Ecco una storia semplice, che nella sua semplicità porta con sé una grande carica di dolcezza e di speranza pronta ad essere percepita da chi si accosti ad essa con un po’ di quella disponibilità e fiducia che sembrano aver costantemente animato chi l’ha scritta.
Si tratta del dettagliato resoconto di un viaggio che l’autrice «superata la sessantina e sposata da trentasei anni, con sette figli, due nuore, tre generi, sei nipoti, più un settimo in arrivo» compie, a piedi, da Bologna a Lourdes.
È spinta, come lei scrive, dal «desiderio di vivere un periodo di continua preghiera e di intensa meditazione, di fare silenzio dentro e intorno a me, di rivedere la mia esistenza alla luce del disegno divino, di portare alla Madonna le necessità materiali e spirituali di tutti i miei cari e di tutti gli uomini».
Nei 42 brevi capitoletti del libro, l’autrice descrive così le 42 tappe del suo pellegrinaggio, senza programmazione se non la direzione da seguire e nel quale le soste per il cibo e per il riparo notturno sono completamente o quasi affidate alla Provvidenza.
In questa ricerca di un completo e fiducioso abbandono al Signore, la pellegrina pone se stessa nell’umile condizione di chiedere lo stretto necessario per vivere ai perfetti sconosciuti che incontra nel suo cammino. Questa mortificazione di sè, tanto volutamente cercata quanto vissuta con spirito di discernimento e di allegra autoironia, sembra costituire la chiave con cui ella apre tutta la sua persona alla pienezza e alla profondità delle sensazioni, impressioni ed esperienze provate nel suo «lungo cammino».
Nascono così il pianto commosso e pacificatore condiviso nel mezzo di una strada con chi le chiede il perché del suo procedere, oppure il canto a voce spiegata del Magnificat provocato dalla bellezza della natura, comportamenti tutti che invece di apparire indizi inquietanti di uno stato «patologico», appaiono nel contesto del pellegrinaggio, così naturali e spontanei da renderne partecipe il lettore.
A ciò si aggiunge la manifestazione del valore del «cammino» che nel libro finisce per esplicarsi in pieno. Valore simbolico, espressione del senso più profondo della nostra esistenza, rivelato ed esplorato dal valore intrinseco che di questo lento viaggiare a piedi il libro evidenzia così bene. Percorrendo in un giorno di marcia distanze che, in automobile, richiedono 20 minuti, la pellegrina può far proprie e far penetrare dentro di sé le cose nelle quali man mano si imbatte, i posti in cui viene a trovarsi, le persone che questi luoghi animano. Essa stessa, quindi, riesce a vivere in pieno il senso del suo costante movimento, che viene assaporato intensamente e sino in fondo, non scorso frettolosamente o fatto scivolare via così da non trovarsi nulla in mano al termine del suo viaggio.
Se vi sono vari modi di gustare il racconto di questa moderna pellegrina, io l’ho goduto giorno per giorno, seguendone il cammino tappa dopo tappa, mentre nel frattempo si snodava la mia esistenza quotidiana: ne ho tratto così motivo di riflessione gioiosa e di contemplazione interiore; ad esse mi hanno dolcemente ma fortemente invitato le vicende della viandante, raccontate con così incrollabile fede e fiducia nell’inevitabile scioglimento positivo di ogni caso.

Francesco Bertolini, 1989

Un lungo cammino ultima modifica: 1989-06-16T10:49:13+00:00 da Francesco Bertolini

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