Abbiamo visto tutti, in questi giorni dopo la Pasqua, nelle nostre chiese il cero pasquale, simbolo della luce che il Signore con la sua parola, la sua vita, la sua morte per noi, ha portato nel mondo avvolto nelle tenebre.
La notte del sabato Santo, abbiamo acceso la nostra candelina e abbiamo ripetute nella chiesa buia:

Tu, o Signore, sei la vera luce che illumina la nostra notte, la vita di tutti i giorni…

Ogni giorno, però, per ognuno di noi, c’è un pò di luce (quando le cose vanno bene) e un pò di ombra (quando le cose non vanno bene). A volte tutto e cosi nero che ci sembra che la luce non ci sia più.

“Dove sei, Signore? Dove sei andato? Sono solo, non ce la faccio più… sono stanco, tutto mi sembra brutto, non vedo via d’scita.”

Questo accade ai piccoli e ai grandi, per motivi gravi e meno gravi: pensieri, preoccupazioni, il futuro, il presente, il lavoro, l’amore, gli amici, la malattia, la stanchezza, il dolore…

Si fa buio, la luce se n’è andata.

C’è poi che deve vivere ogni giorno una fatica che sembra a volte più grande di noi: seguire, aiutare, vestire, lavare un bambino o un ragazzo in difficoltà. A volte è facile; prevale l’amore, si sta bene, si è in forma, il ragazzo è docile. A volte è difficile, penoso, stancante, non ce la si fa più…

Eppure è proprio vicino a loro che dovremmo ritrovare la luce.

Insieme, cerchiamo di fare uno sforzo, abbracciamoli tutti con il pensiero, l’affetto, l’amore… tutti i nostri ragazzi: Nicola, Alberto, Diego, Luciana, Marina, Carla… e tanti, tanti altri… difficili sì, diversi sì, a volte tanto faticosi, ma tutti capaci di offrire ai genitori, educatori, fratelli, amici, un messaggio di amore e di semplicità che noi non sappiamo dare agli altri, come loro. Le luci delle loro vite, a noi così difficili da capire, sono molto più forti e più luminose di quelle di tanti ragazzi “normali”. Dobbiamo scoprirle, metterle un po’ più in alto, avere il coraggio di farle brillare più in vista.

In questo povero mondo che – è strano e difficile a dirsi – ha tanto bisogno della loro luce, fatta di semplicità, di sorriso buono, di generosità, di bontà, di silenzio…

Luce che è molto più simila della nostra a quella del Cero pasquale!

La redazione, 1975

… Sentivo di avvicinarmi a quel lettino senza voce come ad un altare, a un luogo sacro dove Dio parlava per mezzo di un segno, .
Una tristezza che mordeva fin nel profondo, ma leggera e trasfigurata.
Mistero. E che non può essere che di bontà, bisogna avere il coraggio di dirlo; una grazia, una grazia troppo pesante* Un’ostia vivente fra noi, muta ccome l’ostia, raggiante come quella.”

Da una lettera di E Mounier del 194’0 (scrittore, giornalista, fondatore e direttore della Rivista Esprit.)

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Ombra e Luce ultima modifica: 1975-05-03T12:17:45+00:00 da Redazione

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