Carissimi amici di Fede e Luce, sono molto lieto di potervi incontrare in questo vostro pellegrinaggio ad Assisi nel ventesimo del vostro cammino in Italia. Questo pellegrinaggio me ne ricorda un altro avvenuto ormai parecchi anni fa, sempre con voi e credo che parecchi di quelli che sono qui lo ricordino: era stato anch’esso un momento molto bello del cammino di Fede e Luce in Italia. Oggi ci ritroviamo qui, a vent anni dall’inizio del vostro servizio di carità e di amore nella nostra penisola e ci domandiamo, celebrando questo ventennio, di che cosa è stato composto, quali sono stati i frutti, i doni che lo Spirito ha suscitato in voi; frutti e doni che emergono anche in un pellegrinaggio come questo che richiede tanta fatica nella preparazione, tanta cura, tanto amore, tanta pazienza, tanta dedizione.

Vorrei rileggere insieme con voi le due letture che abbiamo ascoltato dagli Atti degli Apostoli e dal Vangelo secondo Luca, per trovarvi elencati alcuni frutti del vostro cammino.
Parto da quelle parole degli Atti degli Apostoli che descrivono la comunità cristiana come persone che hanno «un cuore solo e un’anima sola». Ecco un ideale del vostro cammino di vent anni: un cammino di comunione e di fraternità, un cuore solo e un’anima sola tra persone diverse, che si sono incontrate quasi per caso, con problemi tanto differenti, ma capaci di mettere in comune le loro sofferenze e le loro capacità cosi da creare una grande comunione, una fraternità che si estende un po’ per tutta l’Italia. Una testimonianza di fraternità. In una società come quella italiana, smarrita, divisa, confusa nel nostro momento storico,- voi costituite un punto di riferimento piccolo, ma importante e significativo.

Una seconda caratteristica viene ricordata in questa lettura; si dice: «Con grande forza gli Apostoli rendevano testimonianza della Resurrezione del Signore Gesù». Con grande forza, e non era facile perché tutto sembrava congiurare contro. Ebbene un secondo frutto che voi avete diffuso per l’Italia in questo ventennio è una grande forza d’animo. Voi avete avvicinato tante persone che soffrivano, appesantite, magari impaurite, talora un po’ disperate e avete insegnato che cos’è la forza d’animo; come questa qualità molto semplice si contagia, si comunica, è un dono di Dio. Voi avete accresciuto la forza d’animo di tanti, avete fatto circolare questo bene così raro in mezzo a tante famiglie, a tante situazioni.
Una terza caratteristica leggo in questa pagina degli Atti degli Apostoli riferibile al vostro ventennio, là dove si dice che «nessuno tra loro era bisognoso», cioè che ciascuno sapeva aiutare l’altro. Voi avete diffuso nelle parrocchie, nelle famiglie, nelle nostre diocesi, quella che si potrebbe chiamare una cultura del mutuo aiuto: ciascuno fa ciò che può per rendersi utile all altro e ci si rende utili a vicenda. Ancora una volta, in una situazione italiana conflittuale, segnata da divisioni, questa vostra testimonianza rende onore al Vangelo: anch’io, come vescovo italiano, desidero riconoscerla con gratitudine come vostro contributo importante al cammino di questi anni.

C’è un’altra caratteristica che voi state vivendo soprattutto in questi giorni di Assisi, descritta nella pagina evangelica, che dice che gli Apostoli «per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti». È così grande il dono della Resurrezione che suscita un’immensa gioia, e voi vi siete proposti nelle famiglie, nelle comunità, soprattutto come suscitatori di gioia. Proprio là dove ce n era più bisogno, dove la gioia mancava di più, dove tendeva a predominare ogni giorno la fatica, la tristezza, la frustrazione, voi vi siete posti con grande forza d’animo come seminatori di gioia: questo è un valore evangelico fondamentale. Le nostre comunità e le nostre parrocchie ve ne sono riconoscenti: questo è un vostro punto d’onore. Fate sì che nessuna frustrazione, nessuna stanchezza, nessuna difficoltà organizzativa, nessun blocco emotivo interiore o esteriore, sciolga questa gioia che voi state diffondendo nelle nostre comunità, e della quale c’è un bisogno immenso.

