Intervista ad Andrea Romeo su cinema e disabilità

Abbiamo fatto una chiaccherata con Andrea Romeo, giornalista e presidente del Biografilm Festival e fondatore di “I Wonder Pictures” e “Pop Up Cinema”, sul tema della disabilità al cinema.

Alessandro De Simone

Alessandro De Simone

Scrive su Gioia, Io Donna, L’Espresso, GQ Italia on line, Gazzetta dello Sport, Rivista del Cinematografo, Movieplayer

Il testo dell’intervista ad Andrea Romeo

Alessandro De Simone: Andrea Romeo, è sempre un piacere… lo sanno un po’ tutti a Ombre e Luci che siamo vecchi amici però, per una volta, saremo super-professionali…

Andrea Romeo: come già il contesto dimostra (sorride, indicando il finto sfondo tropicale alle sue spalle, n.d.r.)

Alessandro De Simone: D’altronde siamo tutti siamo tutti un po in vacanza. Allora, presidente, da quest’anno, di Biografilm Festival, festival cinematografico internazionale interamente dedicato alle biografie e ai racconti di vita. È il tuo primo anno non da direttore ma comunque mantieni sempre un occhio attento al festival… poi, ancora, direttore e fondatore di I Wonder Pictures e anche esercente di sala a Bologna (Popup Cinema). Partiamo dal Biografilm: quest’anno ci sono stati alcuni film che hanno trattato l’argomento della disabilità in maniera molto interessante, diversa e soprattutto, molto istruttiva soprattutto per chi, questo argomento, lo vede sempre con un occhio non sufficientemente attento. Sei d’accordo?

Andrea Romeo: sì, ovviamente conosco meno il programma di quest’anno ma la disabilità è stata a Biografilm sin dall’inizio, quindi anche nei 15 anni in cui ho selezionato io i film, abbiamo parlato di disabilità e abbiamo raccontato storie in cui comunque la disabilità era accettata, raccontata, era, certe volte, protagonista, certe volte, accanto o nella storia dei protagonisti. Però la cosa che mi colpisce sempre è quanto, già in un festival come Biografilm, la disabilità trovi più spazio che mediamente nei media… mass market, passami il termine… quantomeno in televisione, anche il racconto, se vuoi, grafico della disabilità sembra un po’ blurato, un po’ tagliato, un po’ tolto allo sguardo. E in Biografilm non è mai stato così. Poi chiaramente ci sono film che più di altri riescono ad arrivare ad un pubblico, a lasciare una traccia.

because of my body -   Regia di Francesco Cannavà. Un film Genere Documentario - Italia, 2020

Because of My Body – Regia di Francesco Cannavà – Italia, 2020

Ne ricordo alcuni ma in questo momento, di questo Biografilm per esempio, mi porto questo Because of my body, che ho trovato veramente straordinario e, come mi piace fare, confuta quello che ho appena detto: è, cioé, un film invece coprodotto da Raitre, che è andato anche sulla Rai in Doc3… quindi, in realtà, ci sono spazi di disponibilità al racconto di vite fuori dal comune, di vite che hanno, e ci danno occasioni altre.
Non è mai facile parlare di disabilità. Io lo faccio – mi scuserete – con una certa disinvoltura, perché ho un percorso personale che mi ha sempre portato anche ad una quotidianità e a scherzare con la disabilità. Non ho mai avuto problemi a parlarne perché ciò ci ho vissuto quotidianamente per moltissimi anni e quindi l’ho visto accanto a me, l’ho vista nella mia classe, l’ho vista nel mio gruppo di amici e, in qualche modo, fa parte della mia normalità.

Alessandro De Simone: Ecco questa è esattamente quello che uno dovrebbe sempre pensare… che fa parte della normalità, e peraltro, hai citato Because of my body, che è la ricerca di una normalità: una normalità complessa… ma se vuoi parlare tu di cosa parla il film…

Andrea Romeo: Beh, è un film è fichissimo! Carachter-driver totale. I protagonisti sono una ragazza ventenne con un’energia incredibile, con una voglia di conoscere il mondo che ti fa riconciliare con la vita… e uno ieratico e contenutissimo love-giver che sta facendo un percorso di formazione per assistere, sia in termini affettivi, sia in termini di percorso psicologico e di aiuto, persone con disabilità che vogliono esplorare la propria sessualità.

