È una bella mattina di sole di qualche mese fa. E sta per accadere un fatto che vorremmo con tutto il cuore che in futuro accadesse sempre di più, che diventasse «normale», come diciamo con questa parola la cui ambiguità e inadeguatezza a Fede e Luce risaltano più chiaramente che altrove.

Conny arriva in una normale chiesa di Foggia con un normale vestito bianco e, com’è normale, la attende Pino, lo sposo, impeccabile nel suo gilet di raso. Segue tradizionale ricevimento meridionale della normale durata di quasi dodici ore. Eppure tutti sentiamo che sta accadendo qualcosa di specialmente commovente. «Il mio combattimento finisce qui», dice Conny quando racconta a tutti, con il coraggio che le viene dalla limpidezza del cuore, dei no ricevuti da parte della famiglia fino all’ultimo giorno prima di sposarsi, delle difficoltà economiche che dovranno affrontare, degli ostacoli burocratici che deve superare chi unisce, oltre ai propri destini, anche i propri redditi. Il combattimento è servito a queste due persone forti – Pino, con una famiglia disastrata alle spalle, una salute molto precaria e limiti psichici e fisici; Conny, con un corpo provato e una mente impavida – per superare l’idea che «da soli non ce la farete mai», «vi vedete quando volete, ma perché vi dovete sposare?», «tutti hanno difficoltà nel matrimonio, figuratevi voi!».

Due sposi durante la cerimonia di matrimonio

Pino e Conny durante la cerimonia

«Noi sappiamo che il matrimonio è un traguardo e non tutti possono arrivarci – ci dicono Conny e Pino – ma noi crediamo che con Dio tutto si supera e sapevamo di potercela fare. Tanti ci hanno aiutato, nei gruppi che frequentiamo, a cominciare dalla comunità di Fede e Luce di Foggia, ma anche fuori. Da soli non ce l’avremmo fatta». Raccontano che il vescovo, ad esempio, li ha incoraggiati e anche molto molto più su: sono riusciti a raccontare la propria storia a Papa Francesco, a margine di un’udienza del mercoledì. In quel periodo, Pino aveva gravissimi problemi di salute e lui è certo che la carezza del Papa gli abbia fatto bene da tutti i punti di vista.

Nessuno era felice più di loro nel giorno del matrimonio ma dai loro racconti si percepisce che quella felicità è, in qualche modo, un sentimento collettivo perché sono arrivati al matrimonio grazie all’accompagnamento di tante persone: non solo chi li ha sostenuti emotivamente e incoraggiati ad andare avanti, ma anche e (in alcuni momenti) soprattutto chi ha dato loro i consigli pratici su casa, bollette, pensione di invalidità, assegno di accompagnamento. Insomma, tutti quelli che hanno avuto voglia e pazienza di ascoltarli. «Ai genitori, ma anche agli amici e alle associazioni — ripete sempre Conny — chiedo di non dire subito “no” quando due persone come me e Pino chiedono di sposarsi. Capisco che il “no” è il loro modo di proteggerli ma è un modo sbagliato, è una prigione non una protezione. Chiedo, invece, di comprendere il loro desiderio e di accompagnarli in tutto il percorso necessario». La storia di questi due innamorati foggiani, insomma, è una storia di ascolto e di accompagnamento, di un amore che non vince tutto da solo ma ha bisogno di qualcosa in più. Alla fine, è la storia delle comunità di Fede e Luce, riassunta in poche ore di una bella mattina di sole di qualche mese fa.

Due sposi escono dalla chiesa

Due sposi durante il ricevimento

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.161


Pino e Conny sposi ultima modifica: 2023-05-09T10:38:21+00:00 da Vito Giannulo

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