Quando, alcuni anni fa, il regista Nino Tropiano andò in Zanzibar per girare un film per conto di una fondazione irlandese, si imbatté in un gruppo di giovani studentesse e tra loro ve n’era una che catturò particolarmente la sua attenzione: Samira, che più di tutte sembrava desiderosa di emanciparsi attraverso lo studio. Samira non era né più dotata né più intelligente delle altre, ma era sicuramente la più determinata, tanto da non lasciarsi mai fermare dalle difficoltà nell’apprendimento e dalle conseguenti bocciature. Il regista è ritornato per vari anni a Zanzibar con l’intento di seguire i progressi di Samira, costantemente in bilico tra l’arrendersi a diventare solo moglie e madre mantenuta da un marito, come gran parte delle sue amiche, oppure ottenere un titolo di studio che le permettesse di trovare un lavoro ed essere un po’ più indipendente. È probabile che il rapporto con il regista abbia stimolato la ragazza a non rinunciare agli studi; il film pare quindi non essere una semplice registrazione di eventi, ma ha influenzato profondamente le scelte di vita di Samira. È venuta meno la terzietà del racconto, ma è stata testimoniata la bella vicenda di una giovane donna intraprendente, capace di coniugare vita privata e studio, amore e ambizioni, che forse, senza una macchina da presa con la quale confidarsi, si sarebbe arresa a una vita diversa da quella che sognava.

Una prima versione del film era stata già presentata in varie manifestazioni tra cui il Rome Independent Film Festival del 2019. La nuova e (pare) definitiva versione ha qualche modifica nel montaggio, in cui sembra venga privilegiata la forza di volontà di Samira rispetto ai suoi parziali fallimenti, e soprattutto include il finale in cui riesce davvero a realizzare i suoi sogni.

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Samira, quando il cinema influenza la vita vera ultima modifica: 2021-12-21T16:01:30+00:00 da Claudio Cinus

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