C’è una parola nel cuore di ciascuno di noi che risuona sempre in modo profondo: è la speranza. La speranza ci sostiene quando dobbiamo affrontare la fatica o quando ci troviamo davanti a situazioni che generano in noi molta paura, la speranza ci spinge quando facciamo nuovi progetti, la speranza ci guida quando guardiamo al futuro e i nostri occhi ci chiedono di saper sognare.

“La vita offre ai cristiani molti motivi di speranza. Lei ne ha individuato alcuni nell’esempio dei santi… C’è qualche motivo di speranza che viene dalla vita comune?”

Questa domanda è stata rivolta al Cardinale di Milano Carlo Maria Martini, in una recente intervista e la sua risposta mi ha molto colpito, diceva infatti: “Sono molti i motivi di speranza che vengono dalla vita della gente comune. Sono impressionato ad esempio, dalle esperienze di malati che vivono situazioni difficili con grande coraggio e pazienza. Ma ciò che mi impressiona maggiormente sono i padri e le madri che curano con amore un figlio portatore di handicap, fisico o psichico, con una disponibilità che può essere definita un vero eroismo.

Queste parole ci aiutano a riflettere, perché di solito succede il contrario: sono i genitori di un figlio con handicap che spesso cercano qualcosa o qualcuno capace di dare loro speranza, ed è stato proprio il Card. Martini a dare loro nuova forza e nuova speranza in varie occasioni, soprattutto attraverso la sua parola e il suo interessamento. Ma che siano proprio i genitori capaci di dare speranza questo sembra proprio strano!

Come si può essere portatori di qualcosa di cui si sente un immenso bisogno? Come è possibile che talvolta si soffra la sete pur vivendo nei pressi di una sorgente d’acqua?

Loro, “…i padri e le madri che curano con amore un figlio portatore di handicap”, spesso senza neppure rendersene conto, diventano motivo di grande speranza semplicemente con la loro vita quotidiana, fatta di tante piccole cose, di momenti di stanchezza e di scoraggiamento, ma anche di occasioni di amore e di dedizione, dove un sorriso o un semplice sguardo sanno comunicare una pace e una gioia profondissime.

Questo accade perché il cuore di ogni genitore trabocca di amore per il proprio figlio ed è capace di una disponibilità che, ci ricordava il Card. Martini, “può essere definita un vero eroismo”.

Questi segni di amore vero, senza diventare “spettacolo”, sono capaci di ridare fiducia proprio a tutti perché il cuore di noi tutti è assetato di amore e ciò che ci toglie speranza è proprio la paura di non trovare un amore così, disponibile e senza misura, un amore che senza pretendere nulla e senza guardare ai meriti o agli sbagli, si dona e basta.

E che cosa invece può dissetare il cuore di quei genitori che portano il peso di tante fatiche e pur amando profondamente i loro figli, a volte sentono anche il peso dello sconforto o della solitudine? Credo che non ci siano parole “speciali” o ragionamenti particolari capaci di dare una vera risposta: la speranza non nasce certo da qui, anzi a volte certe parole e certe “spiegazioni” fanno più male che bene.

Capita così che nel momento in cui cerchiamo aiuto, non sappiamo più da che parte guardare: “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?” Anche noi spesso ce lo chiediamo, come l’autore di questo Salmo, e la sua risposta, forse dopo aver sofferto e cercato, suona così: “Il mio aiuto viene dal Signore…Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra…Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre,” (Salmo 121).

Il primo motivo di speranza allora ci viene dal Signore che dice: ricordati che non sei solo, neppure per un momento, neppure nelle situazioni più difficili, quando sembra che nessuno si ricordi più di te; anche allora io sono al tuo fianco, sempre e comunque, non perché sei meritevole ma solo perché sei amato!

È un altro motivo di speranza viene dal guardare in modo nuovo le difficoltà quotidiane, come se un amico ti dicesse: ricordati che se anche tutte queste fatiche ti sembrano inutili e ti pare che non portino nessun frutto, c’è qualcuno che vicino a te o lontano da te, da queste tue fatiche riceverà una forza grandissima, una forza che si chiama speranza e che lo aiuterà a riprendere il cammino. Questo aiuterà lui ma aiuterà anche te, in modo misterioso ma reale, ti darà la forza di riprendere il cammino.

Il nostro cuore è sempre assetato, ed è alla ricerca di un’acqua capace di togliere questa sete: speranza è il nome di questa acqua che si attinge solo al pozzo dell’Amore, un amore ricevuto prima e poi donato.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.69, 2000

Sommario

Editoriale

Rosamaria di M. Bertolini

Speciale: La sua vita nelle loro mani

Gli siamo grati per questo di T. Cabras
La sete e l’acqua della speranza di don Marco Bove
“Coraggio Immacolata!” di Pennablù

Articoli

Mettersi in gioco di Silvia Tamberi
A proposito di sentimenti: la recensione a cura di T. Cabras e N. Livi
Villaggio senza barriere di M. Lenzi
Conferenza nazionale sull’handicap di C. C. Barbieri
La sofferenza di J. Vanier

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce

Libri

Il libro di Johann “Io vi ho amati tutti”, Johann Heuchei
Clara va al mare - Recensione, Guido Quarzo

La sete e l’acqua della speranza ultima modifica: 2000-03-28T14:59:20+00:00 da Marco Bove

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