In due locali gentilmente messi a disposizione dall’Istituto Nazareth, i nostri ragazzi e gli amici si sono incontrati per trascorrere insieme due domeniche al mese. Guenda organizza con qualche giorno di anticipo la giornata, cercando di attuare con una certa rotazione dei ragazzi, alcuni dei quali sono stati invitati più frequentemente (altri purtroppo meno, per esigenze di spazio) soprattutto in presenza di particolari esigenze familiari. Comunque sono stati una cinquantina i nostri figli chiamati a trascorrere almeno una giornata alla “casetta” e circa altrettanti sono diventati gli amici, i quali sono andati via via aumentando di numero dall’iniziale gruppetto di giovani entusiasti.

Cosa si fa alla “casetta”?

Lavori manuali, giochi e qualche passeggiata al mattino, mentre un piccolo gruppo prepara il pranzo;z poi si mangia tutti insieme su tavoli coperti da tovaglie di plastica a quadretti rossi o blu quindi mentre un altro gruppo riordina, ancora si gioca, all’aperto se il tempo è bello, o si canta seduti in terra in giardino, dove la canzone di uno diventa subito in canzone di tutti. E se occorre qualcosa di imprevisto, ai ricorre all… “nonna” (suor Anna Pantanella, per chi non la conoscesse), sempre affettuosamente disponibile alle più disparate richieste.

Verso le tre del pomeriggio arriva Louis Sankalè (ma qualche volta riesce a venire dal mattino); allora, disposti in cerchio gli sgabelli, lui stesso seduto su uno di questi davanti a un basso tavolino – come già Michel prima di tornare in Francia – celebra per tutti una messa che taluni potranno forse trovare un pò informale, ma alla quale tutti indistintamente riconoscono il carattere dell’autenticità.

Quando è l’ora di andare, i ragazzi non vorrebbero lasciarsi: c’è un po’ di malinconia, come sempre quando una cosa bella finisce, ma v’è anche la certezza che l’esperienza si ripeterà presto.

Ritengo che questa possa essere l’occasione più opportuna per dire pubblicamente ai giovani amici che animano la “casetta” – a Guenda per prima, ma anche a Francesca, Pinino, Maria Laura, Pietro, Cristiana, Ugo o tutti gli altri (50 sono troppi per nominarli ad uno ad uno) – per dire un’affettuosa parola di ringraziamento, a nome dei nostri ragazzi che a volte non sanno esprimerla se non con un grido o con un lancio di oggetti vari ed a nome dei genitori che quel grazie lo hanno chiuso dentro di loro. Ragazzi, in autunno riprenderemo l’iniziativa?

Ma la migliore testimonianza di ciò che in “casetta” rappresenta, possono darla certamente i nostri giovani amici ai quali è stato chiesto di dire perché vengono alla “casetta”. Le loro risposte sono di seguito riportate così come da loro stessi espresso.

Una persona che ha seguito da vicino la “casetta”, 1977


Io vado alla “Casetta” perché…

La casetta! Un seminterrato dove col gruppo di Fede e Luce ci incontriamo

Io vado alla “Casetta” perché… giusto, perché? È difficile spiegarlo perché è una cosa profonda che sta dentro di me e adesso non riesco a dirlo.

Forse ci vado per ascoltare la messa, forse perché mi diverto, forse, invece, ci vado per seguire un itinerario che nessuno ha fatto e che Fede e Luce sta tracciando, un itinerario che nessuno sa quando finirà.

Adesso che ci penso forse è proprio per questo che vado alla “Casetta”. Se qualcuno mi chiedesse: “ma lì cosa fate?”, forse risponderei che è il luogo più bello perché è lì che si dimostra “l’amore”, Ma l’amore più vero e più profondo che si può.

Io non so voi per amore cosa intendete, per me è quella cosa che io cerco di provare per ognuno, che però spesso non riesco a sentire verso tutti.

Ma io vi dico cercate di “Amare” sul serio.

Se non ci riuscite, pazienza! Ma almeno provate.

