Lo chef Antonio De Benedetto vuole rivoluzionare il mondo attraverso il cibo. E il mondo di Nicola, Mirco, Jessica, Nicolò e altri, lo ha decisamente capovolto. Lo racconta un bel film documentario distribuito recentemente in alcune sale cinematografiche italiane: Le ricette dello chef Antonio per la rivoluzione con la regia di Trevor Graham. Una produzione italo-australiana perché l’idea dell’Albergo Etico è arrivata pure nelle Blue Mountains dell’emisfero australe e lì hanno pensato bene che la sua storia dovesse essere raccontata e fare il giro del mondo.

Il film narra circa un anno di esperienza di quei ragazzi e ragazze sopra nominati nel primo Albergo Etico avviato nel centro storico di Asti. Un luogo all’insegna dell’ospitalità, in grado di sostenersi economicamente, con circa il 60% di persone con disabilità intellettiva impiegate al suo interno come personale di cucina, camerieri e addetti alle pulizie delle stanze o alla reception. Persone che hanno vissuto la ricerca di un lavoro quasi come un «chiedere l’elemosina» ricorda Jessica, una delle cameriere con disabilità protagoniste. Qui, invece, il lavoro «è Antonio che ce lo offre! E anche se a volte è severo, io sono contenta. Sono benvoluta».

Un tirocinio che comincia per tutti con l’imparare a gestire impegnativi rudimenti: un tagliere, un coltello da affilare e del prezzemolo da tagliare finemente, senza lasciarci dita o altro, nella cucina del ristorante Tacabanda, dove l’idea prese inizialmente forma. De Benedetto, racconta nel film, incontrò per primo Nicolò, un ragazzo con la sindrome di Down: «Affidabile, puntuale ha cominciato qui come aiuto in cucina. Ora è capocameriere e sommelier». Con lui Antonio capisce che ci sono tanti ragazzi nella sua condizione che potrebbero far molto e finalmente «sedersi al tavolo della vita». Così comincia a pensare ad altro: occorreranno cinque anni per allargare la rete di amici e professionisti da coinvolgere, trovare i fondi e il luogo adatto.

Nel 2015 si inaugura l’albergo di Asti, un luogo che diviene «un’università di vita applicata», in cui l’esperienza di tirocinio lavorativo diventa un periodo di autonomia vera e propria visto che ci sono anche stanze per dormire per i ragazzi e le ragazze coinvolte. Vengono da tutta Italia per la formazione che permette, ad esempio a Mirco, di accedere ad un programma di assunzione nei punti di ristoro della pubblica amministrazione (nel suo caso, un istituto penitenziario). Ragazzi con diverse difficoltà che come Nicola («non potrebbe star qui secondo la diagnosi che lo accompagna» dice chef Antonio), stimolato dai colleghi, sembra aver giovato più del periodo di inserimento lavorativo che di tanti anni di terapia per comunicare di più.

L’ispirazione è contagiosa e ora gli Alberghi Etici nel mondo sono otto in Italia (10 entro l’anno) e quattro sparsi per il mondo (sul sito ufficiale c’è l’elenco completo). De Benedetto infatti viaggia e racconta, consiglia e suggerisce alle famiglie e alle associazioni come ripetere l’esperienza nelle loro città. Vita lavorativa, familiare, sociale dei ragazzi, naturalmente non sempre prive di problematiche, insieme a ricette succulente e curate sono ingredienti ben dosati nel film di Graham: non manca ora certo la voglia di sperimentare un soggiorno e una cena eticamente rivoluzionari.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 159, 2022

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La rivoluzione del coltello ultima modifica: 2022-10-17T10:06:04+00:00 da Cristina Tersigni

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