Molto giovane mia madre diede alla luce la sua seconda figlia, una bambina Down. I miei genitori accolsero la notizia con dolore, naturalmente, ma nonostante tutto accettarono con coraggio il difficile compito di fare crescere la bimba con amore e responsabilità accogliendola nella loro vita come un dono di Dio. Nonostante avesse bisogno di essere seguita in modo particolare, ciò che comportò per i miei parecchi sacrifici, mia sorella a mano a mano che cresceva era per tutti una grande fonte di gioia: nel vederla fare i primi sorrisi, i primi passi, dire le prime parole.

Da allora è passato molto tempo, adesso mia sorella Eleonora ha sedici anni. Io, che sono cresciuta accanto a lei giorno dopo giorno e anno dopo anno, ho capito molte cose che forse ad altri giovani possono sembrare insignificanti. Vedo la vita e la sofferenza con occhi diversi, occhi pieni di speranza e di ottimismo, perché ho avuto «la fortuna» di avere una sorella che mi ha insegnato ad amare il prossimo. Quindi a chiunque possa domandare qual’è il senso dell’esistenza delle persone handicappate, serenamente risponderò che sono per noi un vero esempio di vita da seguire, con la loro ingenuità, con il loro coraggio di affrontare la vita senza lamentarsi mai, e soprattutto per il modo molto semplice con cui riescono ad amare e ad aiutare il prossimo. Hanno la capacità di mettere in risalto i valori più belli della vita umana. Sono persone molto affettuose, ricche di amore, generosità e umanità. Sono convinta che, in un certo senso, ogni famiglia dovrebbe ritenersi «fortunata» di trovarsi accanto una di queste creature, perché grazie ad esse, si possono riscoprire dei valori perduti.

Rosita (18 anni), 1996

Mi ha insegnato ad amare ultima modifica: 1996-12-15T16:15:13+00:00 da Redazione

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