Ecco il miracolo evangelico che voi avete abbondantemente compiuto in questi vent anni. Io mi ricordo la gioia di quel pellegrinaggio di Assisi di tanti anni fa; mi ricordo la gioia dell’altro pellegrinaggio internazionale a Lourdes di qualche anno fa in cui erano presenti migliaia e migliaia di persone provenienti da tutto il mondo. Ecco, questa capacità di trarre gioia dalle situazioni difficili è una grande forza, un grande dono che voi fate non solo a voi stessi, ma all’intera Chiesa di Dio.
Voglio sottolineare un ultimo aspetto dei doni che vengono ricordati in questa pagina evangelica. «Gesù aprì agli Apostoli LA MENTE all’intelligenza delle Scritture» e disse: «così sta scritto: il Cristo dovrà patire e resuscitare dai morti». Ecco forse uno dei più grandi doni che voi siete chiamati a portare: l’intelligenza della fede.

Vi sono tante situazioni in cui la sofferenza chiude, blocca la persona, impedisce di cogliere il senso della vita. Si affacciano pensieri neri, faticosi, a volte disperanti. Allora il grande dono è l’apertura della mente all’intelligenza del piano di Dio, a capire che, se il Cristo ha dovuto patire e resuscitare, anche coloro che passano attraverso la sofferenza sono destinati alla Resurrezione e alla Gloria. Per questo ci vuole un atto eroico di fede e di speranza; è appunto questo il dono che io ho sempre ammirato nei vostri gruppi: la capacità di trasformare le situazioni, dando una prospettiva non solo di familiarità. di fraternità, di forza d’animo, di gioia, ma anche di fede e di speranza: una prospettiva imbattibile, perché fondata sulla stessa promessa di Dio, capace di rischiarare di luce anche i momenti faticosi del nostro cammino quotidiano.
A che cosa potremmo paragonare questo cammino di vent anni del vostro movimento Fede e Luce, tenendo presenti le parabole evangeliche?

A me pare di poterlo paragonare a quel piccolo granello di senapa che, seminato invisibile sulla terra, cresce e diventa una pianta dove tanti uccelli fanno il loro nido. Cosi questo vostro movimento. È nato da poco, è nato nell’umiltà, è nato nella semplicità, si è sviluppato senza pretese. ha sempre preso come riferimento i valori evangelici e non i valori mortali, ed ecco che a poco a poco è cresciuto in un alberello abbastanza robusto che può offrire riparo e nido a tante persone in cerca di fraternità, di sostegno, di conforto per loro e per i loro figli. Quindi vi dico, come parola conclusiva: abbiate fiducia! questo alberello, che è nato da un piccolo granello di senapa, si è sviluppato per forza di Dio, è un piccolo albero, ma dà testimonianza al Vangelo, dà speranza. Sappiate di avere una grande responsabilità non soltanto per i «ragazzi», per i malati, per i sofferenti,’per le famiglie in difficoltà, ma per tutta una società in cerca di senso della vita. Voi avete le chiavi di questo senso della vita, avete la grazia, il dono di far sorridere anche coloro che sono tristi e che piangono. Per questa vostra missione invochiamo San Francesco, il santo del sorriso, della gioia, della fraternità, della forza evangelica.
Invochiamo la Madonna degli Angeli che è qui venerata da secoli, venerata da San Francesco, e invochiamo che la Madonna mandi i suoi Angeli su ciascuno di voi, su ciascuno di questi ragazzi, perché comprendano la potenza della loro missione in questa Chiesa, in questa società. La Madonna interceda per tutti voi e vi faccia godere di questo momento di fraternità: che diventi una testimonianza per tutta la nostra nazione, per tutta la Chiesa e per il mondo intero.

(Testo non rivisto dal l’autore)

«Portate fraternità, gioia, intelligenza della fede» ultima modifica: 1995-06-02T12:19:06+00:00 da Carlo Maria Martini

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