Quando si trasporta un oggetto di cristallo si sta molto attenti ad imballarlo.

Si avvolge bene. FRAGILE è scritto sulla scatola ed è indicata anche la posizione in cui va trasportato:

Mi chiedo se anche per noi è così.

Ma prima ancora mi chiedo: cerchiamo di renderci “forti” nel nostro vivere. Quale il confine tra forza e durezza? Il confine è sottile.
Ce lo insegnano i ragazzi, le persone sole, le persone bisognose…

I nostri ragazzi sono così dolci o così aggressivi…

Fede e Luce può essere d’aiuto?

Un neurologo di Palermo ci diceva che Fede e Luce è come un sistema terapeutico.

Jean Vanier sostiene che dentro ogni persona c’è come un “lupo” che viene fuori ogniqualvolta non ci si sente riconosciuti.
Una persona è terra sacra.

Ci si avvicina togliendosi le scarpe.

Si entra a piedi nudi.

Ognuno ha la sua storia fatta di conferme e di rifiuti. Noi e gli altri possiamo fare della fragilità una bellezza che risplende e riflette la luce in tutti i suoi colori o possiamo farne dei pezzi taglienti, frantumi di “io”, di “tu”…

Fede e Luce è un luogo dove tanti ragazzi hanno trovato un mondo dove è possibile essere amati per quello che sono. E anche tanti genitori ed amici. Ma Fede e Luce non è esente da esperienze di aggressività proprio perché nell’incontro si impara ad essere vulnerabili e scoperti. Le ferite allora possono essere ancora più laceranti.

Quale il suggerimento? MANEGGIARE CON CURA.

Già, maneggiare con cura…

Enza Gucciardo, Mazara del Vallo – Mari e Vulcani

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.129

Fragile! ultima modifica: 2015-03-19T11:05:08+00:00 da Redazione

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