È il diario di un padre che scopre suo figlio? Di una madre che, timidamente, impara a conoscerlo? O è forse la storia di un undicenne con autismo che riesce finalmente a entrare – a suo modo – in comunicazione con il mondo?
In realtà, dice la terza di copertina, il romanzo in oggetto è il thriller con cui, a dieci anni dall’uscita di Uomini che odiano le donne, il giornalista e scrittore svedese David Lagercrantz si lancia nella ambiziosa sfida di proseguire la ormai celebre saga di Stieg Larsson, prematuramente scomparso. Non che sia scontato mettersi sulla scia di uno dei più clamorosi fenomeni editoriali degli ultimi anni, con oltre 80 milioni di copie vendute nel mondo, eppure si può sostanzialmente dire che a Lagercrantz e al suo Quello che non uccide (Marsilio 2015, traduzione di Laura Cangemi e Katia De Marco) l’impresa riesca.
Il giornalista Mikael Blomkvist e la hacker Lisbeth Salander; omicidi, brama di denaro, sistemi informatici, reti internazionali, budget ribelli e natura non da meno, passato che si ostina a non passare, senso dell’etica professionale, fedeltà e infedeltà di vario tipo: se gli ingredienti opportunamente mescolati della trilogia di Larsson ci sono tutti, Lagercrantz è però bravo nell’introdurre – con delicatezza e moderato sensazionalismo – un comprimario ben costruito. August, bimbo di undici anni di rara bellezza, che non parla e vive in un mondo tutto suo («Con quel volto fine e concentrato emanava una nobiltà quasi regale, o almeno un’aura di distacco, come se pensasse che non valesse la pena di occuparsi di ciò che lo circondava»).
Tra le varie forme di disabilità, l’autismo è forse quella che è stata più romanzata. Mitizzate le capacità mnemoniche, matematiche o artistiche di chi ne è affetto, il rischio è di esaltare il genio dimenticando la persona con le sue difficoltà quotidiane. Un atteggiamento che acquieta le coscienze ma aiuta poco chi affronta la salita.
Lagercrantz, invece, segue un percorso più autentico. August non parla, ha tante stereotipie, con il suo sguardo vitreo e privo d’espressione frustra i tentativi di entrare in relazione con lui, esaspera chi gli è vicino durante le sue crisi autolesioniste. Il padre fuggito dall’altra parte dell’Oceano; la madre che vorrebbe volergli bene, ma ne è impedita dalla sua incapacità di gestire il quotidiano, e si limita a usarlo a mo’ di bancomat; il patrigno, violento e frustrato, che scarica anche su di lui rabbia e angoscia. Storie e situazioni non certo nuove, e non certo da romanzo.
Eppure nel giallo, passo dopo passo – grazie anche alla caparbia determinazione di chi ha vissuto esperienze simili ed è quindi più propenso a immedesimarsi («Quello che capì Lisbeth rientrando dal patio e vedendo August rannicchiato in una posizione spasmodica e innaturale davanti al tavolo fu che il bambino le ricordava lei stessa da piccola») – il lettore impara a conoscere August. A vederlo e ascoltarlo.
C’è in particolare una scena che diventa l’emblema di questo percorso. Frans Bader sa di essere braccato, sente di avere i minuti contati: eppure lui, che era sempre stato un pessimo padre («Per lui era più o meno come andare a fare il guardiano allo zoo»), prima di cercare una soluzione, «prese dal comodino i vecchi tappi verdi che aveva comprato all’aeroporto di Francoforte e li infilò delicatamente nelle orecchie del figlio. Poi gli rimboccò le coperte, gli diede un bacio sulla guancia e gli accarezzò i capelli ricci e ribelli. Infine gli sistemò il colletto del pigiama e si assicurò che la testa fosse ben appoggiata sul cuscino. Era incomprensibile. Frans aveva paura e a rigor di logica anche fretta, o almeno avrebbe dovuto averla, eppure stava lì a rivolgere mille attenzioni al bambino, rallentando ogni gesto».

Quello che non uccide – Millennium vol. 4
Autore: David Lagercrantz
Editore: Marsilio
Pubblicato: 29 agosto 2019Pagine: 503
Prezzo: 13€
ISBN: 9788829701995
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 154, 2021
SOMMARIO
Editoriale
Nove punti di Cristina Tersigni
Focus: Guardami, questa/questo sono io
Inneschiamo la valanga? di Giulia Galeotti
Cosa c'è sotto gli aggettivi di Laura Coccia
Con gli occhi di Corrado di Giorgia Fontani
Chi mettere al centro dell'obiettivo? di Enrica Riera
Eliminarli dalla nostra vista di Vittore Mariani
Intervista
Far vivere il luogo (e le persone) di cui si è custodi di Cristina Tersigni
Dall'archivio
Quel vecchio signore che non conosciamo di Marie Hélène Mathieu
Testimonianza
Mio figlio, che non voleva vedermi piangere di Grazia Maria Romanini
Associazioni
Quante cose possono nascere intorno a un libro di Cristina Tersigni
Fede e Luce
Piccole cronache dalla Lunigiana dalla Provincia di Kimata
Spettacoli
Incapace di reinventarsi di Claudio Cinus
Arriva Pablo, che vede il mondo a modo suo di Matteo Cinti
Libri
Maneggiare con cura di Marco Bove
Una specie di scintilla di Elle McNicoll
E poi saremo salvi di Alessandra Carati
Quello che non uccide di David Lagercrantz
Diari
Padel, una parola che non si capisce di Benedetta Mattei
Tornando a casa di Giovanni Grossi
La newsletter
Ogni mese inviamo una newsletter
Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.
Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.