1. Come uomo e come medico Torna su

Grazie, o buon Gesù, grazie San Francesco, grazie organizzatori dell’incontro ad Assisi delle comunità «Fede e Luce».
Un grazie particolare vada ai fratelli con handicap e alle loro care famiglie.
Il grazie di cuore parte da un povero medico invitato dalla Comunità di Bari a partecipare, per la prima volta, al pellegrinaggio.

Partii per Assisi quale amico-medico preoccupato di dover assistere e curare i fratelli abbisognevoli della mia opera di medico; devo invece confessare che sono stato io ben curato dai partecipanti, in particolare dai più piccoli, dai più sofferenti, cioè dai fratelli resi più fragili da un handicap mentale e fisico.
È stato un avvenimento indimenticabile perché andai ad Assisi convinto di dover dare, donare, ma sono ritornato persuaso di aver ricevuto tanto, di essermi arricchito della vera ricchezza umana: l’amore.
E quello che più mi ha impressionato è l’aver constatato che tanta ricchezza mi è stata donata gratuitamente, da chi in apparenza è più povero, più umile, più fragile.
Essi, pur non avendomi mai visto prima, pur non avendo mai ricevuto nulla da me, con dolcezza, con amore, con un ingenuo sorriso, mi tendevano le mani, mi davano un bacio, mi facevano una carezza; cercavano di dimostrarmi, con gesti, grida, sussurri, con tutti i modi a loro possibili, di volermi veramente molto bene.
Arricchito da tanto amore gratuito, sentito, autentico, non ho potuto fare a meno di inginocchiarmi dinanzi a Gesù Crocifisso, e riflettere profondamente e lungamente come uomo e ancor più come medico.
Come uomo ho potuto convincermi anzitutto che Dio è Amore; che i più piccoli, unitamente ai loro provati familiari, hanno un posto riservato nel cuore di Gesù, per mezzo loro ci viene spianata la via verso la salvezza, sono loro che possono condurci a Gesù.
Come medico le riflessioni sono state assai più lunghe e tali da destare in me delle serie preoccupazioni, da farmi sentire molto più meschino e responsabile. Difatti ho ripercorso a ritroso il mio passato ed ho potuto rendermi conto delle tante e tante volte in cui sono venuto meno alla mia missione.
Tante volte mi sono sforzato con cuore freddo, distaccato di lenire nel malato il male fisico, sia pure nel migliore dei modi, per poi allontanarmi nel più breve tempo possibile. Mi sono comportato come un operaio che ripara un oggetto.
Contrito, in ginocchio, ho capito il giusto e grande valore della sofferenza, e ho chiesto sentito perdono a Dio, alla nostra cara Madre Celeste, a San Francesco, per quanto non ho fatto ed ho fatto male in passato…
di Domenico Mazzilli (Bari)

2. Per noi di Mazara è stato…Torna su

Vorrei dire tanto, perché sono successe troppe cose belle, troppe cose «misteriose e miracolose» come diceva Agata. Per noi di Mazara è stato il primo incontro al quale abbiamo partecipato come gruppo.
Dopo il lungo viaggio di 14 ore in treno-cuccette, pullman (altre 5 ore) e… dieci passi a piedi, siamo arrivati alla terra promessa!
Alcune impressioni dei partecipanti:

  • «Bello… bello», dice Enzo (con un sorriso da orecchio a orecchio)!
  • «Avevo paura, non volevo andarci, credevo che sarebbe stato troppo faticoso e impegnativo e invece, quando è finito mi è dispiaciuto tanto, non volevo andar via! Il tempo è stato troppo breve!».
  • «Assisi, non c’ero mai stata. Che posto! I luoghi mi hanno aiutato davvero, forse parlano da sé. Dopo l’agitazione iniziale e la stanchezza dell’arrivo (mi capita così ogni volta) quanta pace, quanta serenità ho provato dentro!».
  • «È stata bella la giornata della riconciliazione con Jean Vanier che parlava con tanta semplicità e pazienza (in traduzione simultanea) di cose bellissime che dovremmo continuare a rimuginare».
  • «Belli anche i punti d’incontro, per me sul “perdono”. Bella la semplicità e la fiducia degli amici e dei genitori che raccontavano storie di perdono e si confidavano, con tutti, col massimo della serenità».
  • «Anch’io ho goduto di più della Riconciliazione che mi ha dato conforto e pace. Mi è parso di aver incontrato Gesù nella confessione. È sbagliato sentire questo?»
  • «Più di tutto mi è piaciuta la chiesa di S. Francesco, il canto, le preghiere…».

