Mariangela era una forza. Una vera forza della natura per la passione che metteva in tutto, e che spesso e volentieri la portava a discutere anche animatamente con le persone, a partire da quelle cui voleva più bene. Non si tirava mai indietro, soprattutto poi su ciò che riguardava le persone più povere e provate, a cominciare dalle famiglie, dalle mamme e dai papà di figli speciali come la sua Chicca, di cui conosceva, e sapeva rappresentare, angosce, necessità, desideri, paure…

Dopo gli anni dello sviluppo di Fede e Luce, per Mariangela la casa-famiglia era “il” sogno. Vivere la fraternità, l’affetto e il mutuo sostegno in un ambiente caldo e protetto era l’unica possibilità che intravedeva per il futuro dei suoi amici disabili e soprattutto per l’angoscia delle loro famiglie. Pur rispettando il lavoro di chi nelle Istituzioni si occupava di questi aspetti, era spesso insofferente per le troppe parole spese senza costrutto, per la troppa teoria che non diventava mai pratica, per la tendenza tipicamente istituzionale a concepire solo in termini “educativo-riabilitativi” invece che partire dalla necessità della relazione. E sentiva, anzi portava proprio su di sé, quell’angoscia dei genitori, nonostante non fosse più la sua personale, e si sentiva in qualche modo responsabile di contribuire ad alleviarla.

Al momento di iniziare l’avventura del Carro, per me fu naturale coinvolgerla per prima: lei, da zia, mi aveva coinvolto in Fede e Luce, ragazzo, molti anni prima, con lei passavamo serate intere a parlare dei nostri amici più fragili ma anche di stupidaggini (e questo era un suo lato meraviglioso), e talvolta a fantasticare di un futuro con tante case-famiglia nate da Fede e Luce… e quando le proposi ciò che avevo in mente non ebbe bisogno di pensarci troppo, la sua disponibilità fu immediatamente totale. Per 20 anni interi e continuati, fino a che ne è stata in grado, Mariangela è stata pungolo instancabile e insostituibile della nostra Comunità, partecipando ai Consigli di Amministrazione, collaborando al gruppo di accoglienza, ma soprattutto portando la sua verve, il suo cuore, la sua simpatia, la sua capacità di trascinare, in tutte le occasioni di incontro, di riflessione, o di festa.

E quando con Ivana abbiamo deciso di formare una nostra famiglia all’interno della Comunità, lei ci mostrava il suo dibattersi tra la gioia che questo “completamento” le dava e la preoccupazione di salvaguardare gli equilibri famigliari…ma sappiamo quanto è stata felice che in questa famiglia allargata entrassero le tre figlie nate dalla nostra unione, pur preoccupandosi sempre che esse, e con loro i nostri “conviventi”, potessero vivere questa particolarità nel migliore dei modi.

Quello che ci è mancato in questi anni, e che rimpiango, è stata la possibilità che della sua forza e profondità potesse nutrirsi anche la nostra équipe professionale, strutturatasi quando le energie e le possibilità di Mariangela cominciavano ormai a scemare. Ha fatto però in tempo, e in maniera fondamentale, ad accompagnare e sostenere la gran parte delle famiglie che hanno compiuto il difficile passo di “lasciar andare” i propri figlioli, pensando al loro futuro.

Per gli ospiti della nostra Comunità, Mariangela è una presenza viva e il suo ricordo tangibile. Per noi, è un grande vuoto ma anche la certezza di un faro per orientare i nostri passi. Da lassù, questo Carro è ora trainato con ancora più vigore…

Matteo Mazzarotto, 2014

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.128

Il Carro: una casa (famiglia) per tutti ultima modifica: 2014-12-15T07:25:23+00:00 da Matteo Mazzarotto

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.