È passato tanto tempo eppure mi sembra quasi di toccare quei momenti, certe emozioni che mi facevano credere in Dio senza pormi delle domande; mi aspettavo di essere amata, accettata e protetta. Quando, all’età di tredici anni, feci la prima comunione, ero molto emozionata e nel momento in cui presi ( Eucarestia feci una grande promessa; non formulata a parole, ma con tutto il mio cuore mi affidavo a Lui.
Poi mi sono sposata; avevamo deciso con mio marito di avere cinque bambini e quando seppi di essere incinta, ero felice ed il mio pensiero è volato a Lui come segno di ringraziamento.
Poi tutto è precipitato, tutto si è stravolto; il mio bambino era sofferente: tre giri di cordone gli impedivano di nascere, era asfittico; tenuto sotto controllo per i primi due giorni, al quinto giorno dalla nascita, ci dimisero dicendo solo che era un po’ delicato: che dovevamo aiutarlo nell’alimentazione.
Dopo due giorni a casa ebbe altre tre crisi cianotiche e tornammo di nuovo in ospedale per altri otto giorni. Fecero tante ricerche e ci rimandarono a casa con la solita diagnosi evasiva: non ci avevano capito niente.

Tante speranze, tanti progetti… tutto perse significato: non volevo più vivere

Essendo il primo figlio, non avevo tanta esperienza e non vedevo. Dentro avevo tanta paura, poi dopo tante visite, una dottoressa ci disse che era spastico, con un ritardo mentale. In pochi minuti ci crollò il mondo addosso.
Io, che amavo tanto la vita, tante speranze, tanti progetti, tutto perse di significato; non volevo più vivere. Mi sentii tradita: m ero sempre rivolta a Lui chiedendogli di aiutarmi, di darmi coraggio per farcela in qualsiasi situazione della mia vita, ed ora che il suo aiuto doveva concretizzarsi, non era venuto. Dio d’amore, dove dovevo cercarlo questo amore se neanche Lui aveva letto nel mio cuore?

Ombre e Luci n. 45 - 1994

Pensavo di essere un piccolo punto importante ai suoi occhi, in questo grande mondo, invece non ero niente e qui ci fu una ribellione anche contro me stessa. Tanti sensi di colpa, paure, accuse, tutto si metteva in discussione: io come donna, io come mamma e corpo che non aveva saputo proteggere ed aiutare la natura a far sì che lui stesse bene.
Poi un giorno, come per ricominciare un discorso interrotto, andai in chiesa con il mio bambino. Lo avevo in braccio e mi avvicinai fin davanti all’altare, ma non ci stetti molto perché i miei occhi si riempirono di lacrime e non riuscivo a calmarmi. Non entrai più in chiesa, avevo chiuso, non volevo più saperne di Dio.
Rimasi tanti anni chiusa in casa; mi trascinavo senza speranze. Poi il Signore si fece sentire tramite piccole conoscenze: mamme che mi chiedevano di raccontare la mia storia e che si interessavano a noi. Ragazzi che ci davano la loro disponibilità per stare col mio bambino e con noi. Io pensavo di essere l’unica a volerlo questo figlio e mi sentivo come di dover lottare contro tutto il mondo continuamente. Invece non ero sola: Dio si stava manifestando tramite le persone che mi faceva incontrare. Finalmente mi stavo sciogliendo da quella durezza che mi ero imposta. Infatti non piangevo più. Quando questi nuovi amici ci accolsero con tanto calore e li sentii parlare di Gesù loro amico, loro che già volevano bene al mio bambino, fu come se si fosse aperta una porta per la quale anch’io potevo entrare per ricominciare tutto da capo, ma non più sola.

Gli parlo, lo prego di farmi comprendere il suo amore, che mi mostri la via da seguire

Sì, Dio si stava manifestando: piano piano imparai a decifrare i suoi messaggi e a leggere meglio nel mio cuore: così sono entrata sempre più profondamente dentro di me. Ho cominciato a vedere con occhi più aperti la vita intorno a me: quante cose drammatiche succedono; può essere tutto e sempre colpa di Dio? No, credo proprio di no. Ho riaperto il mio dialogo con Lui.
Quando sono angosciata e quando nelle situazioni che vivo sembra che non ci sia via d’uscita, Gli parlo, Lo prego di farmi comprendere il suo amore, che mi mostri la via da seguire… e ho imparato ad aspettare e la risposta viene, viene sempre. Grazie mio Dio.

Una mamma, 1994

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.45, 1994

Sommario

Editoriale

Perché ci hai abbandonato? di M. Bertolini

Dio così lontano e così vicino

Mi sentii tradita di una mamma
Ma Lui dov’era? di G. Cosmai
A scuola con Chicco in braccio della mamma di Chicco
La fede è un incontro di J. Lebreton

Altri articoli

L’armadio dei giocattoli di M.C. Chivot
Inaugurazione di Casa Loïc di A. Mazzarotto
La tenerezza di Dio Anonimo brasiliano
Convegno sulla catechesi nell’area dell’handicap

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Proviamoci un'altra volta

Libri

Due libri sulla psicologia, P. Vitz e P.Raab
Competere col dolore, F. Guglielmotti
Il mio cielo è diverso, F. Emer
Val la pena di vivere, U. Peressini

Mi sentii tradita ultima modifica: 1994-03-16T17:19:41+00:00 da Redazione

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.