Non si può negare che per noi il punto culminante sia stata la prima comunione di Anna che ci ha commosso e reso felici.
È stata un po’ una sorpresa, un dono grande per Salvatore e Agata che non pensavano si potesse realizzare. Un dono misterioso, miracoloso per una bambina grave, per genitori che hanno camminato in Fede e Luce e che si sentono ora più vicini a Dio e più impegnati. «Ora mi sento responsabilizzata. So che devo testimoniare la mia fede davanti agli altri» — dice Agata — «anche per Anna. È lei che ci ha portato da Gesù».
di Sr. Margherita Fortuna, (Mazara del Vallo)

3. Mai distruggere ciò che Egli ci ha dato Torna su

… A me piace S. Francesco perché per lui ogni cosa era «fratello o sorella». Parlava al sole, alla luna, agli uccelli, anche ai lupi; per lui tutti erano una parte del meraviglioso mondo di Dio.
Quando ad Assisi andavamo in chiesa, mi piaceva di cantare insieme agli altri.
Ho fatto la Comunione e ho pregato.
Ora prego così: Caro S. Francesco, aiutaci ad essere buoni, ad amarci e aiutarci l’uno con l’altro, aiutaci a capire che le cose più belle e importanti della vita che ci ha dato Dio sono: la terra, gli uccelli, tutti gli animali e i fiori e la frutta…
Fai capire che tutte queste cose meravigliose sono dono di Dio all’uomo e che noi dobbiamo amarlo, amarci e mai distruggere ciò che egli ci ha dato.
di Paola Caleprico, (Napoli)

4. Una brutta bestia Torna su

… Dopo una notte passata quasi in bianco, mi preparavo ad affrontare il penultimo giorno ad Assisi. Infatti Claudia era stata male, aveva avuto dei conati di vomito, aveva starnutito, si era agitata sul letto. Stavo quasi per spazientirmi. La stanchezza è una brutta bestia specie per chi, come me, è abituato a dormire in media otto ore a notte. D’un tratto capisco il mio egoismo, la mia incapacità di amare chi in quel momento stava peggio di me e per di più non chiedeva alcun aiuto, ma che nella sua profonda solitudine, soffriva. Pervasa da un senso di tenerezza, incomincio ad accarezzare il volto di Claudia e le parlo con amore. Dopo non molto, viso contro viso, mano nella mano, si calma e riprende a respirare piano piano. Mi sfiora la guancia, mi dà un bacio sulla fronte, poi si gira sull’altro fianco e si riaddormenta. Grazie Claudia, io ti voglio bene! (Quante volte me l’hai detto in questi giorni? Quante volte lo hai pensato? Innumerevoli volte!)…
Ho seguito ad Assisi Jean, Claudia, tutti i piccoli e grandi amici, camminando sui passi di Francesco, senza sapere, senza immaginare minimamente ciò che i miei occhi avrebbero visto e le mie mani avrebbero raccolto…
di Nicoletta Amato, (Bari)

5. Quasi l’impossibile Torna su

Domenica 27 aprile ad Assisi, Carla dice: «Perché non restiamo qui?». Gianna è triste e non parla più per tutto il viaggio di ritorno. Franco invece ha continuato il suo pellegrinaggio sedendosi vicino all’autista, raccontando buona parte delle giornate di Assisi, (forse avremo un nuovo amico perché l’autista ha chiesto gli indirizzi delle nostre comunità di Roma), e così dicendo per gli altri nostri ragazzi che tutti, a modo loro, hanno saputo esprimere la loro gioia ed è la loro gioia che fa di un pellegrinaggio un cammino di fede e di speranza. È con l’espressione dei loro sguardi che vogliono dire grazie a tutti gli organizzatori, grazie agli amici e cantare Alleluja al Signore per essere stati presenti ad un incontro così significativo, sui passi di San Francesco. Dire di più mi sembra superfluo perché è con loro e per loro che riusciamo a concretizzare quasi l’impossibile.
di Fausta Guglielmi, Comunità di Sant’Anna (Roma)

6. Occhi adatti per scoprirlo Torna su

Appena arrivato ad Assisi, Valeria mi ha salutato con una battuta: «Bentornato!»
Ho ricevuto molto. È importante la costruzione di un modello per la vita sacerdotale. Gli ultimi tre anni del mio seminario, sono stati segnati da Fede e Luce. Tutti sappiamo che i piccoli sono nel centro, al cuore della comunità. Uno dei segreti di Fede e Luce è quello di accettare l’altro così come è, con i suoi limiti, le sue difficoltà, i suoi errori, ma anche vivere nella sorpresa. Dio agisce in mezzo a noi con delle sorprese e noi dobbiamo avere gli occhi adatti per scoprirlo.
Ho cercato di portare in parrocchia lo spirito di Fede e Luce, che è una concretizzazione del Vangelo.
Nel 1983 mi arrivò una lettera da Maria Grazia: non mi scriveva dal 1978. Mi diceva che sarebbe arrivata a Monopoli una famiglia (Brunella, ecc.) che cercava casa e mi scriveva che a Bari era nata una nuova comunità di Fede e Luce.
Fu un momento di grande felicità.
di Don Vito Palmisano, (Bari)

