Che cos’è, veramente, un’istituto speciale? La stessa parola, per molti, evoca un luogo terribile, che ad ogni costo dobbiamo risparmiare ai nostri figli. Imbarazzata e meravigliata ho voluto saperne di più. E per questo, che cosa potevo fare di meglio se non andarli a vedere?

Don Guanella

La casa accoglie 250 persone handicappate a partire dai 18 anni e senza limite d’età, assistite da 150 persone religiose e laiche.

Il più vicino a me era la «Casa S. Maria della Provvidenza», meglio conosciuta con il nome «Don Guanella femminile».
Sulla via, un’enorme facciata, ben tenuta, un po’ severa. Dietro questa però, una «famiglia» molto viva. Le suore hanno rimodernato le strutture interne di questo grande edificio un po’ conventuale, creando dei piccoli appartamenti di 8 persone.
Con Suor Serena, la direttrice, abbiamo suonato alla porta di alcuni di questi appartamenti, accolti sempre col sorriso.

Ho potuto vedere delle belle sale da pranzo, delle piccole cucine che mettevano in mostra dei buoni piatti (si possono riscaldare i piatti che vengono dalla cucina centrale oppure far da sole la spesa e i pranzi). Le camere hanno da due a sei letti; copriletti tutti diversi uno dall’altro, scelti da ogni ragazza, armadi individuali. Niente è uniforme, tutto è gaio e luminoso, sistemato con cura e praticità.

C’è qualcosa di famigliare in ognuno di questi appartamenti, c’è decoro e a questo contribuiscono le persone che vi abitano. La Suora responsabile, un po’ madre, padrona di casa, amica, qui aiuta a preparare un dolce, là prepara la tavola con una ragazza. Alcune donne, non più giovani, qualcuna in sedia a rotelle, tornano dai laboratori che si trovano in giardino, perché è l’ora di pranzo. Eppure, quando vi arriviamo, i laboratori sono ancora ben abitati. Vi si lavora al telaio, con la corda, con il cuoio… Gli oggetti fabbricati saranno esposti e venduti al mercato del quartiere, dalle ragazze stesse dell’istituto. Alcune ragazze accompagnate da un’assistente educatrice vanno ogni giorno a lavorare nelle serre del comune. Ma, anche qui, si può lavorare nell’orto.

Ho chiacchierato con alcune di loro; abbiamo visitato un servizio medico completo, molto ben equipaggiato dove ogni pensionante è seguita e curata con attenzione.
Suor Serena e Suor Giustina, l’assistente sociale, ci hanno anche parlato dei contatti con le famiglie — se ci sono — delle vacanze in gruppo, dei soggiorni a casa, delle feste con i numerosi amici… Ma di fatto, in molti casi, la famiglia è lontana o non esiste più. Parlando con una o l’altra, ho avuto l’impressione che qui è la loro famiglia, la loro sicurezza. Questo «istituto» è veramente la loro casa. Una casa un po’ vasta forse, ma solida e amorevole. Del resto, non è forse la convinzione di quei genitori che hanno messo la propria figlia in lista d’attesa (sono centinaia): vogliono con tutto il cuore che il giorno in cui le forze li abbandoneranno la loro figliola trovi ancora la protezione e l’amore che essi le hanno prodigato durante la loro vita.

Il Cottolengo

La casa accoglie 160 ragazze o donne handicappate, 50 religiose vivono con loro. La priorità è data all’accoglienza delle più povere e delle più abbandonate.

Un nome, anche un luogo un po’ misterioso.
E’ lontano dal centro della città, un po’ isolato nella campagna periferica. Questo isolamento non è senza inconvenienti, ma bisogna riconoscere il vantaggio dello spazio e della modernità dei locali.
Qui tutto è fatto dalle suore: cure, educazione, rieducazione, cucina, pulizia, ecc…. Anche qui i padiglioni di abitazione sono divisi in appartamenti, con camere, cucina, sala da pranzo, sala di soggiorno.
C’è un padiglione per le attività scolastiche, manuali, artistiche, ecc., nonché per le varie terapie. A mezzogiorno e alla sera si rientra negli appartamenti, si ritrova la «famiglia», si pranza, si mette in ordine la cucina, ecc..
Certamente, non tutte queste donne possono prender parte alle attività di lavoro o di educazione — alcune infatti sono prigioniere di handicap molto profondi — ma tutte sono circondate dall’attenzione e dall’amore delle suore.

Gli ambienti sono chiari e vasti, pulitissimi, l’atmosfera calma e armoniosa.
Le suore però non dimenticano il contatto con il mondo esterno: ci sono i week-end in famiglia (per chi ce l’ha), le vacanze, le visite degli amici, le uscite domenicali alla parrocchia e, talora, gli inviti a mangiare nelle famiglie della parrocchia.

Per usare un’espressione moderna, questi due istituti sono dei «luoghi di vita», dal carattere particolare certamente; non si escludono altre formule di tipo molto diverso, ma questi esistono, accolgono con amore e competenza. Chi di noi non ha sognato questi valori essenziali per l’educazione dei propri figli, di tutti i figli, specie se sono fragili e colpiti, perciò bisognosi tutta la vita, più di ogni altra cosa, di essere amati e protetti?

Nicole Marie Therese Tirard Schultes
Ha studiato Ergoterapia in Francia e negli Stati Uniti, co-fondando nel 1961 l'Association Nationale Francaise des Ergotherapeutes, (ANFE).
Trasferitasi a Roma, incontra Mariangela Bertolini e insieme avviano nel 1971, su invito di Marie-Hélène Mathieu, le attività di Fede e Luce e partecipano all'organizzazione del pellegrinaggio dell'Anno Santo del 1975. Dal 1983 al 2004 cura con Mariangela la rivista Ombre e Luci. Per anni ha organizzato il campo estivo per bambini e famiglie sul campus della scuola Mary Mount a Roma.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.5, 1984

Ombre e Luci n.5 - Copertina

SOMMARIO

Editoriale

Nessuno escluso di Carlo Maria Martini
Perché lontano da Dio di Mariangela Bertolini

Articoli

"Lei non entra" di Olga Gammarelli
Come le altre domeniche Anna di J.F
Basta la porta aperta (domande in 6 parrocchie) di Sergio Sciascia
Cosa dirvi di più di Stéphane Desmasièrez
Chiediamo alle comunità religiose di Henri Faivre
Cottolengo e Don Guanella - pregiudizi e realtà di Nicole Schulthes

Rubriche

Dialogo aperto n. 5
Vita Fede e Luce n. 5

Libri

Dare a ciascuno una voce, Carlo M. Martini

Cottolengo e Don Guanella, tra pregiudizi e realtà ultima modifica: 1984-03-30T19:23:01+00:00 da Nicole Schulthes

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