È festa di compleanno per il nostro movimento: Fede e Luce in Italia compie venti anni.
Chi era presente al primo formarsi dei gruppi forse non era così sicuro che la piccola barca avrebbe continuato a navigare per tanto tempo. Infatti con l’entusiasmo che accompagna i primi passi, c erano anche timore e paura di illudersi poiché erano i primi passi di un cammino impegnativo e nuovo; era un primo aprirsi di porte di case, un uscire di gente molte volte anche timida e incerta, un ritrovarsi insieme per la strada, cominciando a interrogarsi sulla meta…
«Insieme» era il nome del nostro primo giornalino ed era proprio lì, in quelle poche sillabe, il nuovo che ci muoveva. Perché, e lo vediamo sempre più chiaramente, Fede e Luce non propone a qualcuno di «dare» ad un altro, se non come primissimo impulso, come espressione di un desiderio di giustizia e di pace. Fede e Luce propone di far circolare uno spirito nuovo tra gli uomini, figli tutti di Dio, e di educarci insieme all’unica scuola che insegna in fondo, attraverso una strada di piccoli pensieri, sentimenti e gesti quotidiani, Fede e Luce punta in alto, molto in alto; ci fa balenare un sogno, una terra promessa.
Insieme, non più soli, non più distanti, non più separati, Fede e Luce vuole avvicinare gli uomini fra di loro: vuole avvicinare uomini resi diversi e lontani per storie e destini personali e familiari: la vita soddisfatta di chi ha quasi tutto facile e dorato e la vita sgomenta di chi deve far fronte ai colpi che sembrano attentare alla propria umanità.
Ma chi avrebbe vinto l’egoismo, l’ottusità e la volgarità che possono annidarsi sotto la patina dorata dello stato di benessere? chi avrebbe vinto la diffidenza il rancore l’invidia e la disperazione che possono irrigidire, la sofferenza troppo prolungata? chi ci avrebbe difeso dalla ricerca di soluzioni semplicistiche, facili e consolatorie destinate alla lunga ad aumentare la forza del male anziché a spuntarne i pungiglioni?
Ora veramente con tutta umiltà possiamo dire che qualcuno ci ha preso per mano; che siamo stati condotti, per mano, in un lungo cammino che possiamo chiamare pellegrinaggio o Esodo, con un termine biblico che rende ragione della ricerca e dello sforzo di liberazione che lo ha segnato, un cammino che avrà il suo compimento ultimo quando saremo veramente insieme nell’amore di Dio; ma che già ora può riscaldare e rendere, sia pure di poco, più bella e felice la nostra vita quotidiana; possiamo dire che siamo stati condotti e guidati fuori dalla «nostra terra»: terra dell’abitudine e dell’inerzia e della sterilità. Siamo dunque in cammino!
Possiamo dire, con tutta umiltà, e senza retorica, che la possibilità di intravedere la verità ultima della nostra vita, la bussola che ci ha orientato nella navigazione è venuta in misura dell’attenzione e dell’ascolto che abbiamo saputo dare e porgere a tutti coloro che si sono mostrati bisognosi di aiuto: chi ha preso un po’ sulle proprie spalle il compagno che non poteva camminare, per usare una metafora significativa, gli ha permesso di vedere lontano e fare da guida.
Ecco perché, di questo cammino in comune, possiamo ringraziarci a vicenda. Ecco perché possiamo sentirci commossi e felici per i nostri venti anni.
Ecco perché possiamo ringraziare il Signore che si è fatto, da sempre, con Gesù, uomo e nostro fratello, pellegrino anche Lui sulla terra incontro agli uomini che vogliono sentirsi fratelli e li accompagna, ed è felice e commosso con loro.

Lucia Bertolini, 1995

Un pellegrinaggio di ringraziamento ultima modifica: 1995-06-02T12:22:59+00:00 da Lucia Bertolini

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