7. «Che vuoi che io faccia?» Torna su

Assisi, il mio primo pellegrinaggio, ha lasciato un senso profondo nella mia esistenza. Oggi ne sento il peso nelle mie scelte quotidiane.
Ripensando a quei giorni vissuti con i miei amici nello spirito di povertà e di semplicità di San Francesco, mi torna in mente l’insistenza di Fra Leone che chiede a Frate Francesco: “Dov’è perfetta letizia?”. Allo stesso modo è viva in me la sua risposta.
I momenti che il Signore mi ha donato ad Assisi sono stati profondamente segnati da una domanda: «Signore, che cosa vuoi che io faccia?» La risposta di San Francesco a frate Leone è molto dura e severa ed anche per me è molto difficile accettare ingiurie e insulti. L’incontro con gli altri a volte provoca in me disagio e apre ferite dolorose nel mio cuore…
Ho avvertito ad Assisi, la presenza buona e paterna di Dio che ha preso le mie difficoltà, le mie incertezze, le mie ferite e le ha trasformate donandomi una nuova sicurezza, un nuovo amore. La mia speranza è diventata realtà: un Gianni rinnovato torna a casa…
di Giovanni Melilli, (Bari)

8. Mi sono sentita più ricca Torna su

Pensavo fosse un’occasione in più per stare con gli amici e condividere un momento di raccoglimento e di preghiera. È stata invece un’esperienza infinitamente più ricca e coinvolgente; non ricordo un momento particolare perché tutto il periodo trascorso ad Assisi è stato importante per me…
Ad Assisi ho assaporato la gioia di stare insieme, di fare «comunione» e sono grata ai ragazzi, ai genitori, agli amici perché mi hanno aiutata e mi aiutano a sentirmi più ricca.
di Dada Molinari, Comunità di San Francesco (Roma)

9. Io so che non dimenticherò Torna su

Questo ad Assisi è stato il mio primo viaggio con Fede e Luce. I timori di incontrare qualche difficoltà o di ricevere delusioni non attenuavano il mio entusiasmo prima di partire. Eppure ogni mia aspettativa è stata superata: per la prima volta nella mia vita ho respirato un’atmosfera di gioia condivisa contemporaneamente da centinaia di altre persone. È come se avessi percepito l’attuazione dell’amore per il prossimo, che spesso avevo creduto una meta irraggiungibile.
Tutti insieme abbiamo vissuto intensamente quattro giorni assai defatiganti, ma i segni della stanchezza fisica scomparivano di fronte alla luminosità degli sguardi, alle parole di gioia, alle presenze affettuose che sentivamo attorno a noi.
In tale stato di serenità affrontavamo problemi pratici senza che il nostro stato d’animo fosse intaccato perché vivevamo in comunione, illuminata dall’amore reciproco.
Pensavo che se tutti gli uomini provassero quello che abbiamo vissuto, capirebbero che l’odio e le divisioni non sono conseguenze naturali della condizione umana ma prodotti dell’egoismo.
Forse l’incontro più toccante per me è stato quello con Nada, una ragazza libanese che per partecipare al pellegrinaggio aveva dovuto superare grandi difficoltà. Mi confidò che la sera del suo arrivo ad Assisi, era così sfinita che avrebbe voluto piangere, ma quando si era accorta che tutti le sorridevano ed erano felici che fosse presente, si era subito sentita piena di vita.
E che emozione sentire le parole di Jean Vanier provenire dal mio cuore! Avrei voluto gridare: «Stai leggendo la mia anima, la parte di me stesso che avevo paura di guardare e di esprimere!»
Il momento della partenza, salutai le persone che avevo conosciuto con la gioia di dire addio intendendo arrivederci. Tuttora sento che le avrò sempre presenti in me.
Mi capitò allora di aiutare una ragazza, Daniela, a sistemarsi sul sedile di un’auto, poiché aveva difficoltà a muoversi. Tremava, forse anche per l’emozione del momento. Le accarezzai le mani e lei mi strinse le dita, comunicandomi ciò che non poteva dirmi.
Nel ripensare Assisi, mi vengono in mente le parole di una mia canzone preferita: «Non importa che cosa abbiamo ricavato da questa esperienza: io so che non dimenticheremo mai».
di Fabio Carrara (Milano)

10. Hanno fatto il possibile Torna su

Il pellegrinaggio ad Assisi è stato per me il primo pellegrinaggio da quando sto con Fede e Luce. Avendo meno di dodici anni, ho partecipato al gruppo per i bambini e ho capito che tutti hanno fatto il possibile per la buona riuscita del pellegrinaggio. La cosa che più mi è piaciuta è stata la visita nella chiesa di San Damiano perché un frate molto gentile ci ha spiegato e fatto vedere la vita di Santa Chiara. Quello è stato un momento di riflessione, ma la cosa più bella è stata la messa del venerdì quando Manuela D’Amico ha fatto la prima comunione…
Un altro momento così bello è stato l’ultimo giorno quando tutti abbiamo lanciato in aria i millecinquecento palloncini, che, lanciati solo da noi non significherebbero nulla, ma lanciati da tutte le comunità d’Italia di Fede e Luce vuol dire tutto l’amore e la gioia che c’è tra loro.
di Maria Laura Magnanelli, Comunità di S. Francesco (Roma)

Dopo Assisi ultima modifica: 1986-06-24T13:48:39+00:00 da Redazione

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