Perché leggere un libro che parla di un piede? Perché questo piede non è un piede qualsiasi. E’ il piede sinistro di una persona colpita da paralisi cerebrale dalla nascita. Questo per cominciare, e poi, perché il piede in questione è l’unico mezzo che questa persona ha per comunicare agli altri esseri umani che la circondano di affetto e di amicizia, il pensiero, le emozioni, le tristezze, le gioie, ecc. Un piede che scrive, un piede che dipinge, un piede che «pensa». Una bellissima storia, facile da leggere, da raccontare, da regalare a un amico o a un’amica.

Christy Brown è nato a Dublino in Irlanda del Sud nel 1932, colpito da una grave paralisi cerebrale. Nel 1949 ha seguito un trattamento speciale che lo ha aiutato a migliorare il coordinamento dei muscoli del corpo. Il libro, scritto dall’autore in prima persona, racconta la sua esperienza di vita; fu pubblicato nel 1954 e tradotto in italiano nel maggio 1990. Forse dobbiamo ringraziare il mondo del cinema e il premio Oscar al migliore film 1989, per la traduzione in italiano.

Il libro è diviso in due parti.
La prima racconta la scoperta della malattia e l’imperioso desiderio di Christy di comunicare con gli altri, la famiglia per prima. Il momento più importante è proprio quello della scoperta del «piede sinistro» che afferra — fra lo stupore dei presenti — un pezzetto di creta dalle mani della sorellina e si sforza di disegnare sul pavimento una lettera dell’alfabeto. Con l’aiuto della mamma Christy arriverà a farsi capire per mezzo della scrittura, e ad esprimere i suoi sentimenti con la pittura. Il piede è diventato il suo miglior amico. Così, in questa prima parte, impariamo tante cose dell’infanzia passata con i fratelli e sorelle, nell’umile casa dove si gioca, si prega, si ama, si soffre. La prima parte finisce col pellegrinaggio a Lourdes dove egli prega per un miracolo che non si avvererà.

La seconda parte racconta il cambiamento nella persona fisica di Christy Brown. In un certo modo è la realizzazione del miracolo che aveva chiesto. La scienza medica, con nuove scoperte, dopo anni di ricerca e i medici, vengono incontro alle aspirazioni di questo coraggioso ragazzo. Nuove terapie per la cura della paralisi cerebrale fanno migliorare la condizione fisica e mentale del ragazzo. Nuove esperienze fanno sviluppare il suo desiderio di imparare a scrivere meglio, interessandosi alla letteratura, per poter così raccontare quello che pensa e sente.
Il momento più bello del libro — simile a quello di C. Nolan — è quello della lettura di alcune pagine scritte da Christy in una riunione di persone che si interessano dei problemi dei disabili. Insieme ad un mazzo di rose, le parole sono un’offerta d’amore e di ringraziamento alla mamma che ha sempre creduto in lui, che lo ha voluto simile ai fratelli, che lo ha amato e curato; senza di lei, la vita di Christy Brown sarebbe stata un inferno.

Teresa Barnes, 1991

Natalia Livi, è stata una delle storiche collaboratrici di Ombre e Luci. Ha contribuito alla rivista dal 1991 al 2004.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.33, 1991

Sommario
Con la vostra collaborazione - Inchiesta di Mariangela Bertolini
Famiglie diverse? di Giacomo e Maria Labrousse
Educare è desiderare di Marie H. Mathieu
La Stelletta di Nicole Schulthes
Quel che mancava ai nostri figli di Laura Delay

Rubriche

Dialogo aperto

Libri

L'omino di vetro di M.C. Barbiero
Vita! riflessioni sulla cultura dell'hadicap di C. Imprudente
Il mio piede sinistro di C. Brown

Il mio piede sinistro ultima modifica: 1991-03-07T11:25:07+00:00 da Natalia Livi

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.