Prima dei tre anni il bambino non vede la differenza tra se e l’altro. Se vede un altro soffrire , è come se soffrisse lui stesso, allora va a fare all’altro quello che farebbe piacere a lui. Quando è più grande si differenzia dall’altro ed è in grado di fare spontaneamente all’altro ciò di cui ha bisogno, se ha già sperimentato una situazione simile. Ora, a priori il bambino non sa cosa significhi essere cieco, autistico o in sedia a rotelle. A questo punto il ruolo dei genitori è essenziale per guidarlo, fornirgli una chiave di lettura, guidarlo nel domandarsi ciò che gli piacerebbe fosse fatto a lui nella stessa situazione. Questa fase di identificazione è primordiale nel processo di legame sociale con colui che è diverso. Segue spesso un periodo di senso di colpa . Perché io posso correre giocare a pallone e lui no? Bisogna spiegare al bambino che lui non deve sentirsi colpevole; l’altro ha delle ricchezze che lui non ha. E lui potrà spingere la sua sedia a rotelle quando imparerà cos’è la pazienza, la gratuità, l’amicizia. Potranno guardare insieme una partita ed ecco che non ci sono più differenze!
I genitori come possono aiutare i figli ad essere attenti verso i più deboli?
È il loro atteggiamento che permetterà al bambino di assumere un comportamento corretto di fronte a chi è differente, più fragile. Il bambino imiterà l’atteggiamento dell’adulto. Bisogna vedere quali sono le priorità dei genitori. Il rendimento scolastico, il potere, sono priorità rispetto al servizio verso i più deboli? La bellezza, la seduzione hanno la priorità rispetto alla fedeltà, alla vera amicizia? Le ricchezze materiali hanno la priorità sulla ricchezze interiori? La scommessa è questa. I discorsi ed i comportamenti dei due genitori devono essere in sintonia. Quando il figlio diventa adolescente e pianifica le sue vacanze con gli amici, i genitori possono ricordargli che una settimana al servizio dei più deboli durante l’estate potrebbe essere una buona idea. Ogni occasione è buona per provare a parlare con i propri figli ed a sensibilizzarli: una mamma incinta a cui hanno annunciato che il suo bambino è handicappato, l’approvazione di una legge che non rispetta la vita, il figlio di un vicino rimasto handicappato in seguito ad un incidente di moto… Saranno l’occasione per mostrare come in qualunque situazione l’amore dei genitori è incondizionato.
Che fare di fronte ad un bambino che si mostra aggressivo o prende in giro un ragazzo handicappato?
Se un bambino si mostra aggressivo può darsi che ripete un atteggiamento dei genitori oppure ha paura. Può aver paura perché non ha capito cos’è l’handicap e non sa a cosa va incontro. Può temere che sia contagioso. Se si punisce il bambino per il suo comportamento capirà che è sbagliato prendere in giro, ma senza capirne il perché. E’ importante parlarne, spiegare cos’è l’handicap, aiutare il proprio figlio a capire i sentimenti dell’altro, a mettersi al suo posto. Nello stesso tempo bisogna accettare che un bambino abbia delle reticenze o repulsioni, è meglio che possa esprimerle in modo da poterlo aiutare a superarle. E quando un bambino ha un comportamento altruista,positivo, bisogna cercare di incoraggiarlo.
Intervista raccolta da C.Q., 2016, da O&L N° 213
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.136