Nanni


“Pregare tirando birilli”

Ogni giorno che passa per me è una gioia in quanto aspetto con ansia la “domenica della Casetta” e spero che questo giorno non passi mai oppure rivenga presto.

Lo considero come un momento di socializzazione e nello stesso tempo di fratellanza in quanto imparo sempre di più dagli altri e con gli altri ad amare veramente dei miei fratelli, non considerando che è più o meno simpatico, e a vivere con loro un po’ di tempo della mia vita.

La giornata della casetta è organizzata con moltissime iniziative: la mattina si lavora o si fanno passeggiate approfittando per andare a visitare musei o altro, e verso le dodici e mezzo c’è che si mette a far da mangiare a tutti e chi prepara la tavola: è qui che ci raduniamo e forse succedono dei piccoli imprevisti: chi rovescia piatti o bicchieri, chi tira l’acqua…

Il pomeriggio invece, dopo aver messo tutto a posto, lo dedichiamo ai giochi che vengono accompagnati da canti mimati о по.

Infine per salutare, Louis celebra la messa. Anche questo è per me un momento particolarmente bello e dove tutti siamo riuniti anche se con un pò di preoccupazione in quanto volano birilli o palle, oppure c’è sempre chi deve dire una o forse due cose a Louis… Ma certo non ci dobbiamo basare su ciò perché ognuno prega a modo suo, tirando birilli ecc…

Con questo vittoria che è stata raggiunta nel mettere su, organizzare e preparare queste giornate, io ho scoperto che cosa vuol dire veramente l'”Amicizia” e che per dimostrarla basta anche un piccolo gesto!

Mi piacerebbe ancora descrivervi moltissimi altri momenti di una sola giornata passata tutti insieme, ma lo trovo estremamente complicato! E poi per vedere e sapere certe cose bisogna veramente averle vissute.

Francesca Mancini


Domande senza significato

Quando, grazie alla “Casetta” e a Pinino che mi aveva parlato dei giorni indimenticabili di Alfedena, è cominciata questa esperienza con i bambini, ne restavo abbastanza distaccato, per paura di farlo con lo spirito di chi si vuole mettere la coscienza a posto.

In realtà è bastato conoscere qualche bambino, entrare più a fondo nell’ambiente stesso perché quelle ed altre domande perdessero completamente di significato.

Né io, né nessun altro avevano bisogno di una risposta che non fosse altro che cominciare subito a costruire qualcosa, a crescere insieme.

Tirando le somme di quest’anno posso dire di essere abbastanza o contento, pur non rendendomi conto di quanto effettivamente io sia stato capace di dare.

Un unico errore da non ripetere è quello della eccessiva numerosità: penso infatti che per tutti, i momenti più belli siano quelli del rapporto interpersonale, individuale, che viene però reso difficile dalla confusione, dalla mancanza di tranquillità.

Nient’altro da aggiungere, oltre alla promessa di un sempre maggiore impegno, di una maggiore disponibilità ed un grossissimo grazie a tutti!

Alessandro


La casetta è un amico

Io trovo che la “Casetta” è un ottimo luogo di incontro, di gioia per noi amici e ragazzi e per le preparazioni alla messa.

Ma la cosa più interessante è il fatto che questo luogo ci insegna a vivere la vera Vita ed infatti quest’anno la stiamo prendendo dal senso giusto grazie a P. Luis.

Insomma la Casetta è un vero e proprio amico.

Giulio Barluzzi


Chi aiuta chi?

Sono entrata alla Casetta verso ottobre e se prima ci venivo più di rado con meno interesse, poi ho cominciato a venire quasi sempre perché avevo trovato un ambiente dove mi trovavo bene.

Sono venuta alla Casetta per stare e par aiutare gli altri, ma mi sono presto accorta che la Casetta serviva e aiutava anche me e mi faceva passare felicemente qualche giornata con gli altri.

Poi mi sono affezionata a tutti gli amici della casetta, avvicinandomi sempre più a loro con queste giornate insieme pieni di roba da fare.

