Ho conosciuto Fede e Luce dieci anni fa, quando mi trovavo a Roma a lavorare alla revisione delle Costituzioni dell’Ordine religioso al quale appartengo. Un mio confratello me ne parlò e mi chiese la disponibilità a prendere il suo posto come assistente di una comunità. Fino ad allora non avevo sentito parlare di Fede e Luce: provai una istintiva ammirazione per questa associazione internazionale che aveva come co-fondatore Jean Vanier, del quale apprezzavo e un po’ conoscevo l’esperienza spirituale e di condivisione insieme a persone con disabilità.
Sono entrato in punta di piedi, senza sapere bene cosa fare e come stare nella comunità che mi accoglieva. Mi sono subito reso conto di trovarmi di fronte ad una esperienza diversa da quelle fatte in precedenza. Mi colpì il modo semplice e diretto dei ragazzi di rapportarsi con me. Sembrava che mi stessero aspettando da tempo. A questa facilità di intessere relazioni si accompagnava anche una sorprendente capacità di cogliere il mio stato d’animo, le gioie e le fatiche della mia vita quotidiana. Ben presto mi sono reso conto che con i ragazzi potevo essere me stesso con semplicità, anzi, dovevo essere così perché il comportamento un po’ costruito e legato al mio stato di vita con loro non funzionava. Pian piano ho imparato ad essere più affettuoso e schietto, ad incontrare i ragazzi, i loro genitori e gli amici senza fare particolari distinzioni. Ho conosciuto persone vere e profonde.
Col tempo mi sono accorto che quanto stavo ricevendo da Fede e Luce era assai più di quanto potevo dare nelle occasioni di incontro. Mi stava aiutando a sciogliere quella struttura un po’ rigida che avevo fatto mia nei rapporti con gli altri.
Durante gli incontri mi accorgevo di essere uno dei tanti e di essere semplicemente chiamato a vivere momenti di gioco, di festa, di attività insieme agli altri.
Il mio ruolo di sacerdote veniva in risalto durante la celebrazione eucaristica e nei momenti di preghiera, ma per il resto ero come gli altri. E, come tutti, anch’io contribuivo alle spese necessarie a finanziare i nostri piccoli eventi: può sembrare ridicolo, ma i sacerdoti quando vengono chiamati a portare il loro contributo negli incontri di gruppi ecclesiali sono abituati a ricevere un “obolo”, non a contribuire anche loro con qualche spicciolo.
Avevo iniziato a partecipare apprezzando molto la possibilità di fare la mia piccola parte per prendermi cura dei ragazzi che mi apparivano come i “piccoli” del Vangelo. Col tempo mi sono accorto di essere stato da loro custodito, amato e portato accanto a Colui che si è fatto piccolo per condividere la Sua vita con noi.
Mi è capitato di proporre a qualche confratello di fare l’esperienza in una comunità di Fede e Luce: mi sono spesso trovato di fronte a tanta ammirazione e stima per una realtà come quella che ho provato a descrivere loro, ma ho colto anche timore di non essere all’altezza, imbarazzo di fronte alla disabilità, disagio per dover rinunciare alla propria immagine di sé. Ma così ci si priva di un appuntamento decisivo con l’amore, quello vero!
Consiglio ai miei confratelli nel sacerdozio e nella vita religiosa di superare le resistenze e di non tirarsi indietro se venisse loro proposto di condividere un tratto del cammino con questa straordinaria esperienza di Dio.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 147, 2019

SOMMARIO

Editoriale
Chi cura le anime? di Cristina Tersigni

Focus: Spiritualità e disabilità
La Chiesa ci accoglie davvero? di Giulia Galeotti
Uno dei tanti di Roberto Brandinelli
Ma stai pensando a me? di Sergio Sciascia
Una dedica che andrebbe cambiata di Gianni Marmorini
Per una teologia meno disabilitante di Luca Badetti

Intervista
Lucrezia e il Marco di ieri e di oggi di Giulia Galeotti

Testimonianze
L'alfabeto che manca di Serena Sillitto

Dall'archivio
Cosa dirvi di più? di Stéphane Desmandez

Associazioni
Catalogo di prelibatezze di Enrica Riera

Fede e Luce
A metà tra un conclave e una seduta di autocoscienza di Serena Sillitto

Spettacoli
Il cantiere delle buone notizie di Alessandra Moraca

Rubriche
Dialogo Aperto n. 147
Vita Fede e Luce n. 147

Libri
La tua vita e la mia di Majgull Axelsson
Questa è bella! La storia di Rospella di Anna Sarfatti
Per tutti persone di Azione Cattolica Ragazzi
Amore caro di Clara Sereni

Diari
Sempre di Benedetta Mattei
Ogni tanto dobbiamo svagarci di Giovanni Grossi

Uno dei tanti ultima modifica: 2019-10-29T14:32:25+00:00 da Roberto Brandinelli

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