Entrata
Domenica, ore 11: una domenica come le altre. All’entrata del celebrante, sale il canto del popolo cristiano, riunito nella sua diversità. Come le altre domeniche, Anna si sforza di cantare anche lei, con tutta la sua ingenuità maldestra. Come le altre domeniche, la sua presenza accanto a noi evoca la moltitudine invisibile e dolorosa di tutti quei genitori che sentono anch’essi, ogni giorno, la sofferenza quotidiana causata da quella ferita inesorabile nell’intelligenza del loro figliolo.
Che cosa capisce nostra figlia a questa messa alla quale prende parte regolarmente? Senza dubbio è sensibile all’aspetto cerimoniale della liturgia che le fa effetto, ma sembra non fermarsi là. Nelle risposte, nelle preghiere più semplici che è capace di recitare, con fatica e facendo del suo meglio insieme agli altri, nei momenti di silenzio che rispetta, passa su di lei come un soffio spirituale che — sono sicuro — sente al suo umile livello. E noi adulti, i ben portanti, i «normali»? Abbiamo forse la certezza, davanti al sacrificio di Cristo che si rinnova per noi, di essere più vicini al sacro di quanto può esserlo questa figliola nel suo eterno presente? In verità, fin dall’inizio della messa, la presenza di Anna mi sembra racchiudere un’enorme ricchezza…
“Riconosciamo i nostri peccati”
Eccoci Signore, a meditare sulla nostra povera condizione umana. Ma anche Anna, nel suo linguaggio rauco e stentato «riconosce davanti ai fratelli» di aver peccato…
Tu solo, Signore conosci l’intimo dei nostri cuori: in che cosa mia figlia ha potuto peccare contro di te? Tu solo, Signore, conosci l’intimo segreto dell’anima umana: permettici di sperare che lei, ai piedi del tuo altare, compenserà davanti al tuo infinito, la mediocrità di noi adulti. Tu solo Signore, conosci la miseria dell’uomo: facci scoprire il posto speciale che riservi a nostra figlia tra tutte le creature…
«Lasciate che i bambini vengano a me…»
Signore, questa bambina che mi hai affidato, questa adulta che sarà sempre come un bambino, eccola davanti a Te, in tutto il suo candore. Te l’abbiamo portata come tu ci hai detto di fare. Accordaci Signore di essere rischiarati, davanti ai tuoi occhi, dalla luce della sua anima. E poiché «il regno dei cieli è a loro»… ricordati, sì, che te l’abbiamo portata come tu hai domandato…
… Signore pietà!
Pietà Signore, delle nostre mancanze, della nostra impazienza davanti alla prova, della nostra stanchezza, della nostra incapacità, in certi giorni, a conservare la pace nell’anima, ad accettare questo «piccolo» così com’è, questo bambino-adulto dall’anima limpida; per quanto sia vicino a te, ci sono dei momenti in cui non ne possiamo più…
…Cristo pietà!: Abbi pietà di tutti noi, genitori avviliti che in certe sere perdiamo la speranza, che certe mattine non abbiamo più il coraggio di riprendere il peso, tentati dalla rivolta, schiacciati dalla prova che si rinnova ogni giorno…
…Signore pietà!: Pietà Signore della nostra incapacità a portare la nostra croce per fare qualche passo al tuo fianco, pietà del nostro rifiuto…
«Gloria a Dio nell’alto dei cieli»
Come una risposta luminosa della Chiesa, ecco che scoppia la lode dell’assemblea, ripresa da Anna con tutto il suo ardore e la sua goffaggine. Che cosa può capire lei di questa lode, di questa «immensa gloria» di questo «Agnello di Dio», dell’«unità dello Spirito Santo»?
Che importa? Non basta forse che in fondo al suo cuore, semplice e chiaro, senta che i suoi sforzi per ripetere con la folla le parole che abbiamo tentato di insegnarle per mesi e anni, la fanno penetrare nel mondo del sacro, del mistero, dell’adorazione? E forse, quando il ritmo del nostro canto diventa troppo rapido per lei, quando le parole sono troppo difficili per la sua intelligenza, forse la pena e lo sforzo che fa son sufficienti agli occhi di Dio per captare la sua attenzione molto più e meglio di quello che facciamo noi con il nostro bel canto. Forse anche, senza saperlo, lei aggiunge alla nostra preghiera la freschezza che nessuno tra noi sarà mai capace di metterci. Signore, com’è pesante davanti a te il nostro handicap paragonato alla purezza di lode di questa nostra figlia handicappata.
