Questa esperienza di teatro è molto diversa da quelle che siamo abituati ad attuare e vedere negli incontri dei nostri gruppi e associazioni, fatte alla buona per far festa ed esprimere sentimenti.
Il linguaggio, le intenzioni e l’impegno sono diversi da quelli che ci sono abituali. Ma è interessante questa integrazione in un teatro professionale di persone disabili mentali che non sono «usate» in qualcosa che non capiscono, ma sono parte vera di questo spettacolo e di quel che vuole rappresentare.
«Fare teatro con i portatori di handicap è un’esperienza bellissima: basta lasciarli agire, perché loro sanno muoversi con spontaneità sul palcoscenico in forza di un’estrema sensibilità». Così dice Enzo Toma, regista di «Vangelio». rappresentazione liberamente tratta dal «Vangelo secondo Matteo» di Pier Paolo Pasolini, e portata in scena dal «Teatro Kismet Opera», una formazione mista composta di attori portatori di handicap e di attori professionisti.

«L’incontro artistico» — come lo definisce lo stesso regista — di Enzo Toma con i portatori di handicap, risale a circa dieci anni fa, anche se la collaborazione con l’associazione barese A.R.C.Ha. (associazione ricreativa culturale handicappati) ha preso il via solo da sei anni.
«L’Archa, cercava dei volontari che avviassero con i suoi ragazzi un progetto di laboratorio teatrale» prosegue Toma «ed io, che avevo già avuto modo di lavorare con persone handicappate, ho accolto l’idea ben volentieri. Conoscevo, infatti, la capacità espressiva in campo teatrale dei portatori di handicap, le grandi possibilità di queste sensibilità «altre»; quella che mi offriva l’Archa è stata dunque solo l’occasione per compiere un progetto nel quale già credevo e che avevo già potuto sperimentare».

In «Vangelio» si ritrova la grande capacità visonaria che fu di Pasolini, quel voler dare immagine agli eventi piuttosto che interpretarli, e che rende l’intera rappresentazione un dialogo tra le emozioni di chi sta sul palcoscenico e di chi assiste allo spettacolo. Per questo gli attori portatori di handicap, non frenati dalla componente razionale che talvolta impedisce il libero fluire delle emozioni, hanno saputo comunicare intensamente proprio a livello emotivo con il pubblico.
Alcune scene dello spettacolo sono strutturate come veri e propri quadri, icone cariche di spiritualità che sanno risvegliare il senso del sacro nello spettatore. A questi momenti carichi di tensione emotiva, si contrappone la vena «popolare» — anch’essa cara al cinema di Pasolini intesa come un modo di mescolarsi alla gente, di trasferire nella dimensione della quotidianità messaggi apparentemente lontani dalla realtà.

Gli attori, professionisti e non, che per l’intero spettacolo si rotolano su un palcoscenico polveroso che li «sporca» e li assimila a quel Cristo che non ha avuto paura di sporcarsi con le miserie di un’umanità sofferente, si dicono entusiasti di questa esperienza.
Vito, il simpaticissimo arcangelo Gabriele, sostiene di sentirsi perfettamente a suo agio sul palcoscenico dov’è stato lasciato quasi sempre libero di agire, così come tutti gli altri attori portatori di handicap. «La danza di Vita Maria con i fiori» racconta a questo proposito Enzo Toma «non è stata guidata in alcun modo. Le abbiamo detto solo che avrebbe dovuto muoversi sul palcoscenico tenendo tra le braccia un mazzo di fiori e lei ha saputo creare la suggestione di una ninna nanna dolce e disperata». In questo aspetto sta forse la grandezza dello spettacolo: nell’aver saputo trasformare un linguaggio apparentemente diverso, o addirittura sbagliato rispetto a un copione, in un punto di contatto attraverso il quale è possibile guardare la vita e l’arte da un altro «punto di vista».

Sabina Fadel, 1996

Documentazione
È uscito, a cura del Servizio di Consulenza Pedagogica di Trento, il 19° volume della «Bibliografia Italiana sui Disturbi dell’Udito, della Vista e del Linguaggio» 1996 di S. Ligati, pp. 128, L. 20.000. Il volume contiene 579 voci bibliografiche (libri, articoli, periodici italiani ed esteri) su questi temi e su altri che interessano anche tipi diversi di handicap: i problemi educativi, il ritardo mentale, le varie forme di terapia, l’integrazione scolastica e sociale, la famiglia, l’educazione religiosa, i convegni, la legislazione, i film, le videocassette ed altri. Il volume può essere richiesto al Servizio di Consulenza Pedagogica – Casella Postale 601 – 38100 Trento – tei. 0461/828693. Gli articoli presentati dalla Bibliografia Italiana sono disponibili in fotocopia. I libri devono essere ordinati nelle librerie e i Cataloghi degli editori presentati si possono ottenere scrivendo o telefonando agli editori.

Un teatro «diverso» ultima modifica: 1996-06-14T17:07:30+00:00 da Redazione

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