La cosa che ti fa dire un film così è: quanta occasione, quanta energia, quanto coraggio, quanto entusiasmo…  per quello che magari per per te è normale, è scontato, accessibile, è – come dire – alla portata, e che invece qualcun altro si deve conquistare. E questa conquista è esaltante, emozionante… e poi questi due personaggi di Because of my body ti conquistano completamente quindi è veramente un’ora e mezza bellissima, un’esperienza che vale la pena di vivere.
Ricordo però forse nella storia di biografilm un momento per me emozionantissimo che fu – aiutami a ricordare l’edizione, penso 7-8 anni fa – un film di una regista americana… (sta parlando di Hear and now, di Irene Brodsky, 2007, n.d.r.)  i cui genitori entrambi sordomuti, si erano conosciuti avevano iniziato la loro storia d’amore in una di quelle scuole americane molto avvenieristiche degli anni ’50, per bambini con con problemi di udito, piena già di racconti straordinari, di innovazioni, di invenzioni. Quindi una famiglia in cui lei, senza alcuna lesione uditiva, è cresciuta con due genitori sostanzialmente impossibilitati a utilizzare l’impianto della coclea per avere stimoli sonori. E tutti e due, a un certo punto, quando lei ha già più di 30 anni, decidono di sottoporsi ad un impianto cocleare per iniziare ad udire. E la cosa indimenticabile è quando, per la prima volta, fanno il test dopo l’impianto, e il medico dall’altra parte del vetro, premendo un pulsante, dice: “Sentito qualcosa?”. E il loro volto si illumina e tu capisci perfettamente che per la prima volta hanno sentito un suono. E gli dice: “Cosa ha sentito?”. E lui risponde: “Era verde!”. Io l’ho trovata meravigliosa.

Alessandro De Simone: E questa è una cosa bellissima perché ovviamente noi vediamo tutto e, appunto, come se fosse normale, come se ci fosse dovuto. Mentre invece, ci sono molte altre persone che tutto questo se lo devono conquistare ogni giorno. Tu, anche nella tua attività di distributore cinematografico, di persona che va a cercare film da far vedere alla gente al cinema, hai trovato più di una volta film con tematiche importanti, tra cui un film che hai portato in italia e che vinse il Festival di Berlino.

Andrea Romeo: Sì, ma è un film che ho sposato prima che generasse tutte quelle polemiche e vincesse l’Orso d’oro a Berlino. Il film si chiama Touch me not, (Ognuno ha il diritto di amare, diretto da Adina Pintilie e uscito nel 2018, n.d.r.). È un film documentario ma anche di finzione, una è un’opera d’arte è molto complessa di una regista che ha fatto un lavoro molto criticato, giudicato deprecabile da molti critici italiani: ricordo parole anche da parte di amici comuni, parole molto pesanti quando la giuria le attribuì il premio “opera prima” e poi lo shock totale quando, qualche minuto dopo, la giuria principale le attribuì l’Orso d’oro. Il film Touch me not è invece un film interessante e importante, ancora una volta legato al tema della sessualità ma anche della complessità, dell’accettazione dello sguardo, in questo caso, sul corpo altro, sul corpo diverso, sul corpo inaspettato, inatteso. E questo mi ha assolutamente convinto dell’importanza di questo film… che si prende molti rischi, anche registicamente. La regista all’inizio del film si mette in scena, si offre per prima alla macchina da presa. E lo fa, secondo me, con un’intelligenza che verrà compresa solo negli anni a venire. Adina Pintilie è una regista molto, molto talentuosa, ancorché capace di forte provocazione. Sostenere lo sguardo su attori che recitano ma che sono, in qualche modo, essi stessi nel film, e che parlano della propria fisicità, dei propri organi genitali, della difficoltà che le persone hanno a sostenere il loro sguardo, della difficoltà che le persone hanno a toccare il loro corpo. È chiaramente un film che pone al centro ciò che di solito sfugge alla macchina da presa, vuoi per pudore, vuoi,  tutto sommato, per paura. Perché, credo, ci sia un fondo di paura.

