Una storia avvincente, ambientata alla fine degli anni sessanta, che ha come protagonisti una ragazza debole di mente Lynnie, un ragazzo di colore, sordomuto chiamato “Numero quarantadue” e la vedova Martha che accoglierà e crescerà come una nipotina la piccola Julia nata dal loro amore.

Lynnie e Numero quarantadue fuggono dalla “Scuola”, dove sono cresciuti e si rifugiano in casa della vedova Martha, a cui Lynnie, mentre la polizia la sta per ricondurre nella “scuola” sussurra all’orecchio una sola parola:“Nascondila!” e Martha si prenderà cura di quel “fagottino” con l’impegno e il desiderio di ritrovare un giorno quei genitori, fino ad un poetico finale.

La narrazione continua su vari fronti, non perde di vista nessuno dei protagonisti, ci descrive così la fuga di Numero quarantadue, i suoi incontri i suoi pensieri, la sua storia… e attraverso la vicenda di Lynnie: la vita e le relazioni all’interno dell’istituto, l’evolversi e l’affermarsi di principi etici, culturali e sociali in materia di disabilità, con la conseguente chiusura di certi Istituti.

L’autrice del romanzo che prende spunto da un fatto di cronaca, conosce da vicino la disabilità per averla vissuta nella sua famiglia. E’ un libro da leggere anche se la cultura in merito si è fortemente evoluta e la situazione degli Istituti per persone disabili fortunatamente è molto cambiata, ma certe vicende non vanno dimenticate.

Il respiro leggero dell’alba ha soprattutto il merito di dare voce a chi non può parlare, di raccontarci i pensieri di chi, definito “debole di mente”, vive nell’ombra e nel silenzio.

Rita Massi, 2014

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.126

Il respiro leggero dell’alba – Recensione ultima modifica: 2014-06-29T09:00:35+00:00 da Rita Massi

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