città. Si possono approfondire diversi argomenti, leggere la Charta, un articolo di Ombre e Luci, commentarli. Si può chiedere ad un genitore, se c’è, di raccontare la sua esperienza, o si può provare, con un po’ di coraggio, a raccontare la propria. L’intensità delle cose che stiamo vivendo al campo, l’entusiasmo, gli interrogativi che sorgono, e anche la stanchezza di quei giorni, spingeranno ad essere più sinceri, ad ascoltare con più disponibilità, ad invitare con delicatezza a parlare anche chi di solito è più taciturno, per condividere. ancora una volta, le nostre esperienze.
Nello stesso senso sembra importante già durante, e non solo dopo, il campeggio verificare se quanto s: vive corrisponde agli obiettivi. Fare una valutazione delle cose positive e negative, indicare possili vie per far meglio.
Di fronte a situazioni impreviste o più gravi è poi bene, nei limiti del possibile, ascoltare tutti per prendere insieme le decisioni più opportune.

L’anno scorso, ad esempio, eravamo molto tristi perché Marisa è dovuta tornare a casa a metà del campeggio. Ci siamo chiesti se non sarebbe stata possibile un’altra soluzione, se non fossimo venuti meno all’impegno preso, se non avessimo scaricato, noi pure, sulla famiglia un peso così grande… Poi ci siamo accorti che invece era l’unica soluzione possibile. Marisa, dal primo giorno, era sempre più nervosa, sempre più agitata, sempre più violenta. Abbiamo capito che il campeggio FL non era per lei una vacanza piacevole ma un vero dramma. Così ci siamo resi conto che, contrariamente a quanto spesso pensiamo, FL non è la cosa più bella che ci sia, che per certi problemi occorre qualcosa di diverso, persone più competenti, ambiente più adeguato. FL non ha il monopolio della felicità del povero. Marisa è rimasta nei nostri cuori e nelle nostre preghiere per il resto del campo, e ci ha aiutato a capire che anche FL ha dei limiti.
Al campeggio, insomma, si vive l’esperienza di FL giorno e notte. Si assaporano le bellezze e le difficoltà della vita in comunità: giocare, divertirsi, parlare, mangiare insieme, ascoltare, stare in silenzio, cantare, pregare, lavare, sporcare, sbagliare, perdonare. Si creano nuovi legami e si rinsaldano i vecchi. Si comincia a chiedersi se siamo a FL solo perché è bello o perché ci siamo chiamati dal povero e da Gesù. A volte cominciano a crescere le radici.

Questo però non succede sempre: perché succeda bisogna che ognuno senta di aver bisogno che ciò accada.

Nanni, 1992

Vita di Fede e Luce n.40 – I campi di Fede e Luce come momento formativo ultima modifica: 1992-09-07T15:42:06+00:00 da Redazione

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