Ricordo un confronto forte, nella mia infanzia che pure era costellata di tanti amici con disabilità più varie. Una volta, durante un match di judo, venne a trovarci un maestro che aveva degli occhi particolari, degli occhi che non avevo mai visto… che non vedevano, ovviamente, anche se lui era cintura nera e ti buttava a terra in un attimo. Quegli occhi erano occhi senza occhi, degli occhi che non mi attardo a descrivere ma che sicuramente mi davano anche una repulsione inizialmente. E lui mi prendeva ovviamente come si fa a judo e mi buttava a terra e mi stava vicinissimo. E dopo un po’ ho scoperto quanto fosse un’occasione questo sguardo di occhi che non vedevano e chi potevano guardare così da vicino. E ho scoperto che che mi interessava vedere occhi così diversi. Credo che in generale la paura di tutto quello che non è nella norma o nella media poi poi diventi… e questo è un tema proprio di rapporto col fisico che è un tema di tanti, di tutti e con cui ognuno fa i conti. Poi c’è un tema di imbarazzo per la sofferenza e insostenibilità della sofferenza, laddove poi talvolta la disabilità porta con sé un livello di stress e di sofferenza o di complessità della vita che mette ovviamente in imbarazzo o a disagio. Poi sai, è una questione di educazione una questione di abitudine, che è chiaro che se uno che già per arrivare al cucchiaio, fa il suo sforzo e ci aggiungi il tuo imbarazzo perché lui fa lo sforzo… insomma, è semplice pensare che stai proprio esagerando. Almeno l’imbarazzo te lo tieni, impari a gestirlo e, tutto sommato, puoi imparare a mangiare con un amico, come lo avevo io – purtroppo ora non è più con me – con cui mangiare voleva dire un’ora e un quarto di piccoli bocconi. È però poi diventa un pasto indimenticabile, un pasto che quando lo fai con lui è una cosa speciale e chiaramente si carica anche di una magia che ci metti tu, perché poi magari, certe volte, è soltanto fatica… è però come tutte le cose faticose poi ci trovi anche solo per reggere dei valori altri… ed è interessante anche questo secondo me. Ecco, sicuramente, a me interessa il cinema che riesce a a sostenere lo sguardo della diversità in genere. E anche della disabilità con tutto quello che questo comporta.

«A me interessa il cinema che riesce a sostenere lo sguardo della diversità in genere e anche della disabilità con tutto quello che questo comporta»

Di recente i film sono più estetici, più corporei e meno politici. Non mi dispiacerebbe anche sapere che cosa deve subire in un momento di tagli alla spesa, di austerity una persona che ha bisogno di tante cose, di tanti aiuti per condurre una vita più facile, più sostenibile. Credo che negli ultimi anni ho sentito cose allucinanti. Ci sono un sacco di persone che stanno sostenendo una situazione di mancanza di aiuto che ricade molto spesso poi completamente su una famiglia e sulla sostenibilità della vita delle famiglie, di chi ha bisogno di un supporto speciale per la sua quotidianità e quando non ce l’ha è un problema grosso… non oso immaginare cosa sia successo durante il Covid19.

Alessandro De Simone: Ecco è questa è una cosa che si lega la tua terza attività: quella di esercente cinematografico che in questo momento è già difficile per te. ovviamente. ma che a seguito di tutte le norme molto restrittive nei confronti del pubblico, immagino prevedono anche delle norme ulteriori quando si tratta di accessibilità per spettatori che abbiamo delle disabilità. Vi hanno dato delle informazioni specifiche dal ministero oppure rientra tutto in un grande calderone?

