Un piccolo appartamento privato nel centro di Mosca. Un salotto di quattro o cinque metri senza mobili, una cinquantina di persone stipate, altre nell’ingresso. Eppure c’è un grande silenzio. Si ascolta una voce chiara in francese con la traduzione simultanea.
Jean Vanier predica il suo primo ritiro in Unione Sovietica.
Ci dividiamo poi in gruppetti di riflessione: due nel salotto, uno in una camera, uno in cucina, e ancora uno in bagno. Gli altri escono a parlare nelle strade. Davanti a noi, l’immenso mausoleo di Lenin. Con i miei amici russi riflettiamo sul tema: «Come Gesù ha cambiato la mia vita? In che modo mi dà la sua libertà?».

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Era il marzo 89. In questo immenso paese dove non c’è nulla per i genitori con un figlio colpito nell’intelligenza (se non la proposta di un ospizio), le comunità come Fede e Luce rappresentano un’altra speranza. Una mamma mi ha detto che mai, prima di questo ritiro, aveva sentito qualcuno dirle che suo figlio aveva valore. Molti amici scoprono il volto di Cristo attraverso la persona con handicap; è anche un cammino d’unità per le nostre chiese divise.

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Nell’89 Fede e Luce è uscita dalle catacombe in due paesi. In Ungheria, ora, sette comunità si riuniscono, di solito una volta la settimana. Organizzano campi durante le vacanze. Anche qui giovani molto impegnati guardano a Fede e Luce come a un cammino di vita. Hanno la fortuna di avere come accompagnatore spirituale il Padre Joseph (ha fatto dodici anni in prigione).

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In Cecoslovacchia, esiste una piccola comunità a Bratislava.
Ha carattere soprattutto famigliare. Alcuni giovani a Praga, dopo aver partecipato ai campi Fede e Luce e ai pellegrinaggi in Polonia, hanno organizzato un ritiro ecumenico con Jean Vanier.
La Polonia è stato il primo paese dell’Est dove è nata Fede e Luce, dodici anni fa. Teresa, una mamma di Wroclaw, è andata in Francia per cercare testi per preparare sua figlia alla prima comunione.
Ha incontrato Marie Hélène Mathieu… Oggi, ci sono quasi cento comunità. Ognuna organizza uno o due campi di vacanza all’anno. Le persone con handicap visitano gli amici che fanno «case aperte». Con mia moglie e i miei tre bambini, apriamo la porta a Piotr, Bogdan, Jacek. Vengono ogni settimana a pranzo o a scambiare notizie.

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La terribile sofferenza dei cuori in questa parte dell’Europa chiamata «Paesi dell’Est», ha provocato una grande sete della Buona Novella del Signore e una chiamata alla vita comunitaria. Oggi dobbiamo ricostruire i nostri paesi pensando ai più piccoli.

Marcin Przeciszewski, 1990

Fuori dalle catacombe – Fede e Luce in Europa Orientale ultima modifica: 1990-09-26T10:38:10+00:00 da Redazione

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