Letture
La lettura delle preghiere e dell’epistola offre ad Anna l’occasione di far prova della sua saggezza: aspetta in silenzio. Ma mi sembra che con naturalezza percepisca il carattere sacro dell’atteggiamento assunto dall’assemblea e vi prenda parte a modo suo, col suo silenzio. Al Vangelo si alza come tutti gli altri: «la parola di Dio» bisogna ascoltarla in piedi, lo sa, lo vede, ascolta, ma rinuncia a capire quel linguaggio troppo difficile. Signore, non so come, ma sono sicuro che tu sai trovare la strada per raggiungere il suo spirito che le parole non riescono a raggiungere…
Quanto alla predica, che il predicatore mi perdoni: per Anna è come attraversare il deserto, senz’altra oasi se non qualche parola famigliare qua e là. Deserto che una dormitina senza vergogna permette ad Anna, appoggiata a me, di traversare in pace… Signore, quante volte siamo noi addormentati, anche noi come gli Apostoli in quella notte tragica del giovedì santo. E non abbiamo nemmeno, come questa bambina la cui fragilità ci hai affidato, la scusa di una ferita irrimediabile dell’intelligenza.
Consacrazione
Di questo momento misterioso fra tutti e culmine della sua attenzione, Anna riceve l’essenziale. «Buongiorno Gesù» mormora con la sua grossa voce rugosa. Per lei è molto semplice: possiamo essere contenti perché «Gesù è là». Ammiro questa sua pacifica convinzione nella Presenza Reale, sulla quale inciampano tanti spiriti superiori; e mi meraviglio nella speranza che nostra figlia si trovi senza difficoltà nella preghiera del Cristo riportata da Luca: «Ti benedico, Padre, di aver nascosto queste cose ai savi e ai potenti, e di averle rivelate ai piccoli…».
Padre nostro
La bella preghiera di Gesù è un’altro momento importante per Anna. Signore, gli Apostoli ti avevano domandato umilmente di insegnar loro a pregare. Ecco che duemila anni più tardi, a suo volta, la nostra figliola incespica di parola in parola per recitare con tutta l’assemblea la preghiera che ci hai lasciato. In questa preghiera, Signore, ricevi la nostra offerta di genitori: per anni abbiamo cercato, sulla tua parola, di insegnargliela; ogni parola che Anna borbotta come può, è una conquista, un passo verso te. Ricevi questa preghiera di nostra figlia, Signore, dentro, c’è un po’ di noi stessi…
Scambiatevi un segno di pace
Datevi la pace. Ecco per Anna l’occasione per fare un po’ di conoscenza con i vicini, ritrovarsi ogni domenica con uno slancio sempre rinnovato, membro di una comunità che la riconosce sua. In pace con se stessa e con gli altri, offre tutto quanto possiede: il suo candore, attraverso il quale forse alcuni indovinano in questa bambina «non come gli altri» il portatore incosciente delle promesse evangeliche. Benedici, Signore, questa donna ancora giovane che le sorride con tutto il cuore, benedici quell’uomo che ha preso con gravità la mano che lei gli tende e la tiene a lungo fra le sue. Per quest’uomo, per questa donna, per tutti quelli che hanno accettato di vedere in nostra figlia la messaggera privilegiata della tua pace, Signore, sentiti legato dalla tua promessa: «…Ciò che avete fatto ad uno dei vostri fratelli…».
Andate: la messa è finita
Le candele sono spente, la messa è finita, la folla si disperde: nostra figlia, ancora una volta ha partecipato alla preghiera della Chiesa. Che cosa ne ha tratto? Senza dubbio la convinzione di essere membro di una comunità che prega, la gioia di esservi accettata, di avervi il suo posto. Ma soprattutto sono sicuro che ella ha dato molto.
Se stessa, innanzitutto, che, ahimè, disturba la preghiera raccolta dei vicini, la sua intelligenza ferita, la sua «facies» così duramente significativa, il suo strano modo di parlare, la sua completa incapacità di cantare… Ma anche la purezza del suo cuore, il suo candore, la pacifica ingenuità del suo modo di andare a Dio, senza dubbio testimoniano inconsciamente l’infinito valore dei più piccoli fra noi sotto lo sguardo di Dio: e per noi tutti, genitori cristiani, questo potrebbe essere un timido barlume di speranza nelle ore più cupe.
In quelle ore, Signore, ricordaci questo mistero insondabile e travolgente: nei nostri figlioli, in ognuno di questi piccoli bambini che non potranno che restare piccoli bambini per sempre perché non sono «come gli altri», in ognuno di loro si trova nascosta, lo sappiamo dal più profondo della nostra Speranza, una scintilla ardente d’eternità. «Poiché ad essi il Regno appartiene…»
-di J.F., 1984
da Ombres et Lumière N. 41
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.5, 1984
SOMMARIO
Editoriale
Nessuno escluso di Carlo Maria Martini
Perché lontano da Dio di Mariangela Bertolini
Articoli
"Lei non entra" di Olga Gammarelli
Come le altre domeniche Anna di J.F
Basta la porta aperta (domande in 6 parrocchie) di Sergio Sciascia
Cosa dirvi di più di Stéphane Desmasièrez
Chiediamo alle comunità religiose di Henri Faivre
Cottolengo e Don Guanella - pregiudizi e realtà di Nicole Schulthes
Rubriche
Dialogo aperto n. 5
Vita Fede e Luce n. 5
Libri
Dare a ciascuno una voce, Carlo M. Martini