Andrea Romeo: guarda in questo momento io ho deciso di non riaprire le sale cinematografiche, che sono 3, a bologna, Popup Cinema. Questo perché credo che stare tutti assieme in sala sia un gesto utile rispetto a vedersi film da soli a casa, soltanto se si può stare veramente tutti insieme. Quindi a me non interessano le dimensioni dello schermo. Il sonoro non riesco neanche veramente a distinguere o a godere della differenza tra la sala energia di Melzo e un buon impianto casalingo. Sì, certo… però non è quello che fa la differenza. Io preferisco anche una piccola sala che non sia quella di Melzo e o il popup cinema con lo schermo da 20 metri a bologna, solo se c’è una possibilità di una visione collettiva, di una di una visione comunitaria. Non mi interessa la sala per andarci con l’impermeabile, nascosti dalla mascherina, facendosi controllare la febbre e dovendo sentirsi in pericolo perché ci sono altri esseri umani nello spazio intorno… allora tanto vale stare a casa.
Quindi per ora ho fatto obiezione di coscienza alla riapertura. Non ha urgenza di riaprire… non trovavo le proposte di sicurezza sostenibili sino al 14 di giugno… poi il 14 giugno – si riapriva il 15 – sono state cambiate le norme ma io non ho voglia di prepararmi per delle norme e poi il giorno prima vederle cambiate… per cui, prendo il mio tempo, non ho voglia di fare le cose di fretta o che il personale debba inventarsi una formazione inadeguata. Abbiamo aperto una sera per la chiusura del Biografilm Festival e tutto lo staff ha lavorato dalle scelte in mezzo alla mattina per una proiezione che si svolgeva alle otto e mezzo di sera. Quindi per me è al limite della impossibilità la proiezione collettiva in sala. Spero che da settembre ricominci ad essere possibile ma non credo che sia una buona idea riaprire una sala in giorni in cui bisogna medicalizzare chi viene in sala. Ecco adesso le norme scemeranno e se ci sarà la possibilità di stare in sala per incontrarsi, parlare del film dopo, scambiare quattro chiacchiere prima, conoscersi allora avrà senso… se bisogna stare in sala per stare ognuno a 4 metri di distanza, girato dall’altra parte con la mascherina… tanto vale stare ognuno a casa sua.

Alessandro De Simone: Senti, parlando di festival… di festival ce ne sono tanti anche troppi, però incredibilmente non ci sono festival che parlano di questo argomento specifico. Cioè non c’è un festival che parli di cinema e disabilità. Tu che di festival sei espertissimo, come lo faresti un festival del genere?

Andrea Romeo: Ma lo farei nei festival degli altri. C’è il 50 e 50, no? Giustissimo in termini teorici… dovrebbe arrivare in maniera naturale sui generi sessuali la possibilità che, appunto, ci sia un’apertura diciamo alla rappresentanza di film con registi donne. Però appunto a me interessa anche in termini di gender equality… non solo il sesso del regista ma la storia perché poi in Biografilm, per esempio, mi accorgevo che quando andavamo a storie più antiche si faceva fatica a trovare biografie al femminile quindi, in realtà, è anche la storia rappresentata. Faccio questo discorso sul genere perché ormai è acclarato: direttori che non firmano la gender equality 50 e 50, passano un guaio internazionalmente. E trovo incredibile che però invece non ci sia la capacità e la frequenza di rappresentare un pezzo di mondo che non è poi così così minoritario. Ecco, un’altra cosa… mi piacerebbe vedere dei numeri ma non è che in generale le disabilità siano così ben rappresentate… per come votano, per quanto pesano e potrebbero pesare di più nei vari festival.
Io non credo in un festival solo su questo… così come non credo in un festival di cinema gay, tendenzialmente. Ma credo che – per questo fatto il parallelo – non è possibile che tutte le storie d’amore sempre in tutti i film possono essere storie d’amore eterosessuali… e da questo siamo usciti. Sarebbe stato come dire strano e sconvolgente continuare avere… cioè la vera normalità è stata avere commedie in cui non c’era il film gay ma semplicemente, nella commedia e nel genere della commedia, la storia d’amore rappresentata classicamente dal film era una storia omosessuale. Ugualmente credo che il vero risultato, la vera conquista sia immaginare un mondo in cui se la disabilità c’è, non è necessariamente al centro della storia e la protagonista e il tema del film. Un esempio fantastico, anche se rispetto a una disabilità acquisita… Nothing Hill: una delle amiche del protagonista ha una disabilità acquisita causa di un incidente ma ricorderai che appunto non è che si parla solo di questo… perché è anche terribile questo… cioè che uno può essere un grandissimo poeta ma se è disabile si parla solo del fatto che è disabile. E che sfiga. No! Non è che poi diventa protagonista… In questo senso, guarda, il parallelo col tabù sessuale è un parallelo, perdonatemi, interessante per parlare di evoluzione della società. Tutto sommato Touch me not o il film Because of my body, che è comunque su un lovegiver e su una ragazza che cerca il piacere sessuale oltre che l’affetto…. sono film del futuro, sono film che io mi sconvolgono che oggi vengono vissuti come dei film controversi ma dove come dire il sito alla sessualità e alla all’aiuto… non riesco a capire come un mondo che capisce la necessità di aiutare una disabilità a raggiungere il posto di lavoro non possa al contempo invece poi accettare la necessità di aiutare la disabilità a raggiungere il piacere sessuale.
Questo per me è fortemente una tara. In questo senso credo che una normalizzazione, passatemi il termine ma lo sapete meglio di me se sì vi occupate di questi temi, le parole poi soprattutto ci vuole un’autorizzazione per usarle… ma intendo dire che non è non è facendo della disabilità il tema principale di ogni cosa che gli si fa il miglior servizio. Ma conquistando il pensiero delle persone rispetto alla possibilità di pensare gli altri per quello che sono in maniera un pochino meno uniforme. Credo che questo sia se una bella opportunità.

