Di bullismo Viola ne sente parlare spesso. Progetti di legge, piani e strategie ad hoc, gli immancabili finanziamenti: ogni volta che dalle cronache emergono nuovi episodi nelle scuole è una gara a chi propone la soluzione più assurda e inutile. Perché, come in tante cose della vita – specie quando in salita –, per cambiare davvero qualcosa, pensa la bambina, basterebbe avere la sensibilità di immedesimarsi nelle situazioni che si vogliono sanare. Per farlo potrebbe essere d’aiuto la letteratura, con la sua capacità di oggettivare le vicende e di guardarle con l’occhio dell’altro.

Viola pensa in particolare a due romanzi che ha letto da poco, A Wonder Story – Il libro di Julian (Giunti) di R.J. Palacio e Melody (Feltrinelli) di Sharon M. Draper: entrambi con protagonisti ragazzini problematici, tra disabilità fisiche e disagi familiari, sono romanzi che non fanno la morale. Semplicemente raccontano la storia da un altro punto di vista.

Il libro di Julian è il seguito di Wonder, la storia di August Pullman, un bimbo di 10 anni con i connotati del viso stravolti dalla sindrome di Treacher Collins che, dopo anni di istruzione in casa, affronta la scuola in prima media, tra le apprensioni dei familiari e le reazioni dei compagni, divisi tra chi scopre in lui un amico intelligente e spiritoso e chi con cattiveria si accanisce sul suo aspetto. Il romanzo ha avuto un tale successo che i fan hanno chiesto all’autrice di continuare il racconto: Il libro di Julian è dunque un nuovo capitolo della vicenda, un ulteriore punto di vista, dopo le molteplici voci che ce la raccontavano nel romanzo d’esordio. E se nel primo il centro era appunto August, qui invece il protagonista è Julian, il bullo che per mesi lo perseguita, chiamandolo fenomeno da baraccone e riservandogli scherzi crudeli. Sveglio, sempre simpatico a tutti, Julian diventa alla fine il grande escluso, in una totale inversione di ruoli con la sua vittima.

Melody ha invece al centro un’undicenne affetta da tetraplegia spastica, detta anche paralisi cerebrale, condizione che limita l’uso del corpo ma non la mente: Melody non può parlare, non può camminare, non può scrivere. E se quasi tutti – medici e insegnanti compresi – sono convinti che non abbia capacità di apprendimento, in realtà la bambina scoppia di cose da dire: è la più intelligente e preparata della scuola, ma nessuno lo immagina finché un computer non le darà finalmente la voce che non ha mai avuto.

Non manca la sofferenza in queste storie. Il mondo dei grandi e dei piccoli non è pronto ad ascoltare e a vedere la persona al di là di ciò che il suo aspetto parrebbe raccontare. Quel mondo di esclusi confinato sempre più nel suo bozzolo – “Forse pensano che siamo così ritardati”, pensa Melody, “che non ci importa di essere trattati come se fossimo invisibili”. Indifferenza, ignoranza e cattiveria sono sempre in agguato, un passo avanti è cancellato da un balzo molto più indietro. Sono storie delicate, ma anche molto vere. Storie che farebbe bene a tutti leggere, rivolte a chi si gira dall’altra parte, e che per imbarazzo, paura o disagio fa finta di non vedere. Eppure, ci dicono August, Julian e Melody, basterebbe solo un saluto sorridente.

Giulia Galeotti, 2016

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.133

Viola e il bullismo ultima modifica: 2016-03-25T09:10:53+00:00 da Giulia Galeotti

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