La Casetta è qualcosa che mi hai aiutata, che mi aiuta e che mi lega agli altri.

Un’amica


Il motivo

Sono 5 mesi che frequento Fede e Luce. Spesse volte ho pensato qual è il motivo che mi spinge sempre più a venire alla Casetta.

Forse il mio è un discorso egoistico, ma mi sono resa conto cho vengo più per ricevere che per dare. Nel senso che tutti gli amici di Fede e Lucе mi danno una tranquillità mai avuta, la serenità e una grande voglia di andare avanti cercando di avere dalla vita soprattutto un contatto umano.

Trovo che ogni persona, a prescinde dalla sua condizione, abbia qualcosa di umano e la casetta per me, non ha tanto il significato di condurre le persone a un grado più alto di capacità o maturità mentale – tanto più che non ne sarei capace – quanto di poter avere un contatto con handicappati che, in quanto esseri, sono come me.

Cristiana


Una buona strada

Le ragioni che mi hanno spinto a passare due volte al mese una domenica insieme a un altro pò di ragazzi in un paio di stanze ed un giardino in quella che sarebbe chiamata la “Casetta” è stata almeno in un primo momento, la assoluta mancanza di altra roba da fare.

Le ragioni che mi hanno spinto a restarci sono forse un po’ più difficili a dirsi, e si riassumono nel semplice fatto che ci vengo perché mi diverto.

Cause di questo divertimento penso possano essere riferite alla gente che incontro venendo qui alla Casetta, con la quale mi sono subito trovato assai bene, all’atmosfera che si è subito conseguentemente creata – decisamente diversa da quella che solitamente mi circonda -, e infine ai rapporti che ho avuto coi bambini e che mi hanno spesso reso molto contento e credo anche più sereno. Un po’ perché fa piacere sentirsi utili, un po’ perché ti accorgi che gli altri ti sono utili.

Per quanto riguarda come io vedo che debba svilupparsi questa vita della Casetta, bisogna naturalmente stare attenti a che non si chiuda in se stessa, ma che continui ad essere un punto di contatto fra l’handicappato e la società in funzione di una accettazione completa da parte di questa nei suoi confronti.

E mi pare che siamo sulla buona strada!

Francesco


La matematica non è un’opinione

Perché la matematica non può essere un opinione?
Più spesso di quanto si creda questo può essere provato o perlomeno spiegato da un’esperienza vissuta che seppure avvenuta in una certa circostanza e in un certo momento può venire valutata da persone di diversa condizione economica, intellettuale, intellettiva.

Questo secondo me comporta anche una differente veduta della situazione che così come si è presentata, mi ha dato un totale che invece è diventato diverso poco tempo dopo.

Eppure le cifre di base erano le stesse; ma durante il procedimento dell’operazione mi sono accorta che il risultato sarebbe stato un altro.

Spero tutto questo possa continuare ancora.

Eleonora


E concludiamo con il “pensierino” di Pinino, Daniele e Pietro

…ovviamente…

Ci hanno chiesto di spiegare i motivi per chi abbiamo iniziato a venire alla Casetta, o con quale spirito abbiamo partecipato. Non c’è molto da dire!

L’idea della Casetta non è venuta a noi (ovviamente!) ma appena ne siamo venuti a conoscenza, abbiamo deciso (ovviamente!) di partecipare.

Non abbiamo partecipato (ovviamente!) ai lavori per rimettere a poso il locale (Pietro sì!), ma siamo venuti solo quando la parte faticosa era finita.

Per quanto riguarda lo spirito, non c’è niente di particolare da dire: ci siamo trovati benissimo (ovviamente!) fin dall’inizio e abbiamo deciso di continuare.

Il segreto della casetta è tutto qui: ci si trova, si gioca, si canta, si scherza insieme e alla fine (ovviamente!) siamo tutti più sereni e più allegri.

Ci sembra che non sia altro da aggiungere.

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.14, 1977

Cosa si fa nelle “casette” di Fede e Luce? Le risposte di chi c’è stato ultima modifica: 1977-09-20T10:00:34+00:00 da Redazione

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