Alessandro De Simone: Andrea, io ti ringrazio moltissimo alcune delle cose che ha detto sono completamente illuminanti forse illuminate considerando che è difficile sentirle dire

Andrea Romeo: Vorrei dirti… di un ultimo film che è Life, animated, che assieme ad Andrea Cirla e la sua “fil rouge” I Wonder ha distribuito qualche anno fa, e che un film buffissimo perché un film mainstream, a cui la Disney ha concesso tutti i cartoni animati storici della Disney perché il protagonista, che è affetto da un moderato, diciamo, autismo, ha utilizzato i film della Disney per mutuare alcuni aspetti importanti del suo rapporto con la parola e con lo studio. Ed è un film straordinario, molto americano, un documentario-comedy americano molto classico, ma molto dolce, molto intelligente e capace di raggiungere un grande un grande pubblico. Che poi è quello che in qualche modo sanno fare le storie che poi cambiano il modo di percepire il mondo degli spettatori. In fondo se ci piace il cinema, se ti piace il cinema è perché può cambiare una persona in due ore. Io dico sempre che probabilmente in italia non ci sarebbe stata la consapevolezza che c’è stata, e la forza sulla legge Basaglia se non ci fosse stato il film di Milos Forman Qualcuno volò sul nido del cuculo (One Flew Over the Cuckoo’s Nest). Noi eravamo piccini all’epoca ma io ho visto, ho sentito trasformate le persone che frequentavo, che frequentavano i miei genitori, e trasformato il modo di pensare alla normalità mentale. E credo che che i film possano aiutare tantissimo in brevissimo tempo le persone a prendere confidenza con temi che non conoscono e che magari sono tabù. E per questo io spero veramente che dopo la rivoluzione dovutissima e speriamo lunga delle delle donne stanche di essere abusate da un mondo maschilista ci sia una rivoluzione della disabilità che imponga una centralità è una visibilità diversa che mi sembrano un diritto.

Alessandro De Simone: Bene Andrea io ti ringrazio ancora sei stato come sempre gentilissimo. Purtroppo mi sa che ti è passata la voglia di fare il direttore di festival quindi non possiamo venire l’anno prossimo a un festival diretto da te.

Andrea Romeo: Beh credo che Biografilm continuerà a occuparsi di questi temi perché nella sua tradizione nella sua missione e continuerà a occuparsi di tutto quello parlando di donne e di uomini che hanno la fatica e l’opportunità di vivere si occuperà ovviamente di tutti e spero che continui e occuparsi di tutti.

Alessandro De Simone: benissimo grazie mille.

Andrea Romeo: Grazie a te, Alessandro e buone visioni… o buoni ascolti.

Alessandro De Simone: Ti contatteremo presto da Ombre e Luci per sapere la tua opinione sui prossimi film che parlano dell’argomento. A presto.

Speciale Cinema e disabilità

Con i contributi di:

Federica Aliano

Federica Aliano

Emilio Ranzato

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Edoardo Zaccagnini

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Claudio Cinus

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Emanuele Rauco

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Giorgia Sdei

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Gabriele Niola

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Boris Sollazzo

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Intervista ad Andrea Romeo su cinema e disabilità ultima modifica: 2020-06-18T22:49:02+00:00 da Alessandro De Simone

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